Naufraghi del guado

Naufraghi del guado Ma dove vanno i comunisti? Naufraghi del guado Anche quest'anno la Festa dell'Unità ha avuto un grande successo di pubblico c i giornali lo hanno seguito con molto interesse. Qualcuno sostiene che i dibattiti stanno avendo più ascoltatori dei concerti rock; comunque gli oratori hanno parlato con insolita franchezza, anticipando i loro interventi nel congresso che si terrà la prossima primavera. Il pei sta dunque cambiando? E quale è la portata di questo cambiamento? Quali ne saranno le conseguenze sugli equilibri politici nazionali? La scomparsa di un leader rispettato e temuto come Berlinguer e le recenti sconfitte elettorali hanno reso i dirìgenti meno circospetti e messo allo scoperto ambizioni di protagonismo finora prudentemente sopite. Ciò ha consentito di porre a fuoco con minore approssimazione tanto i connotati di una sinistra arroccata nella difesa della «diversità» quanto quelli di una destra che sembra ormai convinta che il partito debba compiere una risoluta e definitiva scelta di campo occidentale nel più breve tempo possibile. Cossutla ha detto, senza mezzi termini, che il pei deve continuare a battersi per la «fuoruscita del capitalismo» e lngrao continua a scorgere in un profondo cambiamento strutturale l'unico obiettivo che il partito possa e debba perseguire. Invece Lama, Napolitano e Reichlin hanno insi stito sulla «rivoluzione tecnologica», la centralità dell'im presa e invocato la rifondazione di un pei finalmente in sin Ionia col mondo che cambia. Cossutla e lngrao difendono la «diversità» col rigore di due vestali; ma sono due vestali li' tigiosc. Cossutla protesta, e a ragione, quando i tanti nemici lo etichettano come filosovietico, ma senza dubbio è convinto che il «capitalismo reale» sia ben più ingiusto e insufficiente di tutti i «socialismi reali» di questo mondo. lngrao, come sempre vecchio di anni e giovane di spirito, si lascia dietro le spalle insieme al model lo sovietico anche le esperienze delle socialdemocrazie europee. Solo le minoranze dei laboristi inglesi e dei socialisti tedeschi meritano la sua benevola considerazione. Cossutla è miope, lngrao presbite. Il primo invita i militanti a evitare incertezze e cedimenti, in attesa di un altro «venerdì nero» del capitalismo nostrano e internazionale. Per lngrao nessun compromesso storico o tattico con la de rapporto privilegiato col psi a condizione che i compagni socialisti si liberino di Craxi. Insomma: o immobilismo, o fughe in avanti. Se Cossutla e lngrao sono le vestali della diversità, i Reichlin, i Lama e i Napolitano hanno in comune la cordiale antipatia per qdesta parola, da loro considerata ambigua e pericolosa. Lama e Napolitano danno una prospettiva, modesta ma concreta, alla strategia dell'alternativa: guardano con interesse alle socialdemocrazie europee e sono convinti che si può governare l'Italia anche col 51 per cento e pronti a discutere con Craxi una alleanza di governo. lngrao ha dello che final mente anche parte dei laboristi inglesi hanno cominciato «pensare in grande»; Napoli tano ha invece preso le distan ze dalle «minoranze massimaliste» di questo parlilo. Due opposte opinioni non poteva no essere esposte con maggiore chiarezza. E Reichlin? Lui ha insistito soltanto sulla rivoluzione tecnologica, che sta cambiando il mondo, e che rende ormai superate tutte le ideologie. Ma sulle socialdemocrazie europee e i socialisti italiani la sua prudenza quanto mai significativa. Tra i militanti, lngrao Cossutla sono rispettivamente più popolari di Reichlin e Napolitano. (Lama sta per ab bandonare la Cgil e anche nel pei il carisma, quando c'è, non sopravvive a lungo alla perdita del potere). Ma la sinistra, ab- bastanza forte nel partito, non ha alleati. Per i rappresentanti della destra è vero il contrario: possono contare sull'attenzione e talvolta la simpatia di uomini politici e anche di importanti settori del mondo imprenditoriale, ma la loro scarsa presa dentro il partito rende Impossibile un'azione veramente incisiva. E cosi Cossutla finisce per catalizzare e in una qualche misura placare i mugugni degli anziani; e non da oggi lngrao nutre, e spesso sazia, le insofferenze dei giovani. Reichlin, Lama e Napolitano assicurano contatti che possono talvolta risultare utili o comunque evitano il rischio dell'isolamento. Animosi ma sostanzialmente innocui, questi oppositori finiscono per mettere in rilievo la importanza e la funzione del centro del partito. Siamo dinanzi a una ricca presenza di fermenti ma anche una assoluta mancanza di sbocchi: quanto di meglio per Natta e i burocrati che gli fanno corona. Come tutti i burocrati di questo mondo, anche quelli comunisti mirano in primo luogo alla conservazione della specie. Da anni stanno in mezzo al guado e ormai ci sguazzano. Galleggiano senza andare né avanti né indietro; evitano con cura sapiente, e finora con successo, tanto di farsi coinvolgere, quanto di restare isolati. Gianfranco Piazzcsi

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