Cyborg: quel mostro siamo noi

wrg: quel mostro siamo noi LA ZOOLOGIA FANTASTICA ALLA CONQUISTA DEL MONDO MODERNO wrg: quel mostro siamo noi E' l'ultimo simbolo dell'antico mito dell'ibrido, dell'uomo artificiale, di Frankenstein - Più complesso dei mostri medievali, è l'uomo fuso con la macchina da lui stesso creata - Ma il suo nome, da «cybernetic organism», si adatta a ogni essere dotato di occhi, mani, denti artificiali, per meglio sopravvivere non in ambienti extraterrestri, ma in quelli terrestri, così come si sono ridotti ! Non so se sarà capitato anche a voi di incontrare qualcuno diventato completa'■mente diverso per propria ■iniziativa dall'immagine che ■ne conservavate. Preciso: •per propria iniziativa-, .perché non intendo alludere all'opera devastatrice del [tempo, il grande trasformatore. No, mi riferisco a una 'trasformazione non subito, 'ma fermamente voluta. Pensate per un attimo a quello die ha fatto di sé un'attrice come Silvana Mangano per modificare la sua prima, trionfale immagine di maggiorata con cui era sbocciata sul grande schermo in Riso amaro. Riflettete sulla cura, l'accanimento, l'intelligenza con cui Mangano è andata sconfiggendo nella sua immagine di donna ogni sovrabbondanza, ogni resìduo di carnalità, è andata affinando l'unico bel volto misterioso che si potrebbe proporre a rappresentazione del contrarlo della nostra volgarità quotidiana. Ammirate quest'opera di look superiore, a fini spirituali, non spettacolari. Meraviglie Tutto questo discorso per raccontare un incontro fatto al convegno di teratologia di Cattolica, l'appuntamento per discutere su mostri, e meraviglie, di domani come di ieri. Tra i vari studiosi o semplicemente fans sull'argomento, infatti ho incontrato qualcuno che conoscevo, ma che non ho affatto riconosciuto. Ha cominciato a parlarmi con familiarità, e, in questi casi, si sa, uno si vergogna a confessare il mancato riconoscimento, gli pare di macchiarsi di disumanità, di infedeltà all'amicizia, quindi è portato a barcamenarsi in una conversazione interlocu..tprla, cercandod\ mettere, insieme qualche sfamoi pèVWdeniificazipne del soggettò sconosciuto.' Prima o poi qualcosa ho cominciato a riconoscere, ma era assolutamente depistante. Il mio interlocutore dai capelli tagliati corti alla blusa a palle nere in campo giallino ai gran calzoni bianchi rigonfi somigliava tanto, somigliava troppo addirittura a certi personaggi di fumetti disegnati da quell'associazione a delinquere grafico che è nota come i Valvoline di Bologna, Daniele Brolli <fr C. Un altro segno del mio progresso nell'arteriosclerosi? A questo punto, mi son reso conto, da quanto il mio interlocutore mi diceva, che la cosa poteva stare in termini meno sconvolgenti. Chi mi stava davanti si era semplicemente cambiato il look, era passato da quello dello scienziato vagamente pazzo, occhiali, capelli lunghi e roba del genere, a quello fumettistico valvolinico. Ma era sempre Antonio Caronia, già teorico e animatore con Roberto del Piano, Enrico Miotto, Luigi Pittan e Giuliano Spagnul di quel tentativo di valutazione della fantascienza da un punto di vista diverso che è andato sotto il nome di Un'ambigua utopia di Milano. E la sua presenza al convegno di teratologia era perfettamente giustificata, dato che Caronia aveva da presentare un suo libro edito da Theoria di Roma, tutto dedicato al cyborg, ovvero al più inquietante tra i nuovi mostri. Cos'è un cyborg?// termine è stato coniato solo nel 1960, e non da uno scrittore di fantascienza, ma da due medici del Rockland State Hospital di New York, Manfredi Clynes e Nathan KUne nell'ambito di studi finalizzati all'astronautica, insomma Nasa e dintorni. Cyborg è la sigla di cybernetic organism. // Webster's Dictionary precisa: «Un essere umano ipotetico, modificato in modo da adattarsi alla vita in ambienti non terrestri tramite sostituzione di organi artificiali e altre parti del corpo». Caronta, però, la trova una definizione un poco riduttiva, una definizione che copre solo una parte dei cyborgs, che sono di almeno tre categorie: gli adaptive cyborgs, i f unctional cyborgs e i medicai cyborgs. £o^W$W0 fàritàscienzà, èia pidtdiffute nella vita reale, comprendendo tutti gli esseri umani che stanno tra noi, oltre che in carne e ossa anche in metallo, plastica e circuiti vari. Per essere cyborg non occorre esser gratificati di pacemaker, basta esser detentori di una qualsiasi pròtesi. Come no? Non è una questione di fantascienza, anche sé la fantascienza si è accorta del- l'esistenza del cyborg prima ancora che i dottori Clynes <£• KUne provvedessero a stilare la definizione in sigla. Nuova esistenza o mero ritorno? Dopotutto, la cosiddetta nascita del cyborg non Witò'BWrWmlb.'HW. mito