Renault, quasi guerra sugli Champs-Elysées

Renault, quasi guerra sugli Champs-Elysées Operai bloccano il viale, la polizia carica Renault, quasi guerra sugli Champs-Elysées PARIGI — Alle 7 del mattino, in una Parigi ancora semideserta, una colonna di auto Renault, tutte nuove e senea targa, ha raggiunto gli Champs-Elysées. A bordo, un centinaio di attivisti del sindacato comunista, la Cgt, che hanno fermato le vetture al centro del viale, a pettine, bloccando il traffico. E' cominciata cosi la seconda, clamorosa protesta consecutiva contro la presunta direttiva dell'azienda di « trasferire all'estero* parte della produzione, tagliando posti di lavoro in Francia. Una protesta che si è conclusa dopo 5 ore con lintervento, duro, della polieia. Una carica, scontri, qualche ferito, anche un operatore della tv in ospedale. Altri attivisti della Cgt, roercofedl, avevano tentato di bloccare un treno che trasportava 13 presse dallo stabilimento Renault di Douai, nel Nord, a una fabbrica della filiale spagnola del gruppo. Un'azione di commando che per tutta la giornata aveva sconvolto il traffico ferroviario, con occupazioni di stazioni da Douai a Bordeaux fino a Bayonne, poco lontano dalla frontiera. E anche l'azione di ieri ha avuto le stesse caratteristiche. I militanti si sono impadroniti delle auto (la polizia ne ha poi contate 74) nel deposito di Gennevilliers, alle porte di Parigi, prima dell'alba. Hanno aggredito un guardiano, hanno tagliato le linee telefoniche e telex, hanno sfondato un cancello. Tanto che la direzione dell'azienda ha presentato una denuncia contro ignoti per violenza e furto. Le auto provenivano tutte — così almeno gridavano nei megafoni i dimostranti — dagli stabilimenti che la Renault possiede in Belgio, in Spagna e in Portogallo. «Ottomila posti di lavoro in meno a casa nostra», era lo slogan lanciato sugli Champs Elisées. La polizia è rimasta a guardare a lungo, il traffico è stato deviato. Poi, quando i dimostranti hanno tentato di raggiungere l'Eliseo, la carica con gli incìdenti, e l'interminabile lavoro dei carri-gru per rimuovere le auto abbandonate. Il sindacato comunista aveva promesso un autunno caldo al governo degli ex alleati socialisti. «Abbiamo sopportato abbastanza, adesso è il momento di agire», ha ripetuto ancora ieri il leader della Cgt, Henri Krasucki, annunciando per il S settembre — un giorno dopo la riapertura delle fabbriche — una giornata di mobilitazione. Ma la linea dura del sindacato fìlo-pcf è sempre più isolata. E non è un caso che le proteste siano affidate a manipoli di attivisti, e che nemmeno questa volta la Cgt abbia avuto la forza di proclamare uno sciopero generale. Le azioni di mercoledì e di ieri hanno anzi esasperato la divisione nel fronte sindacale. Sono state condannate dalle altre componenti che, da tempo ormai, hanno affrontato con un atteggiamento ben diverso i temi della flessibilità del lavoro e delle ristrutturazioni. e. s> •

Persone citate: Henri Krasucki

Luoghi citati: Belgio, Bordeaux, Francia, Parigi, Portogallo, Spagna