Ho viaggiato sul vulcano-Soweto di Alfredo Venturi

Ho viaggiato sul vulcana-Soweto Il ghetto, grande come Milano, da nove anni è una fucina di protesta e di rivolte contro il potere bianco Ho viaggiato sul vulcana-Soweto Dominata dalla torre di Oppenheimer, simbolo del paternalismo liberal dei bianchi anglofoni, da mesi la città è sotto il controllo dei «Casspir» (veicoli anti-sommossa) • Qui sono le case di Tutu e del sindaco Kunene, qui abitava Mandela - Trecento chiese cristiane, 4 cinema, 5 uffici postali e tremila «shebeens», locali tollerati dove si rincorre il brivido del sesso interrazziale - «Lotta a oltranza» dicono i graffiti degli studenti che ogni giorno, nel ricordo di Steve Biko, sfidano le frustate della polizia e il carcere 'DAL NOSTRO INVIATO . 80WBTO — Agli umori turbolenti del ghetto, Mike Pretorlus ormai ci ha fatto l'occhio clinico. Autista e cicerone dell'ente per lo sviluppo del Rand occidentale, questi cento chilometri quadrati che si chiamano Soweto li conosce come le sue tasche. Ci sta illustrando dal suo posto, di guida la storia edilizia della grande città nera, ma improvvisamente tace e arresta l'autobus. Di fronte a noi, duecento metri più avanti, c'è Una fila di giovani che blocca la strada. Che ci fanno laggiù quei ragazzi? Sono 11 per darci il benvenuto, o per praticare lo stone-throwing, Il lancio di pietre, lo sport di gran voga in questi giorni dalle parti di Soweto? Sarebbe professionalmente assai interessante sciogliere il dilemma, ma Pretorius non ha la minima intenzione di correre rischi. E del resto ha l'aria di propendere per l'Ipotesi sfavorevole. Cosi fa una rapidissima inversione e ci riporta indietro. Più tardi ci indica due blindati della polizia, le torrette irte di fucili puntati In ogni direzione, che per un certo tratto precedono il nostro autobus: e lo fa con evidente piacere. Sono i Casspir, 1 veicoli antl-sommossa protagonisti da mesi nella battaglia del ghetti. L'ingloriosa ritirata di Pretorius con 11 suo carico umano (alcuni curiosi tedeschi e svizzeri, un europeo dello Zimbabwe, un palo di giornalisti italiani) fortunatamente non interrompe questa incursione fra i misteri e le miserie di Soweto. Che comincia a una quindicina di chilometri dai grattacieli di Johannesburg, dove le colline trapezoidali formate dai de triti delle miniere d'oro segnano 11 confine fra Joburg, come la chiamano qui. e la sua sgangherata periferia. Di qui in avanti ci sono le South Western Townshlps, gli inse diamenti sudoccidentali: è da quell'espressione che è stato costruito questo nome-sigla, Soweto, ormai consegnato alla storia. Con 11 suo milione e'passa di abitanti ufficiali, con i forse due milioni di abitanti reali, è fra le più grandi città nere dell'Africa. Tanto che qualcuno dice che è ormai Joburg alla periferia di Soweto, non viceversa... Al centro della metropoli nera c'è un'altura, e sopra l'altura una torre a forma di nuraghe. Ricorda il risanamento dell'orribile bidonville che era Soweto negli Anni Cinquanta. Promotore di quel risanamento fu Ernest Oppenheimer, il presidente della -Anglo American Corporation», capofila del.Sud Africa bianco progressista. Questo monumento è insieme la celebrazione di un atto di giustizia e di un'illusione, tipica del paternalismo libe¬ ral caro ai bianchi anglofoni: l'Illusione che il miglioramento delle condizioni elementari di vita potesse bastare, in sé, a disinnescare la bomba politica sudafricana. Le città che formano Soweto si chiamano Meadowlands, Orlando, ' Jabavu, Jabulanl, Mofolo, Mapetla, Moletsane: e non sono, a stretto rigore, bldonvllles: anche se qua e là si vedono vere e proprie baracche, che la nostra guida del resto proclama provvisorie. Ci sono anche i quartieri alti, che Pretorlus ci mostra soddisfatto: ecco, qui abita il vescovo Tutu, qui il sindaco Kunene, questa era la casa di Mandela. Ma anche le zone più misere presentano un livello abitativo decente per gli standard del Terzo Mondo. Se volete una bidonville cercatela nell'Africa nera indipendènte, dice la guida. Ma 11 fatto è che la gente di Soweto ha a disposizione termini di paragone molto più Immediati: sono 1 quartieri residenziali a nord di Joburg: posti come Parktown, Sandton, Randburg. Posti verdeggianti mentre le townshlps sono Inesorabilmente spelacchiate: e poi la qualità delle case, e la diffusione dei servizi, e le sessantacihquemila piscine private della Joburg bianca contro le pochissime di Soweto. A Soweto, In termini demografici grande come Milano, ci sono quattro cinema, cinque uffici postali, un reddito medio mensile di settantamila lire. Abbondano soltanto le chiese, trecento di tutte le confessioni cristiane, é gli shebeens, che sono più di tremila. Oli shebeens sono locali privi di licenza, ma tollerati, in genere