Etruschi un cattivo affare?

Etruschi, un cattivo affare? Etruschi, un cattivo affare? scrittori come Ceronetti. di storici «dell'arte come Mina Gregorl, di architetti di fama come Paolo Portoghesi, ed ha pubblicato volentieri lettere di malcontento. Il campo dei «neri» ha 11 suo fulcro nell'ambiente degli archeologi, per 1 quali 11 -Progetto etruschi- è stato In grado di dare, a più di cinquantanni dall'ultimo congresso specialistico, le risposte che si imponevano. Nello stesso campo troviamo naturalmente gli organizzatori del progetto, che hanno le loro sedi nella Regione Toscana, nel Comune di Firenze e negli altri Comuni interessati (Volterra. Arezzo. Siena, Portoferralo. Populonia. Massa Marittima. Cortona. Orbetello), oltre che nelle amministrazioni centrali della Fiat, della Fondiaria e del Monte del Paschi di Siena, che hanno sponsorizzato l'iniziativa con un finanziamento di 4 miliardi e 900 milioni. : -Noti si poteva pensare che gli enti interessati cliludessero in pareggio — ci dice Alfredo Franchini, segretario generale del progetto — perché l'operasione, su base sostanzialmente culturale, prevedeva il restauro di quasi tutte le sedi espositive. E Queste restano: pensi al Museo archeologico fiorentino, completamente ristrutturato, al Palazzo Guarnacci di Volterra, al Palazzo Casali di Cortona, al Frantoio di Populonia, alla Polveriera Guzman di Orbetello, che sarà sede di un museo dedicato al territorio. Questi lavori sono costati 4 miliardi, ma il patrimonio rimane. La presunzione del pareggio non c'è mai stata, e chi parla di un disastro economico per un certo numero di biglietti d'ingresso non venduti FIRENZE — Due fazioni si scontrano a Firenze sul -Progetto etruschi», che si avvia verso la conclusione. Sembra esser risorto lo spirito caustico e Impietoso dell'epoca comunale. Si cominciò subito con le polemiche, 11 giorno stesso dell'Inaugurazione, quando l'assessore alla Cultura del Comune. Oiorglo Morales, dette 11 via a una manifestazione dedicata all'effimero, nella piazza della Santissima Annunziata restituita al pedoni, un -Buonasera etruschi' che non piacque ai fiorentini. Al pubblico apparve troppo disinvolta, cosi come la mostra -Fortuna degli etruschi-, allestita nello splendido seminterrato dello Spedale degli Innocenti. Esattamente 11 contrario si dice' Invece della mostra principale, -Civiltà degli etruschi-, che si può visitare nelle sale del Museo archeologico: secondo i critici sarebbe infatti poco leggibile per i non specialisti. Ma le accuse più dure, e le polemiche più aspre, riguardano l'aspetto finanziario del progetto, che è costato circa 16 miliardi. Per 1 .bianchi.. — chiamiamo cosi 11 partito degli scontenti — l'affluenza del pubblico, Inferiore alle previsioni, è la prova dell'insuccesso, per 1 «neri» — 1 sostenitori del progetto — 265 mila presenze a tutt'oggl nelle» varie sedi esposltive non sono poche e. comunque, l'Iniziativa nel suo complesso va molto al di là delle mostre stesse ed è largamente positiva, come risultato culturale e come investimento a lungo termine. Il campo dei «bianchi» ha la sua sede strategica nella redazione del maggior quotidiano fiorentino, che ha raccolto 11 parere di sono dunque andate relativamente meglio delle due mostre fiorentine, visitate per 11 50 per cento da stranieri e solo per 11 12 per cento dai residenti in città, che sembrano aver dichiarato fin dal principio ostracismo agli etruschi. Il perché lo chiediamo a Sergio Salvi, direttore del Centro mostre. -C'è una certa stanchezza per le megaìnostre — dice —. Le mostre archeologiche, inoltre, sono più difficili delle altre, e la civiltà etrusca è meno sentita, tanto per fare un esempio, di quella egizia. Inoltre la "Galassia larga", con 'le nove sedi espositive distanti parecchie decine di chilometri le une dalle altre, ha avuto come effetto