Camminare sui lapislazzuli di Franco Giliberto
Camminare sui lapislazzuli Rivivono grazie a valenti artigiani i preziosi pavimenti di Venezia Camminare sui lapislazzuli Battuto a calce di ciottolo e cosparso di granulati preziosi, ogni pavimento alla veneziana è un piccolo capolavoro - Tutte le operazioni vengono fatte a mano con una sensibilità che posseggono soltanto pochi tecnici - Lo stilista Missoni ne ha voluto uno che somiglia ai suoi famosi maglioni DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Sel-settemtla visitatori, a volte quindicimila al giorno, calpestano i pavimenti di Palazzo Ducale. Ogni anno circa un milione di persone vanno su e giù per scale, logge, saloni: c'è di che distruggere qualsiasi domestico pavimento. Eppure, la folla calpesta ciò che di più elegantemente delicato si possa immaginare: non c'è al mondo soluzione che eguagli il 'pavimento alla veneziana», battuto a calce di ciottolo. La Sala del Maggior Consiglio (54 metri per 25), se avesse un ripiano di cemento e marmi o di piastrelle, con giunture e cordonate, non apparirebbe tanto meravigliosa. 'Ma questo è un pavimento? Sembra un soffice tappeto-, dicono parecchi visitatori. Un tecnico addetto alla cura di Palazzo Ducale, Silvano Boldrin, ricorda che per conservare quei pavimenti, cosi come sono da qualche secolo, è necessaria ogni inverno un'accurata manutenzione. E non è operazione tecnica che si possa affidare a qualsiasi piastrellista o terrazzalo, tanto è specialistica. -In un antico documento si cita il Palladio — dice Boldrin — e la sua meraviglia per i nostri pavimenti sema giunte né fasce. Il Palladio nomina un certo Crovato del Cinquecento, abilissimo in questo mestiere'. Ci sono ancora, naturalmente, dei Crovato a Venezia. Ma tra loro soltanto Roberto e Aldo, cugini, dirigono due diverse aziende che perpetuano la magica tecnica del passato. -Non abbiamo fatto ricerche — dice Aldo, esperto restauratore dei pavimenti della Ca' d'Oro — ma quasi sicuramente l'artigiano elogiato dal Palladio era un nostro lontano antenato. Come dirlo con certezza però? Ci sono di meteo quattro secoli e meteo, ossia una ventina del generazioni...'. Sono banditi i motori, le attrezzature meccanicamente ultramoderne (buone per lavorare col rigido cemento), dalle due aziende degli attuali Crovato. Non per il gusto gratuito di rimanere ancorati al tempi della nonna. 'Ma perché il pavimento alla veneziana — ricorda Roberto — è una superficie che non tollererebbe mai lavorazioni brutali, automaticamente sincronizzate, fredde. Intanto ci vuole molto tempo a disposizione, perché la calce asciuga assai lentamente, per giorni e giorni. Si può dire anzi che non asciughi mai completamente, che rimanga eternamenta elastica, "viva". E poi ci vuole la passione e l'orecchio 'clinico' dell'operaio, che mentre lavora al pavimento lo ascolta, ne saggia la morbidezza o la resistenza interpretando i suoni che i vecchi strumenti per la costipazione e la levigatura rimandano al contatto con l'area da rifinire». Ogni operazione è fatta a mano, dunque, con sensibilità che a Venezia posseggono ormai soltanto pochi tecnici, 1 quali generalmente hanno ricevuto in eredità dai padri e dal nonni i segreti del mestiere: sono gli Asin, 1 Patrizio, i Furlanetto, i Zamattio, i Saba, gli Schiavini e i Tappeto. Palazzo Ducale e Ca' Pesaro, la chiesetta dei Crociferi al Gesuiti e le gallerie dell'Accademia, Palazzo Orassi e Palazzo Pisani Moretta, con tanti altri stupendi edifici, non riuscirebbero a mantenere i bei pavimenti del tempo andato se non vi fossero più persone con questi cognomi. Ma da qualche anno vi è una nuova intelligente moda, anche al di fuori degli edifici storici: la costruzione di pavimenti alla veneziana in case private, a conclusione di radicali restauri o per deliberato rifacimento. Uno degli esempi più appariscenti è stato quello di Missoni, che nel suo appartamento accanto al Ponte della Canonica ha chiesto a Roberto Crovato di -mettergli giù' un pavimento slmile nel disegni e nel colori al suoi famosi maglioni. L'uso di granulati preziosi, come il lapislazzulo, la sodante e grani di marmo «nero del Belgio» (che dicono sia «il nero più nero che possa esistere al mondo»), oltre ai frammenti marmorei -verde di Genova», marron 'Bocche di Cattaro», giallo 'Torri del Benaco» e giallo 'Oro di Verona' hanno contribuito a un effetto specialissimo. «Hai un pavimento dincanto», commentano gli ospiti di Missoni, «ma te la senti ogni giorno di camminare sui lapislazzuli?». Il costo di questi pavimenti è notevole, ma non superiore a certe soluzioni marmoree o a pur raffinate piastrelle. • Cominciamo ad avere commissioni — dice Roberto Crovato — non soltanto da privati veneziani, ma anche da romani, toscani, piemontesi. Persino negli Stati Uniti c'è un inedito interesse per ciò che facciamo, dopo la pubblicazione di alcuni nostri lavori su riviste d'arte. Ma la gente non pensi che starno dei robot, che la nostra filosofia sia quella delle lavorazioni in serie. Per amore e per forza, la nostra attività richiede che si mettano in conto, prima di tutto, la pazienza e il tempo. Franco Giliberto
Luoghi citati: Belgio, Genova, Stati Uniti, Torri Del Benaco, Venezia
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