Cera Parigi in cima alla scala
Cera Parigi in cima alla scala LETTERE DALL'ITALIA: QUELLA LIBRERIA A TORINO C Pii i i Cera Parigi in cima alla scala Era un luogo magico, dove si potevano sfogliare tutti i libri francesi anche senza comprarli - Vi si incontrava l'elite intellettuale della città, in un clima di grande tolleranza dell'opinione e del gusto Avere un conto aperto con qualcuno non vuol sempre dire che si è In attesa del momento conveniente per accopparlo: da trentatré anni ne ho uno aperto con Aldo Caputo, libraio a Torino, e altro non significa clic fedeltà, buona consuetudine, reciproca fiducia, amicizia. L'ultimo saldalo farà il mio esecutore testamentario: ■ vuole il caso che sia un otti-', ,mo cliente della stessa libreria; chi sa se farò a tempo a ■rammentarglielo? — Saldare da Caputo! — Non andare di là con debiti: cosi muore un Eroe Torinese. Fu la prima Libreria Francese che si aprì in Italia; resta l'unica a essere extraterrltoriale, a non essere una libreria italiana per ambiente, se non per libri. La sua prima sede, nel 1952, al primo plano di via Carlo Alberto 2, è indimenticabile. La libertà di toccare i libri sema comprarli era ancora da venire: Il si poteva. Ancìie da Gissi, In via Po, si poteva; per anni era stata il ritrovo dei pittori: Menzio, Paulucci, Casoratt, Spazzapan, Cremona, Scroppo, e di gualcite letterato, Seborga, Galvano (passati poi a Caputo, die gli metteva Parigi sull'uscio di casa con una messinscena di buon gusto, grande starna, scala a chiocciola, bel silenzio, penombra, ospitalità, le risorse di un'arte del vendere rimasta insuperata). Gissi era bicefala: l'interno era del figlio, il chiosco all'esterno del padre, che vendeva l classici Barion, i Sonzogno dell'avventura, i Salanlnl bian¬ chi, e sconsigliava di comprare dal figlio, che lo trattava male. Celebre, a una richiesta generica di «libri d'arte» la sua pronta offerta dell'Arte di Mangiar Bene. Gli altri librai torinesi erano implacabili: chi toccava un libro era obbligato a comprarlo; se ne sfogliavi uno per un po', educatamente, sema sgualcirlo, il libraio Impaziente te lo strappava di mano. Non molti anni fa, dopo cinque minuti appena di curiosità verso una scan-. sia, fui obbligato, con grinta, ad aprire la borsa, da una librala che aveva occhio. Frugò nella borsa: c'era una frusta che portavo a Wanda, ma non per la mia schiena. Perquisizioni ne ho avute parecchie, in strada, da polizia, carabinieri, Guardie di Finanza. Quando abitavo nei pressi di Castel Gandolfo, ero fermato ogni eslate, di sera, volevano sapere lutto. MI sospettavano di tramare contro Paolo VI, di cui non apprezzavo molto la Populorum Progressio. Nel porto di Genova, non solo la borsa, ogni scotolino mi fu aperto. Come potevano immaginare che nascondo le polverine dietro i lobi frontali?
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