Evtushenko ora canta Gorbaciov di Fabio Galvano

Evtushenko ora €anta Gorbaciov Evtushenko ora €anta Gorbaciov E' stata pubblicata sulla «Pravda» un'ode del poeta sovietico all'era del rinnovamento DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Schierato sui bastioni del rinnovamento predicato da Gorbaciov, anche il poeta Evgenij Evtushenko si getta nel dibattito nazionale denunciando le folte schiere di chi «ha paura del nuovo», il conservatorismo che frena il progresso, persino talune forme di censura. Lo fa dalle pagine della Pravda, come forse non era mai accaduto, con una lunga poesia che si riallaccia ad altri precedenti episodi di un suo «impegno» politico, a un allineamento con l'ortodossia del Cremlino che contrasta (e anzi cancella) la- passata immagine di un Evtushenko ribelle e ai margini del sistema. Il suo atto d'accusa s'intitola «Kabychcgonevyshlisty»: sembra uno scioglilingua, è in realtà un suo neologismo che significa all'incirca «Coloro che hanno sempre paura che passa succedere qualcosa*; personaggi dei quali, sembra dire, il mondo sovietico è ricco. Scrive Evtushenko: «Essi si sentono mancare le gambe I quando con le loro firme devono approvare I poesie o progetti tecnici. I Sono gli alcolizzati della vigliaccheria, I sono gli avvinazzati della menzogna. I Anziché occuparsi di pane, d'acciaio, di carne I si occupano di supercautela. I La loro espressione preferita è "Affinché non succeda qualcosa..."*. Sono coloro che mettevano i bastoni nelle ruote del primo treno a vapore, dice Evtushenko, ;o che si opponevano al bisturi del primo cardiochirurgo; coloro che «di sé contenti I brontolavano alla luce elettrica e agli aeroplanit>. Sono anche i censori: «"Affinché non succeda qualcosa", e così abbiamo letto II maestro e Margherita / con vent'anni di ritardo». Sono le persone che con le loro idee «hanno divorato tutte le cose preziose/). Calandosi nel presente, Evtushenko mette in versi i temi su cui Gorbaciov insiste maggiormente nei suoi discorsi: la lotta alle «norme antiquate», alle «idee superale». «Ci sono uomini che per tutta la vita I hanno cercato di creare qualcosa I e ci sono parassi¬ ti il cui unico impegno sta nell'i mpidi re I che qualcosa si crei». O ancora: «Questi posapiano si ricoprono di risoluzioni come di una corazza, I sono cavalieri dei rinvìi alle colende greche». Sono coloro per colpa dei quali, in passato, «cadevano le spighe torturate dalla dottrina di Lysenko» o «le galline imparavano a gracidare I per non pagar tasse». Non manca un preciso attacco allo stalinismo, nella denuncia di chi «in un french che faticava a contenere la pancia» (il french è la giubba di tipo militare favorita da Stalin, ndr) «proteggeva i concittadini I dalle idee come se fossero nocive»; o di chi vedeva in tutta la cibernetica (era la definizione dell'Enciclopedia sovietica) «soltanto oscurantismo e mistica» e «rubava i computer ai nostri figli futuri»; o, ancora, di chi «respingeva tutto il nuovo I gridando: "Son cose mai viste"». Mai viste come mai era stata vista la Rivoluzione d'ottobre (l'angolo patriottico non poteva mancare), o come Lenin e Majakovskij, come Gagarin; e, per non perdere un'occasione politica di stretta attualità, come «la moratoria nucleare che per il suo coraggio non ha precedenti». I freni del passato e le speranze del futuro: come Gorbaciov, anche Evtushenko vuole un rinnovamento. E lo predica, con lo scudo della poesia, senza mezzi termini, invocando siluri eccellenti contro gli «alcolizzali della vigliaccheria»: «Grande patria, cacciali dai loro studi, I affinchè respirino l'aria fresca del nostro grande Paese, I perché esìste una voragine fra la matita rossa, i con cui cancellano il nuovo, e la bandiera rossa». Una poesia che, nell'Urss di Gorbaciov, potrebbe anche valere un premio. Fabio Galvano

Luoghi citati: Mosca, Urss