Il «Roberto Devereux» di Donizetti

Al Festival della Valle d'Itria una «riproposta» tra Paisiello e Haendel Al Festival della Valle d'Itria una «riproposta» tra Paisiello e Haendel H «Roberto Devereux» di Donizetti L'autentica rivelazi MARTINA FRANCA — Com'è noto il Festival della Valle d'Uria ha tra i suol compiti istituzionali la valorizzazione del musicisti pugliesi. Un posto importante fra costoro Bpetta certamente a Paisiello, non a caso oggetto di una documentata monografia scritta per l'occasione da Dino Foresto. Dall'ampia produzione del musicista tarantino è stata scelta La serva padrona, meno fortunata ma non meno deliziosa dall'analogo Intermezzo pergolesiano. Per l'occasione era stata abbinata, sotto la giovane bacchetta di Fabio Luisi, al «masque» haendeliano Ad e Galatea, omaggio (ma non troppo) all'Anno Europeo della Musica. ' Assolta la sua funzione di «cuscinetto» (ma ne valeva la pena?), l'accoppiata FalslelloHaendel ha tosto ceduto 11 passo al Roberto Devereux, una felicissima riproposta storicamente destinata, non meno del Puritani, a caratterizzare molto positivamente l'undlcesima edizione del Fe¬ qEmio Donaggìo one della manifestazione parla spagnolo: si chiama Maria Angeles Peters e fa il soprano » stival; siva varietà del fraseggio. Sono qualità che, presenti anche nel canto della Gonzales, vengono quasi sublimate dalla bellezza del timbro e dalla suggestione del colore di questa cantante spagnola, sorprendente nella sua maturazione tecnica ed evoluzione stilistica che ne fanno uno del pochissimi autentici mezzosoprani (tanto contraiteggtantl quanto estesi fino al si naturale) oggi degni di questo nome. Sconvolgente Infine, perché del tutto inattesa, si è rivelata, sulla scia dell'indimenticabile Gencer, la regale Elisabetta della polacca Jolanda Omlllan. I-suol venti minuti conclusivi, vertice assoluto del Devereux, hanno.Infatti rappresentato, mediante un'impressionante sequenza di scatti imperiosi e ripiegamenti lancinanti, di traflttlve perorazioni e di Imploranti accenti, di eterei pianissimi e di dardeggianti acuti laminati di sdegno, lo straordinario esito di una totalizzante concessione espressiva: senza dubbio, unitamente al Maffio Orsini della Dupuy e lilla Gilda (nel- VAjo) della Serra, una tra le più valide acquisizioni al recente cammino dell'interpretazione donlzettiana. Nelle brevi parti di fianco Diego D'Amia e Giuseppe De Mattels si sono positivamente aggiunti ai vari Ambrogio Riva, Michele Farruggla e Kumiko VoshIJ del Puritani, nonché al" sempre brillante Enzo Darà (l'Uberto paislelliano), al duo Antonio Barasorda e Armando Caforlo con l'aggiunta della brava torinese Daniela Lojarro (per Ad e Galateo), e infine, per lo Stabat Mater di Haydn, al tenore Giuseppe Morino e alla coppia femminile formata da Daniela Dessy e Nicoletta Cillento. Ma l'autentica rivelazione canora del Festival parla spagnolo, per la precisione di Valencia. 81 chiama Maria Angeles Peters, un bel «lirico-leggero», probabilmente destinata a Inserirsi nel glorioso filone delle «colorature» iberiche: elemento da tenere d'occhio, anzi d'orecchio, per esemplo In occasione del Gallo d'oro al nostro Regio. SI è trattato del ritorno sulle scene italiane, dopo tredici anni, di una fra le più valide, anche se più trascurate, partiture donlzettlane, offerta In un'edizione assai pregevole che ha registrato gli sforzi combinati di Lamberto Puggelll (una felice Intuizione centrale accompagnata da un discutibile prologo storicizzante) e di Bruno Campanella, concertatore attento a un equilibrato disegno complessivo nel quale-trovano degno risalto non pochi suggestivi particolari (per esemplo lo splendido finale). Ma è soprattutto la compagnia di canto che, com'è tradizione di questo Festival, ha rivelato le cose più Interessanti e persino sconvolgenti. Interessante era senza dubbio l'esordio baritonale di Simone Maino, finora situato nell'ambigua ma meno scoperta posizione di basso-baritono. Un approccio decisamente promettente che, accanto alla scioltezza del fraseggio e alla capacità di piegare la linea del canto alle peculiari esigenze » Maria Angeles Peters espressive, ha registrato una notevole disinvoltura nell'affrontare gli sbalzi imposti dalla nuova tessitura. Non meno interessanti le prove del protagonista Piero Visconti e di Carmen Gonzales. Il tenore di Valenza — a Martina Franca sempre superlativo ma pressoché ignorato dal maggiori teatri Italiani — sembra fatto apposta per queste parti di romanticismo puro che gli consentono di mettere In evidenza le sue migliori risorse, ovvero la patetica nobiltà dell'accentò, riecheggiante Bergonzl, e l'inci¬ Giorgio Guaterai

Luoghi citati: Martina Franca, Valenza