Antonioni in posa per il robot pittore di Lietta Tornabuoni

Antonioni in posa per il robot pittore PERSONE di Lietta Tornabuoni Antonioni in posa per il robot pittore DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Michelangelo Antonioni racconta come il robot gli ha fatto un ritratto alla grande kermesse elettronica di Tsukuba, dove lui era andato imitato da un miliardario giapponese dell'autotrasporto: «Prima il robot ha memorizzato l'immagine della mia faccia. Poi ha allungato la manina verso i due pennarelli di cui disponeva, uno più spesso, l'altro più sottile. E' rimasto un poco incerto su quale scegliere. Poi si è messo a lavorare. Alla fine ha firmato il disegno e me lo ha porto». Bel ritratto? (Perfetto. Non è soltanto somigliante, c'è dentro la mia natura. E' il primo ritratto mio che possiedo: una volta Guttuso voleva dipingermene uno, diceva che ho una bella testa, ma quando storditamente gli ho domandato "E per posare quanto tempo mi faresti perdere?" s'è offeso e non me l'ha più fatto». Julien Tempie è un regista inglese giovane, pallido, elegante: abito grigiazzurro ampio con giacca corta alla cintura, occhialini neri, dritto il ciuffo dei capelli, scarpe stampate uso felino maculato di bianco e di nero. Il suo primo film era con i Sex Pistols, La grande truffa del rock-and-roll; questo Running out of Luck è con Mick Jagger; quello che sta finendo, Absolute Bcginncrs, è con David Bowie nella parte di un Mefistofele pubblicitario che provoca il primo boom dei consumi giovanili negli Anni Cinquanta, ed ha come musica il jazz, ora ini gran ritorno di moda in In-i ghilterra. Fa film con le popstar perché «considero la musica espressione dell'energia presente nella cultura giovanile», perché i film musicali sono «gli unici veramente, realisticamente inglesi: non come Gandhi o altri kolossal fatti da autori inglesi per il pubblico americano e per gli Oscar». Le star che sceglie sono abba¬ stanza anziane, ammette: «Il fatto è che le star più giovani delle nuove band sono molto noiose, cosi noiose». Come tanti registi inglesi, anche lui viene dai video musicali e dagli spot pubblicitari, con quelli ha fatto soldi e successo: ma come tutti sogna e vuole soltanto il cinema. Curioso. Mentre in Francia o in Italia video e spot vengono realizzati con civetteria dai Maestri, studiati e ammirati come la forma d'arte più sintetica e creativa e contemporanea, uno come Tempie che li fa da anni li ama poco: «Girarli è divertente. Però tre minuti sono un tempo di espressione molto povero; la funzione commerciale dev'essere rispettata con una grettezza che toglie ogni libertà; i protagonisti, se hanno una popolarità recente e precaria, sono mortalmente seri, privi di ironia come capita a chi ha paura». Enrico Montcsano ha da poco finito di dirigere il suo primo film, A me mi piace: che tipo di regista è stato, dittatore, seduttore, distratto? «Dittatore col produttore, seduttore cogli attori, distratto con la troupe». Non è male il Quartetto Ionesco, il gruppo formato dal letterato-giurato e dai suoi: primo viene lui, mollo anziano e fragile, con il bastone e il passo esitante; seconda viene sua moglie, una signora piccolissima col piglio energico e risolutivo della «monaca nana') di Amarcord di Fellini; poi ci sono gli assistenti, adepti di Verdiglione al quale Ionesco-è-molto legato e che t verrà probabilmente a Venezia a fargli compagnia. Non è poi stala male la prima proiezione mattutina dei vecchi cartoni animati di Disney: c'erano sei persone, cinque delle quali non italiane. Tutte hanno dovuto aggrupparsi, recitare l'entrala, mimare l'uscita, fingersi pubblico, insomma fare le comparse per aiutare una ripresa televisiva. [ wm S I ■ :. li Enrico Montcsano, un neoregista «dittatore col produttore»

Luoghi citati: Francia, Italia, Venezia