Giappone: terrorismo da fotoromanzo

Giappone: terrorismo da fotoromanzo IERI IN CONCORSO KOBAYASHIE L'ARMENO «IL TANGO DELLA NOSTRA INFANZIA» Giappone: terrorismo da fotoromanzo «Manca qualcuno a tavola» narra un episodio terroristico del '71, ma s'incentra su un padre, sul suo rapporto col figlio e sul dibattito tra cedimento e condanna enunciato con tono sommesso - La sceneggiata di Mkrtcian DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Ci si aspettava molto da Masakl Kobayashl, un'eco del problemi del terrorismo nella società giapponese e forse molto è venuto col film Shokutaku no nai le, Manca qualcuno a tavola ovvero La tavola vuota. Ma nelle forme del controcanto e della stilizzazione fino a sfiorare la struttura de) melodramma popolare o dei fotoromanzo occidentale. Evidentemente era per Kobayashl (già autore di Non c'è amore più grande e del recente Processo di Tokyo) un modo per conquistare un pubblico largo nel suo paese senza turbarlo con un'analisi troppo esplicita del terrorismo, tema socialmente interdetto. Là storia si rifa a un episodio vero, al gruppo di terroristi di sinistra che nel '71 si asserragliò con alcuni ostaggi in una casa di montagna e tenne a lungo In scacco la polizia uccidendo anche due agenti. Ma il vero protagonista e 11 padre di uno del giovani terroristi, il vero tema è quello dei rapporti tra padri e figli, la questione della responsabilità. In Giappone accade che la famiglia di un terrorista si dichiari pubblicamente colpevole della violenza perpetrata da un suo membro, chieda scusa al parenti delle vittime, paghi socialmente in modo assai duro 11 disordine che ha indirettamente provocato. Un padre «colpevole» può anche per vergogna abbandonare il lavoro e magari uccidersi. Il padre del film appartiene a un modello provocatoriamente e problematicamente diverso: pensa che la responsabilità morale e penale appartenga all'individuo e che un figlio diventato adulto sia padrone nel bene e nel male delle sue azioni. E' un principio Inoppugnabile, anzi per noi occidentali fondamentale.) ma si capisce che Kobayashl non vuole solo distrugge¬ re tra 1 suol connazionali un falso senso della colpa, ma scavare In quella responsabilità più ineffabile e In quella complicità non scritta che tocca In ogni parte del mondo i rapporti padri figli. Il protagonista del film, funzionarlo Industriale di mezza età Ineccepibile sul lavoro, ama troppo suo figlio per dirglielo ed esporsi maga? ri a un rifiuto, 11 figlio ama suo padre ma detesta la sua inflessibilità e arroganza, vorrebbe ferirlo, distruggerlo. Anche per questo agli studi universitari preferisce la milizia nel gruppo terroristico della Lega Rossa gl'ideologia è la mia forea, la rivoluzione spoeterà una società conte questa') e un giorno finge di andare in gita In montagna e Invece va a compiere un sequestro politico. Quando il figlio sarà arre¬ stato 11 padre non farà alcuna'dichiarazione di colpevolezza e non chiederà scusa a nessuno: la responsabilità è del figlio, che subirà il suo processo e la condanna forse capitale. Mentre 11 resto della famiglia va in pezzi e la madre impazzisce, il padre rifiuta di visitare il figlio in carcere e respinge anche qualche facile consolazione sentimentale nella casa ormai-vuota. Però questo leone Indomito entra in crisi quando (sono passati tre anni) una banda di terroristi dirottatori ricatta lo Stato chiedendo il rilascio di dieci prigionieri, tra cui 11 figlio malamato. Il padre pensa: Ma come? Io per fedeltà alla legge ripudio mio figlio e ora tu, Stato, lo liberi per debolezza Infrangendo la legge? In Giappone come in ogni altra parte del mondo sono tempi duri per i vecchi leoni legalitari, per l'Illusione o la speranza che ci sia un patto stabile e una legge sempre giusta. Il film di Kobayashl rimedia al dubbi con un f inalino di speranza (in questo era più rigoroso l'Italiano Amelio con Colpire al cuore), ma si sa che nel dibattiti difficili si comincia dal poco e dal sommesso, perché tutti capiscano. Tutta una musica diversa nell'altro concorrente presentato ieri, l'armeno Albert Mkrtcian con Tango naseva detstva, Il tango della nostra infanzia. L'impronunciabile Mkrtcian ci porta con passo malinconico e popolaresco, come una specie di Risi prima maniera, come un frequentatore di sceneggiate napoletane, in un paese armeno negli anni stalinisti del dopoguerra. C'è 11 cortile di un caseggiato popolare dove tutti ballano 11 tango neanche fossero esuli argentini, ci sono le famiglie sul ballatoio schierate a chiacchierare, c'è 11 reduce Ruben venditore di dolciumi che sta per lasciare la moglie legale e 1 tre figli per mettersi con la buona Infermiera che lo salvò durante la guerra. Ma a un certo punto s'accorge 'di come è difficile essere felici; il suo unico bene, un cassettone, è respinto sia dalla moglie sia dall'amante, lui disperato lo mette sul binari del treno per distruggerlo. Morale: andrà In carcere per tentata strage e Intanto le due donne potranno fare pace. L'armenitft, la «napoletanità» di Mkrtcian è messa bene in rilievo dai sentimenti gridati e furenti e dalle improvvise solitudini. Del ritratto di donne e della vita corale si apprezza soprattutto 11 risvolto malinconico e una certa vitalità individualistica in un'epoca molto irreggimentata. •J!:4. ottenni £ XLII MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA Il|m dMCobayashl e Jane Birkin nel Sud Africj» razzista di «Dust»

Persone citate: Albert Mkrtcian, Amelio, Dust, Jane Birkin, Manca

Luoghi citati: Giappone, Tokyo, Venezia