Sul treno della violenza andata e ritorno

Sul treno della violenza andata e ritomo IN CONCORSO «LA VITA E* BELLA» E «REQUIEM POR UN CAMPESINO ESPANOL» Sul treno della violenza andata e ritomo Il jugoslavo Draskovic e lo spagnolo Beli in raccontano due storie di diversa sopraffazione - Un'osteria, davanti alla quale si ferma un treno, diventa una metafora dell'arroganza del potere - L'altro film ritorna al periodo franchista, con un episodio di ribellione soffocato nell'indifferenza popolare DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Abbiamo del vicini cosi carichi di fantasia e di violenza che possiamo aspettarci da loro ancora ■molte sorprese. Intendiamo gli jugoslavi che ogni tanto ci, lanciano messaggi attraverso' 11 cinema e ne ricevono anche complimenti e lodi, spesso premi com'è accaduto quest'anno a Cannes con Kustlirica. O'è 11 dubbio che qualcuno 11 consideri degli ospiti estrosi e un po' esiliati dal mondo, ma basta un film come Zivot Je Lep, La vita è beila, di Boro Draskovic, presentato Ieri alla Mostra, per rimettere la cultura composita della Jugoslavia sul confine piti caldo che c'è. I politologi che qualche tempo fa s'affannavano per cercare una chiave Interpretativa del cosiddetto dopoTito f or6e potrebbero trovare' aluto di immagini e di slogan negli autori di cinema più spericolati. Draskovic viene dopo Le fragole in gola del quarantenne Karanovlc presentato a Venezia Giovani, parabola di un gruppo di arrivisti esterofili e aggiunge una metafora (oddio, si potrà Impunemente usare questa parola?) ancora più severa e truce. In Karanovlc gli ex amici si chiedono: 'Dove abbiamo sbagliato?'. Nel cinquantenne Draskovic, regista intermediale (cinema, teatro, tv) non è tempo di interrogarsi, ma di subire o di Infuriarsi. E tutta la politica sembra sia stata cancellata da una spugna. Com'è la Jugoslavia oggi? Come un'osteria, dice Dra skovlc, dove 1 proprietari prepotenti bivaccano a spese del poveracci c nell'Indifferenza impaurita degli avventori oc castonall. Anzi, non come un'osteria, come una balena fatta a pezzi nel modo san gulnolento e asettico che mostrano 1 documentari televisiva Un'osteria con tv (Sorge in mezzo alla piatta campagna della Vojvodina, proprio dove si ferma un treno passeggeri perché il macchinista s'è stufato di non ricevere 11 cambio e chiede l'intervento di una commissione sindacale. Il macchinista è l'unico idealista del convoglio, tanto è vero che si preoccupa dello stato del vagoni: 'Guarda qui, spaccano e rubano anche gli infissi, la proprietà dello Stato». (Chi conosce 1 treni Jugoslavi magari condivide). Ma 1 passeggeri che sclamano Irritati all'osteria e l'oste che s'appresta a spennarli non sono cultori dell'efficienza ferroviaria e del mitico Orlent Express soppresso per ritardi non gli importa nulla. Passeggeri e oste s'apprestano piuttosto a mimare una pagina di arroganza feudale e di corruzione. Quando 11 proprietario delle locali piantagioni di luppolo (<£ vero che sei più ricco dello Stato?') arriva in aereo dal cielo per Irrorare i viaggiatori con antlcrlttogamlcl e poi per vessarli con ogni tipo di annoiata angheria, nessuno muove un dito. E quando la sera l'osteria, ripulita della gente qualunque, si riempie di Imbroglioni politici d'alto bordo si può anche consumare collettivamente l'ultimo oltraggio contro una cantante bambina in cerca di protezione. Draskovic non sarebbe uno Jugoslavo di Sarajevo se non avesse estratto dall'albo della sua rancorosa fantasia 11 personaggio di un musicista giramondo e dissidente che all'ultimo momento, come monito surreale (ma non tanto) esplode In una strage a colpi di pistola In stile Glint Eastwcod. Sangue e vendetta dei puri di cuore. Non diremmo che tutto 11 film è al livello del finale, ma è molto efficace e torva (molto vecchia Jugoslavia) l'allegoria delle facce. Ed è molto raccomandabile la cantante bambina, una debolezza che cerca di vendersi con malizia istintiva. Se non sapessimo che l'hanno già fatta diremmo che gli jugoslavi preparano la rivoluzione. Abbiate pazienza, ogni giorno ha 1 suol equilibri, ieri alla Jugoslavia ha fatto da contrappeso la Spagna con Requiem por un caropeslfio espanol, Requiem per un contadino spagnolo di Francese Betrlu. Un racconto quasi classico di Ramon J. Sender (1902/1982) e una trasposizione che si dichiara rispettosissima delle cadenze letterarie, pura rivisitazione del tema Inevitabile, la Repubblica, la guerra civile, le Illusioni popolari, il sonno franchista. Può darsi che un briciolo di consunzione abbia velato nel nostro interesse 11 soggetto del soggetti spagnoli (non dite magari catalano sennò la burocrazia statale non paga le sovvenzioni). Ma proprio adesso è 11 momento di trattare la storia degli Anni Trenta con la saggezza amara degli eredi. Il vecchio prete Mosén Millan sta aspettando in sacrestia di celebrare una messa di suffragio per Paco, ucciso l'anno avanti dagli squadristi mandati in difesa del latifondo. Nessuno viene, 11 prete sogna, anzi ricorda: Paco chierichetto turbato dalle ingiustizie, dalla miseria, Paco giovane sposo. Paco consigliere comunale al momento della Repubblica e guida del contadini nell'occupazione delle terre, Paco braccato e ucciso dagli squadristi. Perché non viene nessuno alla messa? Perché gli unici che si presentano sono 1 ricchi proprietari nemici di Paco? E' naturale, per celebrare la propria vendetta con magnanimità, per sigillare scrupolosamente le speranze. E' vero, nel rispetto di Betrlu verso la sua fonte c'è qualche timidezza, un sospetto di schema; ma è chiaro che 11 vero protagonista della storia non è Paco, è don Mosén, umile intermediarlo di una chiesa che tradisce e perdona, sl.comp'rpinette ma ce- Stefano Reggiani XLII MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA Un momento di «Requiem per uh contadino spagnolo» e una scena di «La vita è bella»

Persone citate: Boro Draskovic, Draskovic, Millan, Ramon J. Sender, Stefano Reggiani

Luoghi citati: Betrlu, Cannes, Jugoslavia, Sarajevo, Spagna, Venezia