costituiti da una sola stanza in cui ci s'Incontra, si beve birra e si ascolta musica a tutto volume. E' in questi locali che si rincorre il brivido del sesso interrazziale, dopo che l'abrogazione di certi articoli della «legge sull'immoralità» lo ha reso possibile. Ma lo si fa con molta misura, l'esplosiva situazione politica non favorisce certo, in posti come Soweto, scomposte accentuazioni del fenomeno. Al piedi della torre-monumento c'è la ricostruzione di un villaggio zulù. A Soweto gli zulù sono l'etnia dominante, seguita dagli xhosa, mentre le altre tribù sudafricane, sotho, tswana, venda, swazl, sono minoritarie. Nel villaggio ci sono donne che danzano e cantano le dolci nenie zulù davanti alla statua di Chaka, il formidabile re guerriero che nell'Ottocento seppe tenere testa ai battaglioni coloniali europei. E c'è una maledizione in bel lo stile, per chi non tenga tutto questo nel dovuto ri guardo: «Per sette anni tu sia perseguitato dalla sfortuna, cacciato come una bestia, c alla fine tu possa morire nell'angoscia in un luogo solitario». Naturalmente si seguono le danze zulù col massimo rispetto. Insomma, a Soweto è possi bile perfino fare del turismo. Ma quella che si vorrebbe capire è l'altra Soweto, la città furente che tiene in scacco il Sud Africa bianco e in apprensione 11 mondo. Oggi pare una giornata tranquilla. Ma c'è una specie di elettricità nell'aria. Perché mal Pretorlus accelera bruscamente quando passa accanto a un liceo? Si vedono 1 ragazzi che affollano 1 prati con le loro divise blu, e si vorrebbe scambiare con loro qualche impressione, ma si è presto lontani. Sono questi, dunque i ragazzi che attaccano a sassate la polizia e l'esercito? Che sfidano le dolorosissime nerbate degli sjambocks, le fruste di pelle usate dai poliziotti in alternativa al basto| ni? Che bruciano le case dei «collaborazionisti», che danno fuoco ai veicoli di rifornimento dei negozi bianchi, i negozi boicottati? Che tendono attraverso le strade fili d'acciaio all'altezza delle torrette, in modo che se un poliziotto si sporge per sparare rischia la decapitazione? Loro, 1 ragazzi del Cosas, l'organizzazione studentesca messa fuorilegge qualche giorno fa, presi nelle massicce retate di polizia durante i boicottaggi delle lezioni? Questi liceali studiavano alle elementari quando Soweto fece la prima irruzione nelle cronache Internazionali. Era il '76, un giorno di giugno, l'inizio dell'inverno australe. Il governo voleva introdurre l'afrikaans come lingua d'insegnamento, e gli studenti uscirono dalle aule e fecero 11 loro corteo di protesta. La lingua aspra dei dominatori boeri come veicolo di cultura? I ragazzi erano organizzati In un movimento chiamato Black Consciousness. Coscienza Nera, con un capo deciso e sicuro di sé che si chiamava Steve Biko. Con quel corteo cominciò un inverno di sangue: la polizia aveva perduto la testa e sparava a raffica su ogni assembramento. Qualche mese dopo, quando finalmente fini il macello, si contarono ufficialmente 451 morti, ma c'è chi dice che avevano superato il migliaio. E un anno dopo, nel settembre del '77, la morte di Steve Biko in carcere, nelle mani dei servizi di sicurezza... Fra le due grandi sommosse di Soweto, '76-'77 e '84-'85, otto anni di febbre latente. E ora che accadrà? I graffiti parlano di lotta a oltranza. Si Inneggia al capi dell'Anc, il Congresso nazionale africano: «Mandela libero», «Tambo ci guiderà verso la vittoria». «Non permetteremo ai bianchi di spararci addosso». «Noi alleviamo i loro figli, loro uccidono i nostri». Quest'ultima scritta fa riferimento al frequente impiego delle floride balie zulù per l'allattamento del piccoli sudafricani bianchi. Si esalta il brac ciò armato Anc: Umkhonto we Sizwe, Lancia della nazione. Fra le parole di guerra tracciate sul muri, 1 fumi che si levano lontano da fuochi misteriosi, gli sguardi impe netrablll del giovani neri, e questa specie di indefinibile tensione febbrile, sfilano nel le vie di Soweto i truci Casspir della polizia. CI sono qua e là i segni lasciati dalla rivol ta: auto e negozi distrutti dal fuoco, e l'idea di un incendio più grande, che deve ancora fiammeggiare, è come sospesa nell'aria. Ci portano a vedere una scuola materna, fra i candidi sorrisi che ci fioriscono intorno si distingue una bambina che avrà quattro anni: la sua faccia color cioccolata è rimasta seria, ai visitatori bianchi mostra le due minuscole dita della mano destra che fanno il segno a V della vittoria. Alfredo Venturi Johannesburg. L'armaiolo Paul Bland osserva un cliente che sta provando un fucile di precisione. Dopo un anno di disordini razziali, i commercianti d'armi come Bland non riescono a soddisfare tutte le richieste della.clientela (Telefoto Ap)

Luoghi citati: Africa, Mandela, Milano, Sud Africa