ve- Per paura Caronia mette opportunamente a paragone la nostra epoca e le altre: «Questo secolo è insolitamente ricco di figure straordinarie e mostruose, come lo furono i secoli a cavallo tra Medioevo ed era moderna. Alcune di quelle forme ritornano, altre completamente nuove se ne creano nelle grandi saghe fantascientifiche della pagina scritta e dello schermo. L'atteggiamento nel confronti di questi esseri non è forse più lo stesso dell'uomo medioevale, ma che in essi sia incarnato un senso di paura non del tutto scollegato dalla preoccupazione per catastrofi ecologiche od olocausti nucleari è un'ipotesi più che plausibile...». Certo, Caronia non vuol cadere nel luogo comune che accusa la tecnologia di esser l'agente autonomo dei guai. La tecnologia non è causa, ma sintomo eclatante della trasformazione che ci avvolge. Ma, non sentendosi neppure di negare la consistenza di quanto è.in corso, Caronia ammette che l'uomo stenti a riconoscere la propria impronta negli eventi e preferisca attribuire a figure minacciose la responsabilità del disordine generale. Per questo la nostra epoca è popolata di mostri come lo fu l'autunno del Medioevo che vedeva costruirsi molecolarmente un cambiamento altrettanto intenso. Il mostro contemporaneo è, co•munque, geneticamente più complesso del mostro medioevale perché è situato all'incrocio di due tradizioni non completamente separate eppure relativamente autonome. Nel mondo medioevale, come in quello classico, il mostro era una creatura naturale, la cui esistenza serviva di volta in volta a dimostrare unWimitata varietà della natura, a significare un incomprensibile ordine voluto dal Creatore con una sua sotterranea valenza estetica. In tutti i casi, in quanto essere naturale, questo mostro, uomo o animale che fosse, era il risultato della restrizione o dell'ipertrofia di certi organi, di certe sezioni dei corpi naturali, e, più frequentemente, un ibrido, ovvero un'inedita contaminazione di più corpi già esistenti in natura. Il golem Nei secoli XV e XVI la figura dell'ibrido ha trasferito parte della sua fisionomia a un nuovo personaggio,. proveniente da tradizioni di pensiero e di cultura marginali dell'Europa medioevale, da certe correnti alchimistiche e talmudiche, l'uomo artificiale. L'homunculus o golem rinascimentale testimonia la voglia pazza di scimmiottare la creazione divina e l'inevitabile ribellione della creatura al creatore senza la c maiuscola. Ma ci sì offre anche come primo sfuggente nucleo di riflessione su un processo di artificlalizzazìone della natura che accompagnerà tutto lo sviluppo della società industriale e la revisione dell'immaginario collettivo a essa collegata. Per un paio di secoli la volgarizzazione del netvtonianesimo affiderà al concetto di macchina un ruolo di paradigma antropologico contraddittorio, capace non solo di aumentare in sé la illusione;il un decisivo spo¬ stamento in avanti delle frontiere della conoscenza e una nuova, cupa certezza deìl'ingestibilità del problema. Dal Frankenstein di Mary Slielley al R.U.R. di Karel Capek la letteratura narrerà l'inevitabile ribellione della creatura artificiale che nei tardi Anni Venti del nostro secolo l'appena nata fantascienza prowederà a volgarizzare ulteriormente e a diffondere prima sulle pagine dei pulps e poi sugli schermi cinematografici. Il cyborg è l'ennesima variante dell'ibrido. Questa volta l'ibrido è particolarmente sacrilego, perché i suoi elementi disparati non sono più tratti come per gli antenati medioevali o classici dall'alfabeto di forme messo a disposizione dell'immaginazione dalla natura. Il nuovo ibrido complica, nel senso di piegare insieme, in un unico essere il creatore e la sua creatura, il corpo per eccellenza e quanto per definizione dal corpo dovrebbe essere più lontano, l'uomo e la macchina fusi in organismo. Ma l'uomo non è da sempre una macchina? E' un interrogativo ozioso almeno quanto quello: ma l'uomo non è da sempre un animale? Dunque, perché cercar di spaventarci tanto almeno a parole? Siamo tutti più o meno cyborgs. Per emergere non negli ambienti non terrestri, ma in quelli terrestri, così come si sono ridotti, si tratta di avere migliori occhi artificiali, migliori mani artificiali, migliori denti artificiali per veder meglio, capire, afferrare meglio, manipolare, e fare a pezzi meglio, ingerire e consumare gli altri come il personaggio che dà il titolo al forse più ardito romanzo dell'arditissimo Philip K. Dick he tre stimmate di Palmer Eldritch, la storia più edificante e, in fondo, umana abbia ietto negli ultimi Oreste del Buono «Manichino» dalle planches deH'«Encyclopcdie» di Diderot e D'Alembert (ed. Ma/volta)

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