Crisi insabbiata nel governo belga

Crisi insabbiata nel governo belga In ottobre si vota, il governo resta in carica Crisi insabbiata nel governo belga Una nuova dìsputa linguistica spacca de fiamminghi e francofoni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Un altro episodio della guerra tra le tribù linguistiche del Belgio si è risolto senza vittime politiche (ovvero senza la caduta del governo). Lunedi sera, 11 premier Wilfried Martens, che capeggia la coalizione dc-llberale, era pronto a recarsi da re Baldovino al castello di Laeken per rassegnare le dimissioni, ma 1 suoi alleati di governo lo hanno sconsigliato, per evitare che le forze di centro-destra al potere arrivassero alle elezioni legislative del 13 ottobre dimissionarle. Del resto, il Re avrebbe probabilmente respinto le dimissioni di Martens, come aveva fatto meno di due mesi fa. quando la coalizione era rimasta sconvolta dalle polemiche sulle responsabilità politiche del ministro degli Interni Charles Ferdinand Nothomb sul massacro allo stadio di Heysel, prima della finale di Coppa dei Campioni. Ma sono 1 morti di Heysel, più che l'ultima disputa linguistica, che pesano sulle sorti di questo governo, perché quel dramma ha dimostrato l'inefficienza di un governo spaccato in quattro (de francofoni, de fiamminghi, liberali francofoni e liberali fiamminghi). Il governo resta dunque In carica sino al 14 ottobre, con pieni poteri, ma risulta ulteriormente indebolito. Questa volta, la spaccatura è venuta in casa dei democristiani: quelli francofoni sono favorevoli a un sistema scolastico nazionale, mentre quelli fiamminghi vi si oppongono. Alla fine, hanno vinto questi ultimi, cosicché gli articoli della Costituzione relativi all'istruzione pubblica non sa¬ ranno modificati nella prossima legislatura. Una sconfitta per Martens? Ha risposto abbastanza saggiamente il ministro degli Affari Sociali JeanLuc Dehaene: 'E'una sconfitta per l'intero Paese. Ci sono delle vittorie di Pirro che si pagano carissime con il passare del tempo. Io lascio agli psichiatri il problema di analizzare la psicologia del partito sociale cristiano francofono: Siamo, quindi, all'inizio della campagna elettorale, perché ieri sulla Gazzetta Ufficiale belga è apparso l'ordine di re Baldovino per la dissoluzione anticipata delle Camere. Sarà un mese di fuoco — sempre relativamente alle moderate passioni politiche del belgi —, perché 11 partito socialista, ora all'opposizione, sente odore di successo a causa delle divisioni interne della coalizione al potere da cinque anni. La de belga sperava in una ripresa della sua popolarità grazie alla recente visita del Papa nel Paese (o cosi è stata accusata dai socialisti), ma le sue fortune raramente sono state cosi basse. E' vero che l'inflazione corre ormai soltanto al 6-7 per cento, su base annua, e che si avvertono timidi segni di ripresa economica; ma il prezzo sociale è stato elevatissimo: la disoccupazione si aggira attorno al 13 per cento, lè tasse sono state aumentate, i servizi dello Stato assistenziale ridotti. Martens vuole correre ai ripari mediante una massiccia campagna propagandistica televisiva. Sono previsti 11 interventi di ministri alla televisione di Stato. Oli ecologisti hanno dichiarato che 11 comizi televisivi sono troppi, e che i telespettatori non 11 tollereranno. DI conseguenza, hanno proposto la creazione di un canale tv speciale interamente dedicato ai discorsi, al dibattiti e alle attività del ministri, degli assessori comunali e del politici in genere. Ma si tratta soltanto di una provocazione verbale «alla Pannella». Che succederà il 13 ottobre? Un successo socialista potrebbe produrre un governo di coalizione di centro-sinistra con la democrazia cristiana. Una conferma delle fortune elettorali della de prolungherebbe probabilmente di altri cinque anni l'attuale coalizione col liberali. Per quanto riguarda Martens, gli osservatori sono d'accordo nel giudicare che il premier è logorato. Nuovo primo ministro cercasi per il Belgio, dunque. Non è difficile trovare i candidati, ma si dovranno, Innanzitutto, rispettare le alchimie linguistiche per mettersi d'accordo sul suo nome. Renato Proni li premier Martens

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