La Cassazione annulla i mandati contro i Rendo e altri industriali di Guido Rampoldi

La Cassazione annulla i mandati contro i Rendo e altri industriali Sono illegittimi i provvedimenti decisi dal giudice Palermo La Cassazione annulla i mandati contro i Rendo e altri industriali ROMA — Con una decisione clamorosa la sezione feriale della Cassazione ha annullato in maniera definitiva gli ordini di cattura spiccati cinque mesi fa dal sostituto procuratore Cario Palermo, contro i principali imprenditori di Catania: i cavalieri del lavoro Mario Rendo, Gaetano Oraci e Gaetano Parastati, 11 fratello di Mario Rendo, Ugo; Giuseppe Costanzo, figlio di un altro «cavaliere» catanese, e Umberto Campagna, tutti accusati di aver emesso fatture Iva false per truffare lo Stato e di aver dato vita, a questo scopo, ad un'associazione per delinquere. Nella stessa seduta la Cassazione ha annullato anche 11 mandato di cattura emesso contro Giuseppe Greco, il figlio del boss mafioso Michele: 11 giovane era stato arrestato sulla base dell'accusa, ritenuta troppo vaga, mossa dal «pentito» Buscetta. Si tratta di storie giudiziarie molto diverse, anche nel loro epilogo. La sentenza che annulla 1 provvedimenti d'arresto emessi contro i «cavalieri» catanesl sconfessa pesantemente l'operato del pubblico ministero Carlo Palermo, cui in sostanza si rinfaccia un abuso. La vicenda risale all'aprile scorso. Palermo, dopo aver condotto tra le polemiche l'inchiesta della Procura di Trento su un gigantesco traffico di armi e di droga, aveva chiesto il trasferimento a Trapani. Un mese dopo il suo arrivo in Sicilia scampò miracolosamente ad un attentato, nel quale morirono una giovane donna e i suoi due figli, disintegrati dall'esplosione di una bomba. Palermo, ferito leggermente, trascorse la convalescenza a Roma. Ma prima ancora che scadesse la prognosi, tornò a Trapani e nel giro di poche ore mandò in carcere la Catania che conta, imprenditori di dimensioni nazionali. Alcuni ottennero presto la libertà, altri restarono In carcere alcuni mesi. Adesso la Cassazione dice che gli ordini di cattura erano illegittimi. La motivazione sarà depositata tra alcuni giorni, e tuttavia da indiscrezioni si conoscono gli elementi che hanno portato alla sentenza. Accogliendo in parte la tesi del collegio difensivo (avvocati Adolfo Gatti, Franco Patané, Delfino Siracusano e Giuseppe De Luca) la Cassazione ha rilevato innanzitutto che i provvedimenti d'arresto non erano motivati da quei parametri che, anche singolarmente, li legittimano: il rischio di una fuga, 11 pericolo di Inquinamento delle prove, la pericolosità sociale degli imputati. Inoltre la Cassazione ha contestato la stessa competenza a procedere della Procura di Trapani, che avrebbe «messo le mani» su un'inchiesta che non le spettava. Il giudice naturale per quelle presunte frodi erano gli uffici giudiziari di Catania, da cui infatti, 1 «cavalieri» erano stati incriminati con mandato di comparizione per le stesse vicende e gli stessi reati in base ai quali è intervenuto 11 pubblico ministero Carlo Palermo. D'ora in avanti saranno 1 giudici di Catania a procedere: 1 «cavalieri» restano infatti imputati. Per Carlo Palermo non è la prima disavventura. In relazione al modo in cui condusse a Trento il procedimento sul traffico di armi e di droga, è stato sottoposto ad un'inchiesta penale e ad un'indagine del Cms. All'inizio dell'estate il Consiglio superiore della magistratura gli ha cancellato sei mesi di anzianità addebitandogli alcune Irregolarità nella gestione dell'inchiesta di Trento. Tra l'altro gli fu proprio rimproverata la disinvoltura nell'emettere provvedimenti d'arresto, e l'illegittimità dell'indagine che avviò sul presidente del Consiglio riguardo a rapporti tra il psl e 11 finanziere Mach di Palmsteln. L'altra sentenza emessa ieri dalla sezione feriale, presidente Corrado Carnevale, annulla 11 mandato di cattura emesso dall'ufficio istruzione di Palermo contro Giuseppe Greco (l'accusa: associazione per delinquere di stampo mafioso) in quanto carente di motivazione. Il figlio del boss era stato chiamato in causa dal «pentito» Buscetta, che a sua volta riferiva di aver appreso dal boss Badalamenti che il Greco junior era un mafioso. Troppo poco, troppo vago per mandare un uomo in galera, ha deciso la Cassazione. Guido Rampoldi