Ancona ha dedicato una mostra a uno dei suoi artisti più importanti ma meno conosciuti - E' un'occasione di revisione critica di Francesco Vincitorio

Ancona ha dedicato una mostra a uno dei suoi artisti più importanti ma meno conosciuti - E' un'occasione di revisione critica Andrea Lilli, visionario della Controriforma Ancona ha dedicato una mostra a uno dei suoi artisti più importanti ma meno conosciuti - E' un'occasione di revisione critica ANCONA — Nella Pinacoteca Civica, fino al 13 ottobre, una delle più interessanti mostre d'arte antica di quest'anno. Si intitola «Andrea Lilli nella pittura marchigiana tra 500 e 600» ed è una specie di prosecuzione della esposizione su «Lorenzo Lòtto nelle Marche», organizzata nel 1981 dagli stessi enti, e cioè Comune, Provincia e Regione, in collaborazione con Soprintendenza, Università e Archivio di Stato. Prosecuzione quanto mai opportuna perché Andrea Lilli, detto anche Andrea Anconetano, come aveva intuito più di trent'anni fa Federico Zeri nel suo memorabile libro Pittura e Controriforma, oltre che lontano riecheggiatore dell'arte lottesca, fu una delle figure più significative della pittura controriformistica. E contribuì in modo determinante al fiorire di una stagione, breve ma intensa, tra le più intriganti dell'estrema fase manieristica. Anzi, come sottolineò sempre Zeri, «è il vero signore del momento... l'ultimo e degno erede della fiammata neo-gotica e neo-mistica». Una vicenda, fino a. poco fa, con scarsa fortuna critica. Affidata, come scrisse Andrea Emiliani (altro precoce studioso del Lilli), «all'incerto destino della cattiva conservazione, dell'oscurità delle chiese e delia difficile accessibilità dei luoghi». Con questa mostra, che comprende oltre 20 dipinti c alcuni disegni del pittore anconetano e una cinquantina di tele di artisti in qualche modo a lui collegati, un mutamento di rotta. Vale a dire una cospicua serie di ricerche, raccolte nel catalogo pubblicato dalla Multlgraftca Editrice, c una nuova consapevolezza dell'importanza di questa pagina di storia, specie nelle Marche. Momento cruciale tra il tramonto della cinquecentesca «maniera» e la nascita dei differenti «naturalismi» del Caravaggio e dei Carracci, dopo di che esplose il Barocco. Un punto di sutura del quale, come questa rassegna conferma in modo lampante, il Lilli fu una delle figure-chiave. Esprimendo, come pochi, le incertezze e le contraddizioni che accompagnarono quel trapasso tra due epoche. Una personalità ancora tipicamente manieristica, di formazione assai complicata. Dal magistero per lui fondamentale del grande Barocci alla lezione del «riformati» toscani. Dalle influenze venete (consuete nelle Marche) al severo Tibaldi, anch'esso a lungo In Ancona. Dalla «regolata mescolanza» degli Zuccarl al mistico e lirico Giovanni de' Vecchi. Questo per indicare, sommariamente, le matrici della sua arte. Forse già quando, come riferisce il Baglionc, suo primo biografo, «a' tempo di Papa Sisto V venne in Roma giovinetto» e lavorò nei «cantieri sistlni». Un crogiuolo dal quale il Lilli, «ingegno cavilloso e pe- Tenuemente insoddisfatto», estrasse succhi particolarissimi. Capeggiando, fin dall'inizio, quel drappello di artisti, protetto soprattutto dai Francescani, che in polemica con la pacata arte senza tempo sostenuta in quegli stessi anni dai Gesuiti, dette vita ad una pittura emotiva, visionaria, esasperata. Per intendersi, quella che ebbe in El Greco il paradigma. Appunto, ultima fiammata neo-gotica e neo-mistica. Di breve guizzo però, che già premevano da presso le rivoluzioni caravaggesche e carraccesche e il rapido mutare del gusto dei committenti. Spinte potenti che misero in crisi quegli accesi spiritualisti e costrinsero il Lilli verso formule che tenevano conto dei tempi nuovi. In alcuni casi persino patetici certi suol pronti adeguamenti, certi inserti, tratti di peso da Caravaggio o da Annibale,' dipinti sempre con sapienza ma incongrui, inconciliabili con 11 suo spirito di manierista. Autentico, soltanto quando dipinge quegli sguardi di Santi, carichi di turbamento, di ansiosi interrogativi. Frattanto, probabilmente perché via via emarginato, un continuo andirivieni tra le Marche e Roma. Nella provincia, per incarichi comun¬ que sempre di prestigio (valga la grande pala per la Cappella Nolfi a Fano) anche se mai per l'ambito Santuario di Loreto. Nella capitale, più che altro in quanto autorevole membro dell'Accademia di S. Luca e per disegnare le allegorie che illustravano le tesi religiose discusse nei •collegi». Finché, più disorientato che mai, si ritirò definitivamente, come dice sempre il Baglionc. «nella sua Patria». Lo prova, tra l'altro, quel «Crocifisso» per una chiesa di Ancona, di drammatica, arcaica spiritualità, con quella data 1631 riapparsa di recente, che certifica un'attività pittorica che si protrasse addirittura al di là di quel discrimine che viene indicato come nascita del Barocco. Come si é detto la mostra presenta anche una campionatura di opere dipinte nelle Marche in quel medesimo scorcio di tempo. Oltre al Barocci, suo primario punto di riferimento, Antonio Viviani e Ferrau Fenzonl del gruppo del pittori «sistlni», nonché i senesi Ventura Salimbeni e Francesco Vanni. Quest'ultimo una sorta di alter ego del Lilli, specie nei disegni che, come rileva Luciano Arcangeli (uno del curatori della mostra, insieme a Giovanna Bonasegale, Paolo Dal Poggelto e Pietro Zampetti), rag¬ giungono «un furor mistico e morboso quale raramente è dato trovare nell'arte italiana». Altro stretto rapporto messo in luce è quello con l'estro espressivo di Andrea Boscoli. esponente del «riformati» toscani che soggiornò dal 1600 al 1605 nelle Marche. E a ribadire la molteplicità delle idee e tendenze che circolavano in quegli anni nel territorio marchigiano, dipinti di Federico Zuccari, di Filippo Bellini, dell'affascinante Simone De Magistrls che da ragazzo lavorò con il Lotto, cinque splendide tele di On. zio Gentileschi del suo magico momento marchigiano, tre dell'affermatlssimo Roncalli detto il Pomarancio, prediletto di Clemente VIII, e infine di Palma 11 Giovane. Insomma, opportunamente, accanto ad una quanto più possibile puntuale ricostruzione delia personalità del Lilli, una sintetica documentazione della fcoiné che' gli ruotava attorno. Animando un periodo ed un'area, come abbiamo detto, finora negletta e Invece oltremodo ricca. Dipinti spesso di altissima qualità che questa mostra finalmente valorizza, restituendo un capitolo intricato ma d'insospettato interesse della nostra civiltà figurativa. Francesco Vincitorio