«Sono innocente» e si uccide in carcere di Remo Lugli

«Sono innocente» e si uccide in carcere A Napoli, il cognato l'aveva accusato di complicità con i banditi che l'avevano rapinato «Sono innocente» e si uccide in carcere E' un sarto di 50 anni - Poco prima aveva letto su un giornale la notizia del suo arresto - Un espósto al ministero NAPOLI — Un uomo si è impiccato in carcere, a Poggloreale, per la vergogna d'essere stato arrestato e accusato di rapina, innocente, secondo quanto lui stesso ha lasciato scritto. E' Mariano Forino, 50 anni, sarto, un artigiano molto noto, titolare di una sartoria cori una decina di dipendenti, che serviva personaggi in vista di Napoli, anche nel settore giudiziario. Aveva l'atelier nella centrale via Orsini e abitava con la famiglia, la moglie Elena Taurlsano, due figlie e la suosera, in un appartamento di sua proprietà in viale Colli Amlnel. Era anche proprietario di una seconda casa a Torre del Greco. Il 17 agosto scorso giunge da Roma, a bordo di una Mercedes, il cognato, Vittorio Taurlsano, che viene per far visita alla madre e che è accompagnato da una amica, Marlagrazia Emmanuelle. Taurlsano, anche lui originarlo di Napoli, è stilista di moda a Roma dove conduce un laboratorio che aveva avviato insieme con il Forino, il quale poi si era ritirato per dedicarsi solo alla sua attivita napoletana. ■ La coppia dopo l'incontro in famiglia va a prendere alloggio nella casa del Forino a Torre del Greco. L'indomani, domenica, Taurlsano e l'amica hanno Intenzione di andare a Capri dove intendono fermarsi qualche giorno. Forino li raggiunge per accompagnarli all'Imbarco e per portare poi. la Mercedes nel proprio garage a Napoli. Vicino all'abitazione c'è da superare un passaggio stretto e Forino scende per aiutare nella manovra, a segni, il cognato che è al volante. In quel momento sbucano due uomini incappucciati e armati ognuno di una pistola e di uno sfollagente. Colpiscono per primo il Forino, poi s'avventano dentro all'auto sul Taurlsano. E' un'aggressione a scopo di rapina. Vogliono denaro e gioielli. Taurlsano cerca di opporsi perché ha in tasca una forte somma, 16 milioni; e la sua donna ha in borsetta preziosi per 40 milioni. I banditi percuotono ripetutamente il Taurlsano; sia la donna che il cognato lo invitano a non opporsi per non farsi» uccidere. I rapinatori arraffano cosi il denaro e i gioielli della coppia e il portafogli del Forino. Subito dopo le tre vittime vanno al commissariato di Ps di Torre del Greco a denunciare l'accaduto. Anche Forino fa la propria relazione che sottoscrive. La sera rientra a casa, ma l'indomani mattina ha la sorpresa di vedersi prelevare e portare In carcere in stato di fermo di polizia giudiziaria. Capisce li perché: il cognato deve avere manifestato del sospetti giudicando di essere stato percosso dai banditi più del parente. Finisce in carcere anche Pasquale Caruso, di 30 anni, custode del complesso residenziale nel quale ha l'abitazione il Forino: è sospettato di essere stato uno del due rapinatori, mentre lo stesso Forino sarebbe stato il basista. Pomeriggio del 23. Mariano Forino in cella si mette a scrivere una lettera che indirizza alla moglie. Incomincia cosi: 'Sono le ore 17,30. Da poco ho ricevuto l'ordine di cattura. Una vergogna. La mia mente e tutto me stesso si sono bloccati, non ho più la forza di resistere: mi uccido, innocente». Più tardi un agente di custodia, guardando attraverso lo spioncino, vede 11 corpo del detenuto penzolare dall'inferriata. Accorre, troppo tardi. Il sarto Forino subito dopo 11 fermo aveva chiesto l'assistenza legale all'avv. Ivan Montone. Questi dice ora che vuole andare fino in fondo per far riconoscere l'innocenza del suo cliente. Ha presentato un esposto indirizzato al ministro di Grazia e Giustizia. La prima violazione, spiega il legale, è quella all'art. 238 del codice di procedura penale che prevede l'arresto solo nel caso di pericolo di fuga del sospettato, pericolo che qui non c'era perché anche il Forino si era recato in commissariato a denunciare l'accaduto. L'altra violazione, sempre secondo l'avvocato, è all'art. 326 del codice penale perché la polizia giudiziaria ha informato del fermo gli organi di stampa prima ancora che il rapporto arrivasse al magistrato. •Quando il mio difeso passò per l'anticamera della saletta del carcere dove l'attendeva il magistrato per l'interrogatorio, vide un giornale, "Il Mattino", che riportava la notizia del suo arresto (mentre invece era solo fermato), con il titolo: "Sarto rapina il cognato". Ne fu sconvolto, certo quella notizia diffamatoria è stata la causa scatenante,. Quello stesso giorno il Forino annunciò al magistrato che si sarebbe ucciso se si fosse continuato a considerarlo colpevole. Ieri il quotidiano di Napoli ha pubblicato numerosi necrologi, uno anche inviato dalla Germania per le condoglianze al fratello del defunto che là dirige una importante azienda. Una necrologia è dell'avv. Montone: suona di accusa alla polizia giudiziaria e incomincia con l'espressione: 'Ingiustamente e illegalmente fermato quale indiziato di reato» e si chiude con le parole •frettolosamente rinchiuso nella attesa della prova della presunta sua colpevolezza». Fra 1 necrologi c'è anche una nota del giornale: «Il Mattinosi è limitato a riportare correttamente i sospetti del cognato e la notizia dell'arresto». Remo Lugli

Persone citate: Ivan Montone, Mariano Forino, Pasquale Caruso