Cina, il futuro si chiama auto

Cina, il futuro si chiama auto Cina, il futuro si chiama auto Ci sono segnali, e anche qualcosa più di segnali, che anche la lontana, mitica Cina si stia per «convertire» all'automobile individuale,-dimenticando antichi tabù sotto la spinta di quell'evoluzione economica che in un Paese cosi sterminato, con quasi un miliardo di abitanti, non può che portare a un crescente bisogno di motorizzazione. Anche se la situazione economica e la concezione politica cinese non sembrerebbero favorire lo sviluppo di un automobilismo privato. Camion Usa Finora, la motorizzazione in Cina è stata esclusivamente orientata verso i veicoli industriali pesanti e leggeri, costruiti nel Paese da una modesta struttura industriale. Questi mezzi sono stati in prevalenza derivati dai camion americani e dalle Jeep, gli uni e le altre forniti dagli Stati Uniti durante l'ultima guerra, oppure copie conformi di carri e veicoli commerciali leggeri sovietici. Pochissime le vetture da turismo, per lo più destinate agli alti funzionari dello Stato. Le cifre ufficiose si riferiscono al 1983, e parlano di 900 mila veicoli industriali circolanti e di appena 70 mila vetture, cioè — considerando il numero globale — un autoveicolo ogni 1000 e più abitanti. A quanto si sa, la produzione dell'industria automobilistica della Repubblica Popolare cinese è oggi di circa 300 mila veicoli l'anno (di cui 5 mila vetture), largamente insufficiente ai bisogni del trasporto di merci e collettivo di persone, anche se i piani di sviluppo prevedono di arrivare quest'anno a una produzione di 500 mila unità, e a un milione nel 1990. Ma intanto le autorità di Pechino stanno portando avanti nuovi programmi, sempre avendo in primo plano i veicoli pesanti, ma con un occhio anche alle vetture Individuali. La strategia è di avviare contatti commerciali e tecnici con l'industria automobilistica del resto del mondo, non soltanto per l'acquisto di tecnologia e di parti staccate che consentano alla Cina di ridurre l'attuale gap tecnologico in questo campo, ma anche di arrivare al montaggio locale di veicoli stranieri, inizialmente basato su parti e componenti importati. In questo quadro è significativo l'accordo del marzo scorso tra l'Iveco e il responsabile cinese per l'industria automobilistica, per la produzione a Nanchino di 60' mila autocarri' leggeri l'anno dei tipi Daily e Grinta, e l'acquisto della necessaria tecnologia produttiva (un investimento di 550 miliardi di lire). Ma, come accennato, la Cina popolare comincia anche a pensare alle vetture. Già l'anno scorso la Volkswagen ha concluso un accordo per la produzione in uno stabilimento di Shanghai di 20 mila .Pantana, e 100 mila motori fino al 1989; la Peugeot ha recentemente ottenuto via libera per la costruzione annua a Cantori di 15 mila pick-up e giardinette tipo 504; la Citroen è riuscita a piazzare alcune migliaia dei suoi modelli e sta negoziando la produzone di 100 mila motori l'anno a Nanchino; la Renault e la General Motors, in cooperazione, hanno creato una società per la produzione locale di jeep. Infine, la polacca Fso-Polskl sta trattando per la costruzione in Cina di una vetturetta a 4 posti (verosimilmente la Fiat 126). Testa di ponte Afa nel campo della motorizzazione individuale a quattro ruote si tratta per ora di iniziative modeste, che tuttavia, in considerazione della nuova linea politica elaborata da Pechino, dovrebbe essere una semplice testa di ponte, una base per sviluppi più Importanti verso il 2000. Il mercato è immenso, immense possono diventare le prospettive per il resto del mondo e in un primo luogo per la stessa Repubblica popolare. Comunque, il segno più clamoroso, e fino a ieri assolutamente impensabile, di questa apertura verso l'automobile, è stato il primo Salone internazionale che si è tenuto agli inizi di luglio a Shanghai, con la partecipazione di 150 espositori (di 20 Paesi) di vetture, veicoli industriali, motociclette, trattori. Presenti, tra le altre, le marche Daimler-Benz, General Motors, Fiat, Nissan, Relault, Toyota, Volkswagen. Pare che la curiosità e /Interesse del pubblico siano stati eccezionali. Per ora, tutto serve per sognare, domani chissà. Ferruccio Bernabò

Persone citate: Cantori, Ferruccio Bernabò, Pantana