Il cinema una miniera esaurita

La televisione e lo sfruttamento di film celebri o anche poco noti La televisione e lo sfruttamento di film celebri o anche poco noti Il cinema, una miniera esaurita Inflazione: le em I film stanno per finire. Quella che poteva sembrare un'ipotesi pessimistica o una stupefatta battuta viene di giorno in giorno confermata dalla realtà. II particolare sfruttamento delle pellicole che ha portato il cinema al di fuori delle sale pubbliche facendone anche uno spettacolo pubblico a domicilio attraverso le televisione ha fatto del bene e del male a tutti. Secondo molti ha portato alla rovina distributori ed esercenti, secondo altri ha tolto dal mercato i concorrenti che non erano all'altezza della situazione. In ogni modo non si è mai parlato tanto di cinema dacché il piccolo schermo ne avrebbe decretato l'estinzione. Ebbene la mancanza d'una legislazione cosciente e lo sfruttamento selvaggio hanno portato a programmare una o spesso più volte tutti i titoli disponibili sul mercato negli ultimi cinquantanni, dall'invenzione del sonoro alla stagione scorsa. Una considerazione che si accetta con fatica, quando si pensa che le copie usufruibili — a parte il deperimento del materiale e le contese per l'utilizzazione — rappresentano forse T85-90 % dell'intero patrimonio cinematografico prodotto o tradotto in Italia. Facciamo pure il discorso delle cifre per evitare la tentazione del catastrofismo. Nel 1982, un anno qualsiasi, erano in circolazione 7 mila 922 diverse pellicole, con dati che vanno dalle 2-3 mila copie per Usa e Italia alle centi- ittenti private itali Barbara Stan'ivyck naia di Giappone e Hongkong alla singola copia di Lussemburgo e Liechtenstein. Sono anche film che. salvo casi sciagurati come le due produzioni cubane che raggranellarono ognuna in 365 giorni circa 115 mila lire, hanno avuto un consistente esito commerciale: ogni film hollywoodiano, comprese le più stanche riedizioni di Stanilo e Olilo, ha introitato in media 70 milioni di lire e ogni film italiano, comprese le storiche copie di Paisà o ane consumano (o ck, una diva «replicata» sovente neSciuscià, ha introitato In media 92 milioni di lire. Nonostante queste cifre che indicano un mercato quasi sterminato, si deve dire che le televisioni hanno proiettato su scala nazionale e regionale, almeno una volta, ognuno del 7.922 titoli indicati. Mancano in questi casi t riscontri ufficiali tuttavia le emittenti televisive fiorite in Italia come in nessun'altra parte del mondo ne consumano (ogni settimana) tra le mille e le millecinque¬ csrrèmsppmsflap gni settimana) tra gli ultimi mesi cento, dì queste pellicole. In sei-sette stagioni, dalla libo ralizzazione dell'etere, il teso ro cinematografico del paese è stato prenotato e allegra mente consumato, tra la presentazione d'un critico e la pubblicità d'un digestivo, oppure tra entrambe insieme. Il 1985 vede adesso le estre me acrobazie, da parte Rai soprattutto, per grattare il fondo del barile e ricavarne le briciole residue. La marcia all'indietro è ineluttabile perché se qualcosa sfuggi al i mille e i millecin l'attenzione della nostra industria dello spettacolo, ciò risale agli Anni Trenta quando l'organizzazione del cinema conosceva In Italia una difficile sistemazione. Per esemplo la Rai ha tradotto un inedito 1932 di Frank Capra (Forbidden cioè Proibito), mal lanciato da noi nonostante rappresentasse la definitiva affermazione di Barbara Stanwyck, rivelata dallo' stess# regista ne La donna del miracolo, giustamente dato in tv 24 ore prima. In Proibirò Frank Capra inizia la sua polemica sociale denigrando 11 conformismo che Impedisce di guardare con amore a una bimba nata al di fuori del matrimonio e la convenzionalità che impedisce a un uomo di politico di riconoscere il fallimento del matrimonio stesso. Ci sono sublimi rinunce da parte della Stanwyck, decorose viltà dell'innamorato Adolphe Menjou, schiette mascalzonate nelle intenzioni del pretendente Ralph Bellamy. Il racconto procede vigoroso e risentito per quanto lo stesso Capra in un'intervista riportata dal Dizionario Universale del Cinema dica che le lacrime di coccodrillo di un attore in fondo non possono da sole toccare 11 cuore del pubblico: «Lo possono invece il coraggio, la lotta, l'amore e il sacrificio per gli altri: quando sono credibili-. Insomma per apprezzare le riscoperte della televisione bisogna essere critici e storici del cinema, maniaci del particolare e golosi delle chicche. quecento titoli Bisogna sapere che l'unica cosa memorabile nelle tre ore de /( paradiso delle fanciulle sulla vita di Florenz Ziegfeld consiste nei tré mlrtutl di eccezionale danza dinoccolata di Ray Bolger, il formidabile Spaventapasseri de II Mago di Oz, il quale ebbe nel '39 la sventura di vedersi tagliata nel montaggio un'analoga eccezionale performance probabilmente perché la sua inenarrabile bravura distraeva la bambina protagonista Judy Oarland. Impareremo a memoria La pattuglia sperduta, che nella generazione precedente si ricordava con rispetto unicamente perché pessimistica analisi d'un episodio minore del Risorgimento (erano 1 tempi del processo ad Aristarco e-Renzl per L'armata Sagapò). Coglieremo esattamente 1 due minuti del trascinante ritornello cantato da Gordon McRae In Oklahoma, un fallimentare musical rurale recuperato dal Ferragosto. Faremo il santo placere di non confondere James Cagney e Joan Blondell, 1 quali sono stati i primi interpreti di L'urlo della folla nel '31, con Pat O'Brlen e Ann Sherldan che hanno invece dato vita al remake del '39. Cara tv, che oggi ci dà F come falso di Orson Welles che in Italia non circolò mai... Ci ha resi colti e curiosi, ci rende snob e chic; chissà che nell'86, finiti per davvero anche gl'inediti, non ci renda meramente spettatori cinematografici. Piero Perona

Luoghi citati: Giappone, Italia, Lussemburgo, Oklahoma, Usa