Con l'educato Jeeves tornano le «comiche parlate» della vecchia Inghilterra di Giampaolo Dossena

Con l'educato Jeeves tornanole «comiche parlate» della vecchia Inghilterra Con l'educato Jeeves tornanole «comiche parlate» della vecchia Inghilterra darono tutti un po'svaniti. Con loro, una già improbabile e deliziosa Inghilterra di pasticci di rognone, di maiali da graji premio, premiazioni scolastiche e balli delle servitù, eredi imbranati e zitelle o zie campagnole ma di gran stile, chefs francesi e bevute universitarie, clubs, cacce, vecchio cuoio, bagni e spuntini a tutta momenti, mogano e buon whisky, pompieri e vlearii paesani. Cose già in forse, negli stessissimi anni, anche nei delitti provinciali di Aga-' Via Chrlstie: anche lei con un suo Jeeves-Poirot, o Polrot-Je.eves che si voglia. Persi dunque, nell'ordine, l'Inghilterra, le 'Comiche parlate, di Wodehouse, addirittura il gusto di saper ridere bene? E invece, dopotutto rimane proprio lo scrittore; balugina sinceramente per pochi, malgrado le recensioni ogni volta precipitino in una specie di dolciastra e colpevole nostalgia per una bella epoque britannica che lui stesso inventava divertendosi. Cìie pensare di qualcuno che oggi dichiari seriamente di prati¬ e documenti della rivista «Belfagor» i Cinque sogni di Moravia espunti dagli Indifferenti, «insieme ad altre pagine moravlane coeve». Sono lieto di render atto a questo valente studioso della sua primizia: e posso garantirgli che ne avrei dato testimonianza con piacere nel cappello introduttivo al mio pezzo, se ne fossi stato a conoscenza. Personalmente ritengo Infatti che ci fosse spazio per proporre ad un più largo pubblico di quello di una pur gloriosa rivista universitaria queste pagine in un anno «moravlano» (a pochi mesi cioè dall'uscita e dalle discussioni su L'uomo che guarda). E mi sembra significativo, in ogni caso, che Moravia, da noi interpellato, non sapesse (o semplicemente non ricordasse?) che quel capitolo fosse stato ripubblicato e, dopotutto, solo quattro anni fa. Guido Davico Bonino' Sancio Panza, don Giovanni e il manutengolo Leporello. Giusti semmai, per la sua ironia, il maniacale viaggiatore Phileas Fogg con il valletto Passepartout. Ma, soprattutto, il vecchio gentiluomo Pickwick con il giovane cameriere Sam Welter: senza il vecchio Dickens, difatti, niente Wodehouse. Che poi, di suo introdusse la gag geniale (ed amara) tutta da estremo e raffinatissimo praticone di vaudeville, di invertire, di capovolgere i ruoli: il padrone biografo e succube, il servitore protagonista ed eroe. Ma, attenzione: la gran qualità di Wodehouse è quella di epigono dotatlssimo degli scrittori teatrali di 'Situazioni,; oramai scomparsi, forse anzi estinti proprio con lui e con il contemporaneo e sofisticatissimo Noel Coward. . Siamo nel 1935, appena, e «uno si sente molto scemo se, dopo aver diviso l'atomo, si ritrova con la casa ridotta a un mucchietto di cenere e lui stesso fatto a pezzi» (pag. 194). O si gio¬ care da noi l'umorismo 'allinglese-, se non clic è uno snob, un parvenu, un povero professore di letteratura come sempre fuori dal mondo e dal vivere? La verità vera, semmai, è che Pelham Greville Wodehouse, in tempi già brut- P. G. Wodehouse ti non fu il miracoloso e innocente Peter Pan che Waugh e persino Orwell tentarono di accreditare (il primo certo per cattolica invidia; il secondo per salvarlo da un bigotto processo di collaborazionismo). E non fu nemmeno l'ultimo creatore di una coppia storica: come re Lear e il suo buffone, don Chisciotte e cherella, tra padrone e servitore, con cosine come Freud, inibizioni, ego eccetera (pag. 198). Roba che, da noi, non l'aveva saputa neanche Pirandello: altro che romanzo comico. La 'innocenza,, la 'infanzia miracolosa, di Wodehouse furono, insomma, quelle della buona educazione inglese: parlare sottovoce e non fare dei moralismi, mai, a nessun costo. Gli piaceva, per evitare i guai europei, stare nell'allora acerbissima America a scrivere parole per le operette, per quell'altro ed ulimo magico e frizzante vaudeville dei Cole Porter, Jerome Kern, Gershutin. O a scenggiare per i telefoni bianchi di Hollywood. Era vecchio e saggio, difatti, amava le bollicine del vino e delle conversazioni. Dei suoi celebri personaggi Vkridge era nato addirittura nel 1906, Psmtth nel '10, Emsworth di Blandings nel '15, la coppia Jeeves-Wooster nel '19. Dopo, per tantissimi anni, fu un paziente nonno di se stesso e di tutti noi. Claudio Savonuzzi possibile) di Trieste e annessi e connessi (la signora Letizia Fonda Savio è la figlia di Italo Svevo). La obiezione pedante che facevo non riguardava Carpinteri e Faraguna bensì il loro editore milanese: queste cose qui che loro dicono oggi, nel libro Longanesi non ci sono scritte. Abbiamo due libri, stessi autori, stesso titolo, uno del 76 l'altro dell'85: perché non spiegare in poche righe, giusto come fanno ora gli autori, in cosa sono simili e in cosa sono diversi? Perché dobbiamo saperlo noi oggi qui e devono esserne tenuti all'oscuro gli acquirenti del libro Longanesi? Oltretutto, che il libro del 76 sia anche nel frattempo stato tradotto in tedesco è una notizia di qualche peso. In ogni modo tutto è bene ciò che finisce bene. Forse ogni tanto qualche puntatimi polemica serve Giampaolo Dossena

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