Quando la cultura entra in fabbrica
Quando la cultura entra in fabbrica Ivrea: centomila persone seguono ogni anno le iniziative delPOlivetti Quando la cultura entra in fabbrica Nati 25 anni fa all'inferno dell'azienda, quasi a significare il doveroso impegno dell'impresa di produrre altre ricchezze, oltre a quelle economiche, i «Servizi culturali» hanno promosso più iniziative della stessa Amministrazione comunale, coinvolgendo sempre di più la città L'Olivetti, al di là della sua indiscutibile leadership economica, è anche la maggior produttrice di cultura per Ivrea. 'Ogni anno le nostre iniziative vengono seguite da un pubblico di centomila persone' afferma Flavio Ruffatto, coordinatore delle attività dei 'Servizi culturali: n dato piti sorprendente riguarda il Cineclub, che il prossimo anno festeggerà le nozze d'argento con la città: conta su 2500 soci e presenta ad ogni edizione 27 pellicole in prima visione, ognuna delle quali viene replicata sei volte. Non costa una lira all'azienda, perché le tessere coprono tutte le spese, mal¬ grado ogni socio venga a pagare mille lire per ogni film. Ma non è un caso isolato. Sorti nell'immediato dopoguerra su iniziativa di Adriano Olivetti, i Servizi culturali vennero sistemati in una palazzina di via Jervis, proprio davanti alla portineria più importante dell'azienda, quasi a significare il doveroso impegno della fabbrica a produrre altre ricchezze, oltre a quella economica. Inizialmente furono organizzate conferenze ed importanti mostre, con la partecipazione dei più noti artisti italiani. Poi, sotto l'impulso di Ludovico Zorzi, che era anche direttore della biblio- teca, nacquero Cineclub e Società musicale, ora costituitisi come enti autonomi. Sicché oggi i 'Servizi' sono impegnati in quattro campi distinti: cinematografia (c'è anche il Clnestudio che approfondisce alcuni temi), musica, arte e dibattiti. Non è poco, in una città dove il grado di istruzione è elevato ma anche dove gli appuntamenti non rispondono appieno alle esigenze della popolazione. Si pensi alle stagioni teatrali al «Glacosa», con le tessere completamente esaurite ed ogni posto disponibile occupato; o ancora al numero singolarmente alto di frequentatori della biblioteca civica, arricchita anni fa dai volumi provenienti dalla Olivetti. Ma l'ente autonomo teatrale, ad esemplo, naviga da anni in difficoltà finanziarie, e la stessa amministrazione comunale non riesce a trovare nelle pieghe del bilancio i soldi per produrre, o comunque ospitare, cultura. Anche cosi si può spiegare il grande successo dell'iniziativa di Adriano OUvetti. Ma non solo: 'Innanzi tutto — spiega ancora Ruffatto — è un modo per avvicinare l'altra Ivrea, quella che non lavora per l'azienda, all'Olivetti. Le nostre tessere sono a disposizione di tutti, senza preferenze o privilegi, senza sconti. Poi conta la costante presenza di un punto di riferimento, cioè di gente che svolge questa attività come professione. Ed ancora lo sforzo di adeguamento alle diverse esigenze: nel 1961 il Cineclub contava 500 soci ed ogni film veniva proiettato una sola volta, contro le sei attuali. La gente arriva anche dall'Alto Canavesr. da Chivasso, dal Biellese o dalla Valle d'Aosta'. Più limitato, per mancanza di spazi, il numero di iscritti alla Società musicale, che non possono superare i 400; ma ad Ivrea hanno suonato, tanto per fare qualche nome artisti del calibro di Benedetti Michelangeli. GazzeUoni ed Ughi. -La Società musicale non riesce ad autofinanziarsi, anche per la necessità di apparecchiature tecniche e strumenti. Ed allora interviene in prima persona l'Olivetti'. Poi ancora mostre (recentemente Moore, Casce ila, Pomodoro, Buzzati) e conferenze, che nascono dall'attualità coinvolgono direttamente le scuole cittadine. Infine l'ultimo nato, il premio dedicato alla figura di Ludovico Zorzi e destinato a saggisti su cinema o teatro: quest'anno verrà assegnato per la se¬ conda volta da una giuria di studiosi. Ma i 'Servizi culturali' sono importanti anche per la storia della città, rappresentano cioè una delle tante innovazioni di Adriano Olivetti. Una porzione del grande sogno della sua vita: una società dove lo sviluppo economico e produttivo convive con le esigenze sociali e culturali degli uomini che a quello sviluppo contribuiscono con il lavoro di tutti i giorni. Giampiero Pavido
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