Una montagna di ghiaccio uccise nel sonno 88 operai

Una montagna di ghiaccio uccise nel sonno 88 operai Ventesimo anniversario della tragedia di Mattmark Una montagna di ghiaccio uccise nel sonno 88 operai MATTMARK — Venfannl fa, il 30 agosto 1965, a Mattmark, nel Vallese, la coda inferiore del ghiaccialo dell'Alalln si staccò improvvisamente investendo le barocche del cantiere che ospitavano una parte degli addetti alla costruzione di una grande diga. Ottantotto le vittime, seppellite sotto mezzo milione di tonnellate ' di ghiaccio. Ancora una volta i lavoratori italiani pagarono il tributo più alto: 56 morti; 27 furono gli svizzeri tra cui alcuni dirigenti del cantiere, responsabili della sua pericolosa ubicazione. Poi: due tedeschi, altrettanti spagnoli e un austriaco. Un solo piemontese, Mario Canduso, della provincia di Novara. Tutti erano in turno di riposo, la maggior parte venne spazzata nel sonno. Solo due i superstiti e con loro un gatto randagio che un operaio aveva raccolto qualche giorno prima. Le baracche erano state piazzate poco lontano dallo sbarramento della diga in costruzione e proprio sotto la direttrice della grande lingua glaciale dell'Alalln che terminava rigonfiandosi stl una fascia di rocce levigate: una specie di trampolino, con il conseguente tragico slittamento. Tra i primi ad accorrere furono le guide del Soccorso alpino di Macugnaga poiché la diga di Mattmark è ubicata appena al di là della cresta di frontiera con l'Ossola. «Uno spettacolo Impressionante, incancellabile nella nostra memoria. Inutile parlare di soccorsi. Non rimaneva che recuperare i corpi straziati», ricordano le guide Costantino Pala e Felice Jacchinl. L'opera pietosa durò alcuni mesi. Qualche anno dopo, il processo penale. E, in appello, l'assoluzione degli imputati. I giudici di Sion accolsero la tesi della «imprevedibilità» della catastrofe, sollevando stupore e critiche anche in Svizzera. Clamorosamente 1 famigliari delle vittime che si erano costituiti parte civile dovettero sborsare una quota delle spese processuali. .A venfannl dt distanza ri¬ mane vivo il dolore ma le polemiche sono ormai placate», osserva don Carlo De Vecchi, un missionario italiano in Svizzera che fu tra 1 primi ad accorrere sul luogo della tragedia. E' stato lui ad organizzare per sabato prossimo, 31 agosto, una grande manifestazione commemorativa. «Sono annunciate circa 500 persone, soprattutto dal Bellunese, la provincia che ebbe diciassette morti. Ci saranno i parenti, le autorità e il vescovo». La cerimonia è fissata per le 10 alla Cappella che ricorda le 88 vittime davanti alla grande diga Dal Veneto arriveranno anche molti trentini e friulani che, come 1 bellunesi, possono contare delle attivissime associazioni di emigranti operanti in diverse nazioni. Ma sono attese anche delegazioni dal Sud, soprattutto da Cosenza, Reggio Calabria, Chleti e Avellino. Parecchie vittime erano dei vallesani, abitanti nella valle di Saas Fee, a due passi dalla «diga della morte». Però la maggioranza del lavoratori impegnati nella costruzione era formata da italiani: la proporzione è stata rispettata anche nella dimensione numerica della tragedia. Teresio Valsesia

Persone citate: Carlo De Vecchi, Mario Canduso, Teresio Valsesia, Vallese

Luoghi citati: Avellino, Chleti, Cosenza, Macugnaga, Novara, Ossola, Reggio Calabria, Svizzera, Veneto