Aids, vertice Degan-Regioni No a schedature dei sospetti

Aids, vertice Degan-Regioni No a schedature dei sospetti Il ministro riceve i radicali e annuncia un piano di prevenzione Aids, vertice Degan-Regioni No a schedature dei sospetti La lotta contro il terrìbile male sarà coordinata tra Roma e gli enti locali -1 dati certi: a fine agosto 74 casi conclamati - Essere sieropositivi non vuol dire aver contratto il virus ROMA — Il ministro della Sanità Degan è contrarlo alle schedature nominative (e cioè corredate di tutti 1 dati anagrafici) di coloro che si rivelano sieropositivi al test Elisa per accertare la presenza di anticorpi da Aids. Questa volontà, che in pratica sconfessa la delibera con cui 1116 giugno la Regione Lazio ha invitato 1 suoi medici a schedare dettagliatamente (fino alle abitudini sessuali e al viaggi all'estero) 1 soggetti sieropositivi, è stata espressa ieri mattina in un incontro che 11 ministro ha avuto con una delegazione radicale composta dal segretario nazionale Giovanni Negri, dal consigliere regionale piemontese Angelo Pezzana e da Bruno DI Donato, responsabile del primo Centro di sorveglianza Aids di Roma. Per Degan, la delibera è in aperto contrasto con le direttive del ministero della Sanità, che invece intendono da un lato tutelare 11 diritto alla riservatezza e all'anonimato di chi si sottopone a questi delicati accertamenti ma nello stesso tempo eliminare tutto ciò che potrebbe scoraggiare il cittadino dal sottoporsi alle analisi. Con ogni probabilità il caso della Regione Lazio resterà isolato e quanto prima le norme tanto contestate verranno abrogate o resteranno di fatto lnappllcate. Il ministro della Sanità convocherà infatti al più presto gli assessori regionali alla Sanità per chiarire la portata e il significato della sua circolare del 17 luglio, nella quale si forniscono indicazioni sulla sorveglianza e sulla profilassi dell'Aids. In questo incontro verranno precisati i limiti del controlli sanitari per evitare errori di interpretazione ed eccessi di zelo burocratico. L'o¬ rlentamento prevalente in molte regioni è comunque per la riservatezza e per il rispetto del segreto professionale. Proprio ieri la Regione Toscana ha per esemplo disposto che fin dal momento in cui scattano 1 test per la ricerca degli anticorpi da Aids 1 risultati delle analisi vengano trasmessi in forma anonima. La delegazione radicale ha invitato il ministro a porre fine al balletto delle cifre, spesso contraddittorie e quindi pericolose, che specialmente nel mese di agosto hanno invaso 1 giornali suscitante paure e apprensioni in larghi strati di popolazione. Nello stesso tempo i radicali volevano sapere quali iniziative concrete sai-anno avviate a livello nazionale per informare, per sorvegliare, per prevenire e per curare. Le principali richieste sono state le seguenti: conoscere con precisione il numero di casi di Aids accertati come tali; conoscere quali sono i centri di prevenzione contro l'Aids nelle varie regioni e a quali ci si deve rivolgere per avere le informazioni necessarie; garantire la segretezza per 11 paziente, eliminando per esemplo il passaggio preliminare attraverso il medico . i e r o e i i di famiglia per avere l'autorizzazione all'analisi; affrontare con tempestività il problema delle carceri, dove 1 sieropositivi vengono attualmente mantenuti in isolamento (alle Nuove di Torino, per esemplo, ce ne sono 21) con tutte le conseguenze negative di un slmile provvedimento; chiedere all'Oms di depennare l'omosessualità dall'elenco delle malattie. La realtà è purtroppo amara. Dell'Aids si parla molto ma si sa ancora poco. •A fine '83 i casi accertati di Aids erano solo 5 — ha riferi-' to durante l'incontro della delegazione radicale con la stampa 11 dottor Giovanni Rezza del ministero della Sanità —. Afa a fine '84 erano già 20, al 30 giugno scorso 52 e. fa fine aposto •« I numerimi sono ancora piccoli ma l'incremento deve esser valutato con attenzione*. Il termine •sieropositivo* non deve ingenerare paure fuori luogo. «Si è sieropositivi quando nel proprio siero sono stati trovati anticorpi all'Aids — continua Rezza —. Afa la presenza di anticorpi non significa che ci sia anche il vi-, rus e che l'infezione sia già in atto. Significa soltanto che in qualche momento della sua vita il soggetto è venuto a contatto con questo agente patogeno e ha perciò sviluppato degli anticorpi. •Tuttavia — ha aggiunto — nell'80 per cento dei casi di sieropositività il virus è presente e può essere contagiante. Una minima parte di questi soggetti (meno del 10 per cento, si pensa) va incontro a sindromi correlate all'Aids mentre una percentuale ancora minore (circa l'I per cento di tutti i soggetti positivi) può contrarre l'Aids nel giro di qualche anno.. Rezza ha ancora aggiunto che una serie di controlli periodici effettuati da due anni su un gruppo di omosessuali romani che si sottopongono volontariamente all'indagine ha rivelato che i soggetti sieropositivi sono del 10-12 per cento ma che nessuno di essi è affetto da Aids. Bruno Ghibaudl

Persone citate: Angelo Pezzana, Bruno Di Donato, Bruno Ghibaudl, Degan, Giovanni Negri, Giovanni Rezza, Rezza

Luoghi citati: Regione Lazio, Roma, Torino, Toscana