E adesso il samurai ha terrore del vino di Renata Pisu

E adesso il samurai ha terrore del vino A Tokyo psicosi dell'antigelo, crollo di vendite E adesso il samurai ha terrore del vino i DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — In tutto il Giappone, dalle- rastrelliere dei supermarket, all'improvviso sono spariti i vini in bottiglia. Non soltanto quelli austriaci, tedeschi e, purtroppo, italiani in cui sono state trovate tracce di antigelo, cioè di dietilene glicolo, ma anche quelli giapponesi. In questi ultimi soltanto venerdì scorso è stata scoperta l'adulterazione. Infatti un anonimo consumatore ha portato all'ufficio di igiene di Tokyo due bottiglie di un vino giapponese molto costoso, il «Kifu» prodotto dalla Mann's Wine, e all'analisi è risultato che in un litro di Kifu vendemmia 1978 c'erano 1,216 grammi di dietilene, mentre in un litro di produzione '81 ce n'erano 1,779 grammi. . Nessuno compra più vino, la psicosi si è propagata in tutto l'arcipelago nipponico al punto da provocare una vera crisi del prodotto. Considerato fino a ieri una specie di «status symbol» per persone raffinate e internazionalizzate, il vino oggi fa paura. «Non servirei mai veleno ai miei ospiti — ha detto una casalinga giapponese intervistata alla televisione —, non ho tempo di leggere gli elenchi dei vini sani e di quelli incriminati. Per me il vino ha chiuso». Intanto il vicepresidente dell'Associazione importatori di alcolici sta passando al contrattacco: esige che il governo completi le sue indagi¬ ni e poi apponga un'etichetta di «ok» sui vini sani. Ma il problema è: il vino riuscirà dopo questa bufera a riacquistare fiducia presso i consumatori? «Oggi il vino ha un'immagine molto bassa — dice il signor Matoba, presidente dell'Associazione dei sommeliers giapponesi —. / veri intenditori non vi rinunceranno di certo ma gli altri sì. E' un guaio perché la cultura del vino, che stavamo faticosamente creando nel nostro Paese, è andata a rotoli'). Mezzo milione di bottiglie di vini «avvelenati» giacciono nelle cantine degli importatori. Il governo non'ha ancora deciso cosa farne: distruggerle o rimandarle a destinazione?. Gli importatori giapponesi pensano di richiedere ai produttori stranieri un risarcimento danni ma dubitano di riuscire a ottenerlo, per lo meno in tempi brevi. I tre grandi produttori di vino giapponese, la Suntory, la Mercian e la Mann's Wine, dal canto loro hanno «perso la faccia». Infatti la Mann's Wine, per difendersi, è stata costretta a riconoscere che il suo pregiato vino «nazionale» è fatto con il 50% di vino austriaco importato sfuso. Cosa nota ma mai ufficialmente dichiarata. In effetti la maggior parte del vino prodotto in Giappone (Paese dove la vite non alligna se non nella regione settentrionale dello Hokkaido) e in realtà vino all'80 per cento importato sfuso e -a buon mercato dalla Bulgaria, dalla Jugoslavia, dalla Spagna e dall'Argentina; e poi imbottigliato in Giappone e messo.in vendita con allettanti etichette esotiche. «Ci vorranno almeno due anni prima che si riesca a risalire la china'), dice il sommelier Matoba; c aggiunge: «I consumatori non intenditori si sono spaventati, ma noi no. Conosciamo la vecchia barzelletta italiana del maestro vinificatore che sul letto di morte chiama il figlio e gli sussurra: "Ricordati che il vino si può fare anche con l'uva"». Renata Pisu

Luoghi citati: Argentina, Bulgaria, Giappone, Jugoslavia, Spagna, Tokyo