che le mostre, anziché complementari, diventassero alternative. Anche se proprio il decentramento ha permesso la valorizzazione del territorio, l'uso e la conoscenza di spazi archeologici nuovi-. Anche per Salvi, dunque. Il progetto nel suo insieme non è andato male, pur ammettendo certi errori fatti nelle didascalie e la mancata traduzione di non vede, o 7ion vuole vedere, la sostanza delle cose'. Ancora più esplicito Mario Torelli, etruscologo insigne, autore di -L'arte degli Etruschi' pubblicato quest'anno da Laterza. -Le critiche sono assolutamente strumentali, anche se,è'stato un errore presentare il progetto dal punto di vista del vantaggio economico. Non è, e non poteva essere, una storia di profitti. A me rome scienziato non importa niente se anziché un miliardo di visitatori ne vengono centomila, purché questi siano coscienti di quello che vedono, e anche come cittadino me ne importa poco. Quello che conta — aggiunge — è lo stimolo che ne è venuto per la ricerca, il rifiuto dell'approssimazione, il ripensamento, la sistemazione dei materiali, il recupero di migliaia di oggetti. Adesso abbiamo la possibilità di lavorare su un know-how che nel giro di dieci anni cambierà il quadro museale toscano-. Le mostre periferiche hanno richiamato la metà del totale del visitatori e All'interno Franchini — è stato questa volta del tutto nuovo. Per ogni servizio abbiamo indetto vere e proprie gare d'appalto. L'Electa, per citare un caso fra tanti, si è assicurata l'edizione degli otto cataloghi più la guida, garantendo alla Regione Toscana, che ne è coeditrlce, il 36 per cento sul prezzo di copertina. Finora — aggiunge Franchini, che è repubblicano e ci tiene alla corretta amministrazione — si privatizzal'dno gli utili e si addossavano agli enti pubblici le perdite. Adesso abbiamo cambiato sistema. Bisogna inoltre ricordare ai critici che dopo il "Progetto etruschi" non potranno più essere ignorati i metodi applicati adesso poiché siamo giunti a risultati irreversibili sul piano tecnicoorganizzativo-. Ribattono i «bianchi»: se il disavanzo è grosso si dividono solo le perdite, a danno del contribuente. Per Mina Gregorl non si è saputo sollecitare 11 pubblico emotivamente, non lo si è coinvolto e appassionato: gli etruschi non sono stati riconosciuti come antenati. Per Paolo Portoghesi si è avuta paura della volgarizzazione, è mancata una tecnologia espolitiva adeguata ai tempi. Per Ceronetti, invece, è stata la demitizzazione che ha rotto l'incanto: svelato il segreto degli etruschi è svanito l'interesse. -Ma una mostra non è un baraccone e la scienza ha fatto il suo cammino — replica Torelli —. La civiltà etrusca è di difficile rappresentazione. Lo dimostra il fatto che i risultati sono stati più concreti nelle mostre periferiche — specialmente a Siena e ad Arezzo —, dal taglio più preciso, che nella mostra fiorentina che voleva essere una riflessione generale sul tema. E non bisogna dimenticare la parte nascosta del progetto che meno attrae il grande pubblico, ma è molto importante poiché ci induce a ripensare la documentazione are/teologica e a trarne modelli di interpretazione-. Questa volta, dunque, non tutto si esaurirà nell'effimero. Polemiche a Firenze fra esperti e uomini di cultura - Alcuni criticano le mostre e sostengono che finora 265 mila visitatori per un «progetto» costato 16 miliardi sono pochi Altri ribattono: conta il risultato culturale, l'investimento a lungo termine talune scritte In altre lingue. Peccati veniali, che non possono indurre a rigettare in blocco le manifestazioni per l'Anno degli etruschi e a relegarle fra gli insuccessi. Molti sostengono addirittura che il paragone con le mostre sui Medici del 1980 sia improponibile perché 1 presupposti erano diversf. Solo apparentemente queste avrebbero avuto più fortuna. -L'impianto — ci spiega Lela Gatteschi