La squadra mobile riapre

La squadra mobile riapre A Palermo ora c't) un obiettivo essenziale: ricucire dopo lo choc la forza operativa della polizia La squadra mobile riapre H questore: «Si torna a lavorare, nella normalità e con serenità» - Sono arrivati i nuovi dirigenti: «Nessun nome, per sicurezza», si preferisce puntare sul lavoro collegiale - Quanto ai mezzi «sarà fatto il necessario» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Il portone dell'ex caserma Cairoti, dove ci sono gli uffici della Squadra mobile, è rimasto chiuso per due giorni: gli uffici disertati dagli agenti in segno di protesta per l'uccisione del vi ce questore Ca ssarà e del loro collega Antiochia. Ieri era spalancato. -Un gesto di buona volontà — dice un sovrintendente — ma anche un modo per rendere omaggio alla memoria del nostri colleghi assassinati. Chi vuole lavorare lo fa, chi non vuole non è obbligato. Ognuno agisce secondo la propria coscienza». Afferma 11 questore Giuseppe Montesano: «La situazione si è rasserenata, siamo tornati nei limiti della regolarità, la Squadra mobile funziona normalmente». I sette funzionari inviati da Roma si sono insediati nei loro uffici. -Adesso sanno quali sono le loro scrivanie», dice un agente con tono polemico. 'Hanno incominciato a lavorare-, precisa 11 questore. SI tratta di incarichi provvisori, non sono nomine definitive. 'Hanno preso il posto di quelli che sono stati uccisi, di quelli che sono stati trasferiti, momentaneamente, per ordine del ministro Scalfaro», spiega il questore. I loro nomi, ancora a tarda sera, non vengono comunicati. ■ . Per una questione di sicurezza — dice Montesano — è meglio non identificare con nome e cognome i responsabili dei settori operativi, chi fa un certo lavoro. Parliamo semplicemente di Squadra mobile». Anche il vlcequestore Cassara era d'accordo sulla necessità della segretezza. Pochi giorni prima di essere ucciso aveva detto: •/ giudici antimafia hanno dimostrato intelligenza e buon senso costituendo il "pool" degli inquirenti, spersonalizzando al massimo il lavoro degli uffici». Adesso si cerca di applicare questa nuova strategia. Dice ■uri -f unzlonarlo: >< .Sul modello ■americano,- dovè esiste IttgeHzia, un'orgahliba-none senza nomi, senza volto. Basta con gli sceriffi coraggiosi che scendono in piazza per sfidare i fuorilegge. Qui bisogna fare un lavoro di gruppo, senza assegnare delle paternità alle operazioni che vengono svolte, senea fornire indicazioni sugli inquirenti». A questo proposito, prendendo spunto dalle richieste di trasferimento presentate dalla quasi totalità degli agenti della Mobile, per protesta contro I trasferimenti del commissario Francesco Pellegrino e del dirigente della sezione antirapina Giuseppe Russo, decisi dal ministro degli Interni dopo la morte del giovane Salvatore Marino, il questore dice: »Una certa rotazione non sarebbe sbagliata. Ma ci sono esigenze di lavoro che devono essere tenute in considerazione. Non si potrebbe trasferirli lutti, perché abbiamo bisogno della' loro esperienza, frutto di anni di lavoro in questa città. Afa è certo che, per motivi di sicu-, rezza, un avvicendamento degli uomini più esposti, quelli in prima linea, darebbe ulteriori garanzie di sicurezza». Riferiamo 11 pensiero del' questore ad un ispettore delia Mobile. »Sia ben chiaro — -lbatte — che nessuno di noi Ha chiesto di essere trasferito per paura. Quella, la paura,l'abbiamo tutti, ma è un problema nostro, abbiamo scelto ' di fare questo mestiere e tan-, to basta. Il trasferimento l'abbiamo chiesto perché sia•:io stufi di pagare sempre, anche con il nostro sangue,* per gli errori degli altri, di chi] non è in grado di tutelare la nostra incolumità». Sulla ro-i i azione come misura di sicurezza, altri sono d'accordo,: anche se quello che conta,' precisa un agente, «é metter- ci in condizioni di lavorare meglio. Siamo stanchi di certi atteggiamenti paternalistici, vogliamo del fatti concreti». Fatti, ovvero più mezzi, altri uomini, Investigatori preparati. Che cosa ne pensa il questore? Montesano elude la domanda. 'Quello che occorre fare sarà fatto. Siamo a conoscenza delle reali necessità, quello che conta, adesso, è ricominciare a lavorare. A lavorare sul serio, con calma e con determinazione». Da dove si ricomincia? 'Le indagini non si sono mai fermate —smms — precisa 11 questore — ci sono cose da verificare, testimonianze da vagliare. Insomma, c'è del lavoro da fare». 'Ricominciamo da meno tre», sbuffa un sovrintendente elencando 1 nomi delle ultime vittime. Chiediamo al prefetto Giovanni Polito, capo della Crlmlnalpol, a che punto sono le Indagini. -Io sono qui per il caso Marino», precisa. Esiste un rapporto fra la morte di questo giovane e l'uccisione del vicequestore Cassata e dell'agente Antiochia? 'Se fossi in grado di fare diagnosi così esatte dirigerei la Fiat e non sarei qui. Comunque, anche se la sensazione immediata poteva essere questa, l'ipotesi è rientrata quando si sono analizzati i tempi necessari per un'operazione simile». C'è il sospetto che Cassarà possa essere stato ucciso per mettere in crisi 11 maxi-processo, dove sarebbe stato uno dei pilastri dell'accusa, «fi grande traguardo della mafia è quello di lavorare indisturbata. Per questo, una volta ammazza un magistrato, una volta un poliziotto», replica il prefetto Pollio. SI dice che a Palermo vi siano oltre 400 latitanti. Sono tutti nascosti In città? 'Non so. In ogni caso, credo che, al massimo, ci potrà essere soltanto il 2 per cento di teste pensanti fra loro». Per il sostituto procuratore Vincenzo aeraci, uno del magistrati che fanno parte del •pool» antimafia, 11 ruolo della polizia in questo momento è molto delicato: «Sono convinto che la gente è contraria al fenomeno mafioso. Ma fatti come quello di Marino alienano l'opinione pubblica». Per questo le forze dell'ordine devono riconquistarne la fiducia e manifestare la loro efficacia. Devono essere presenti perché «io Stato deve dimostrare che c'è solo la sua sovranità». Ecco perché sono importanti anche i posti di blocco, gli agenti e 1 carabinieri in divisa per le strade •Bisogna riappropriarsi del territorio — conclude il magi' strato — si deve poter alzare ti rischio degli assassini con la presenza delle forze di polizia per le strade». Alla violenza della mafia lo Stato risponde schierando in campo le proprie forze. Alla Mobile si studiano nuove strategie, si cerca di rimettere insieme i cocci di un'organizzazione decimata dalle uccisioni e lacerata dal malcontento. «Lasciatoci lavorare», dice il questore. E' proprio questo che la città aspetta. Francesco Fornarl Palermo. Agenti della Finanza perquisiscono alcuni automobilisti (Tclcfoto Ansa)

Luoghi citati: Palermo, Roma