Tutto partì dalla morte di un ragazzo

Tutto partì dalla morte di un ragazzo La clamorosa inchiesta sullo scandalo dei petroli cominciò nel 75 a Sant'Ambrogio di Susa Tutto partì dalla morte di un ragazzo Roberto Cano, 15 anni: lavorava «in nero» nella raffineria di Cesare Chiabotti, uno dei principali imputati - Un giorno, mentre prelevava un campione di olio, rimase folgorato - Il giudice Vaudano, indagando sulle misure di sicurezza dell'azienda, mise le mani sulla colossale evasione delle imposte sui prodotti petroliferi Sullo sfondo dèlio scandalo) petroli c"è la morte di un ra-: pazzo di 15 anni e mezzo. Si chiamava Roberto Oano, viveva con genitori e cinque fratelli a Sant'Ambrogio di. Susa. Per strada, ricevette l'invito di Cesare Chiabotti, oggi settantenne e ricoverato' in Svizzera, una delle anime nere della truffa, ad andare a lavorare nella sua raffineria, la Isomar. Senza librétti e sottopagato, a Roberto non pareva' vero di poter alutare il padre Salvatorlco, operaio della Te-1 ksid di Buttigìiera, a sfamare la famiglia. Una gioia stroncata due mesi più tardi, il 17 maggio del 1975, quando rimase ucciso da una scarica di 3000 volt mentre prelevava un campione di olio minerale da un vagone cisterna in sosta nella stazione di Sant'Ambrogio. Nessuno, Cesare Chiabotti per primo, l'aveva avvertito del pericolo che correva: sopra il va'gone, a nemmeno un metro di distanza, correvano 1 fili dell'atta tensione e Roberto, alzandosi in piedi, inavvertitamente li toccò. Due anni dopo il padre mori stroncato dal dolore. Cesare Chiabotti fu arrestato su mandato di cattura, del giudice istruttore Mario Vaudano per una serie di violazioni alle norme antinfortunistiche. Ma in appello il petroliere fu assolto dall'accusa di omicidio colposo. (Un anno e mezzo prima di Roberto Cano, un altro operaio, Luigi Oerbac, era morto a causa delle precarie condizioni di sicurezza in cui layorara alla Isomar). Chiabotti, quando ormai si stavano delineando i veri «affari» che si svolgevano nella raffineria della Val di Susa, si rifugiò all'estero dopo aver ottenuto la libertà provvisoria per sé e il figlio pagando 200 milioni di cauzione. Intanto il giudice Vaudano, indagando sulla morte di Roberto, veniva scoprendo che nei depositi di Sant'Ambrogio, costruiti negli Anni 60, prima chiamati Albo, poi Abto e quindi Isomar, in pochi anni era passata una quantità enorme di petrolio, gasolio e benzina, certamente sproporzionata rispetto alle dimensioni dell'azienda. Un «fiume», scopri il magistrato, che sfuggiva ad ogni controllo perché i controllori, alcuni finanzieri di Avlgllana e 'alcuni responsabili dell'Utlf di Torino, non facevano il proprio dovere. Nel '77 i sottufficiali della Tributaria controllarono montagne di . H ter 16», i documenti di accompagnamento del carichi di gasolio da riscaldamento e trazione, che risultarono falsi cosi come 150 verbali della Guardia di Finanza che avrebbero dovuto testimoniare delle operazioni mai avvenute nei depositi Isoìiiar. La truffa, in sostanza, avveniva tutta sui libri contabi¬ li delle aziende e con la copertura del finanzieri: i petrolieri -acquistavano gasolio di provenienza illecita o non accertabile e comunque de-, stinato al riscaldamento e lo rivendevano per uso autotrazione lucrando sulla diversa imposta. Roberto Cano 15 anni '

Luoghi citati: Svizzera, Torino