Gulliver in corsia di Mario Pirani

Gulliver in corsia Deficit e sanità Gulliver in corsia Nel 1729, indignato dalla miseria delle popolazioni irlandesi, Jonathan Swift scrisse la sua «Modesta proposta per impedire ai figli dei poveri di essere a carico dei loro genitori, o del Paese, e per rendersi utili al pubblico» nella quale suggeriva di allevarli e mangiarli con beneficio non solo economico ma anche morale. Allettati da un obbiettivo cosi redditizio i mariti, infatti, avrebbero evitato di maltrattare le mogli durante la gravidanza, considerandole preziose almeno come vacche o scrofe pregne. Non vorremmo che nella loro furia iconoclasta taluni smantellatoli dello Stato sociale — da non confondersi con chi ne chiede una ragionevole ridefinizione degli ambiti c una diversa proporzione tra spesa e benefici — prendessero la satira dell'autore del Gulliver per un manuale di didattica economica, cui idealmente riferirsi. Certo metaforicamente non poi cosi lontani ci sono andati i contabili della Ragioneria generale dello Stato, coadiuvati da alcuni colleghi del Tesoro e del Bilancio, che hanno sortito nei giorni scorsi l'ultima ricetta per colmare il deficit del Servizio sanitario nazionale: abolirlo «tour-court», tranne per chi ha la tessera di povertà, salvaguardando al massimo, bontà loro, i soli ricoveri ospedalieri. Non si tratta, peraltro, di una stravaganza estiva ma del punto d'arrivo di una discussione sbagliata dalle fondamenta, che ha affrontato la crisi delle Usi quasi esclusivamente sotto il profilo della spesa e non del loro funzionamento. E il fatto che ad otto anni dalla riforma siano oggi i ragionieri ad occuparsene in prima persona è solo il segno del degrado ideale e dell'istupidimento della vita politica italiana. Certo il problema dei conti esiste, eccome. Ma non tanto per le dimensioni che la spesa sanitaria ha assunto, quanto per la sua scarsa controllabilità, tanto più intollerabile alla luce della inadeguatezza delle prestazioni, del livello di «sgradevolezza» ai limiti spesso della decenza del servizio offerto, degli sprechi, che lo accompagnano, tranne non poche e lodevoli eccezioni. Questi conti ci dicono che quest'anno per la salute si spendono tra i 36 e i 40.000 miliardi e che l'anno prossimo, se non ci saranno varianti, la somma si aggirerà sui 45.000 miliardi. E' molto per il modo come questi miliardi vengono spesi; non lo è, invece, in rapporto al volume. I dati Censis dell'83 indicano, infatti, una percentuale sul prodotto interno lordo del 6,1, ma, anche calcolando che nel frattempo sia aumentata di un punto e mezzo circa, essa resta in linea con il 6% della Gran Bretagna, il 7,5% della Francia, il 10% Mario Pirani (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Persone citate: Jonathan Swift

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna