Se Colombo fosse stato un cinese...

Se Colombo fosse stato un cinese... Sulle coste del Pacifico prende forma F«altra America»: l'alternativa asiatica al suo destino europeo Se Colombo fosse stato un cinese... DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Lo storico George Stewart si chiese un giorno che cosa sarebbe successo dell'America, se la avesse scoperta non Colombo dalla parte dell'Atlantico ma, poniamo, un navigatore cinese dalla parte del Pacifico. L'avrebbero colonizzata — fantasticò subito — non i popoli europei, bensì quelli asiatici, che vi avrebbero introdotto il tè anziché 11 caffè, e le pagode invece delle chiese. Se cosi fosse accaduto, per ricordare le origini della superpotenza oggi non si parlerebbe di una nuova Inghilterra, ma di una nuova Cina, o di un nuovo Giappone, e 11 suo epicentro verrebbe collocato in Oriente e non In Occidente. Nessun Ko-Lum-Bu (come Stewart chiamò l'ipotetico | navigatore di levante) gettò tuttavia un ponte tra l'America e l'Asia all'epoca delle grandi esplorazioni. Avulso dall'Europa, senza le sue eredità latine o sassoni, il nuovo mondo è inconcepibile. In un certo senso, gli americani sono soltanto degli europei più ricchi e meno colti. Ohi potrebbe immaginare un'America di campi a terrazza coltivati a riso, o una New York popolata di donne silenziose e riservate? Quelli degli Stati Uniti alla Geo, e per altri versi all'Urss, sono accostamenti automatici: su di essi si basa la politica estera di quasi tutte le potenze. Quest'altra America mal esistita Incomincia tuttavia a prendere forma sulla costa del Pacifico. La si vede nei visi, se non gialli almeno scuri, degli ultimi immigrati: nella proliferazione, dentro le città, dei quartieri, dei negozi, dei giornali, dell'abbigliamento orientali; nell'attenzione prestata dalla finanza e dall'industria statunitensi al mercato asiatico; nel soggetti del film di Hollywood e degli sceneggiati alla tv. A poco meno di mezzo millennio dalla scoperta di Colombo, l'America constata che esiste un'importante alternativa al suo «destino europeo», e che è stato un grave errore Ignorarla tanto a lungo. La spinta al Pacifico risale alla fine della guerra, al ritorno di centinaia di migliaia di soldati a San Francisco, Seattle e Los Angeles, con qualche soldo in tasca, e un po' di nostalgia per le ragazze dagli occhi a mandorla e dai capelli neri lasciate nelle zone liberate. Si è accentuata con l'avvento delle radio, delle televisioni e delle auto giapponesi. Ma è rimasta sempre incerta, -quasi che> l'abbraccio all'Asia* ha detto Stephen Cohen dell'Università della California -costituisse un tradimento dell'Europa*. La spinta si è realizzata appieno solo nell'ultimo decennio. -Paradossalmente* ha dichiarato l'ambasciatore americano a Tokyo, l'ex senatore Mansfield «c'é potuta la caduta di Saigon perché capissimo che il bacino del Pacifico è una delle nuove frontiere del 2000. Prima, la nostra in Asia era una presenza quasi esclusivamente coloniale. Da qualche anno invece sia'mo diventati soci d'affari e alleati dei Paesi asiatici». Questo cambiamento ha avuto due conseguenze ridicali: l'americanizzazlone dell'Oriente, palese persino in Giappone, dove si rappresenta il musical «A chorus line» come a Broadway, e Torientallzzazione dell'America, dove le «China towns» hanno smesso di essere ghetti. Le cifre parlano chiaro. Tra il '75 e oggi l'immigrazione legale dall'Asia in America è stata il doppio di quella dall'Europa, un milione e mezzo di persone (e chissà quale è stata quella clandestina). Il volume del commerci col bacino del Pacifico ha eguagliato quello con l'Atlantico nell'82, e quest'anno lo supererà di circa 11 20 per cento. Le proiezioni del prossimo decennio sono sfavorevoli alla Cee: l'area col massimo potenziale è quella orientale. .Non bisogna sottovalutare* ha aggiunto l'ambasciatore Mansfield .il fascino crescente esercitato sugli americani dalla cultura e dai costumi asiatici*. . Non è il vento dell'Est di cui profetizzava Mao che si abbatte sull'America, ma oltre al crogiolo delle razze ne usciranno modificati anche 1 sistemi di vita e .di .lavoro. Un tempo una sparuta minoranza. 1 figU dell'Asia negli Stati Uniti raggiungono adesso 1 quattro milioni di persone: 1 cinesi sono in testa, 850 mila, seguiti dal filippini, 800 mila e dai giapponesi, 750 mila. Sono i gruppi a reddito più alto, 23 mila dollari all'anno per famiglia, contro i 21 mila del' bianchi, con le comunità più legalitarie e più pulite, e con un attaccamento .alle tradizioni senza precedenti. Influenza analoga hanno i contatti «in loco.. Oli americani ammirano stupiti 1 miracoli economici della Corea del Sud e di Taiwan, di Singapore e della Malaysia, Paesi con cui 11 loro disavanzo commerciale è Inferiore solo a quello col Giappone. Reimportano gli insegnamenti loro impar¬ titi nell'immediato dopoguerra: l'etica calvinista, lo spirito di sacrificio, la disciplina. •Siamo arrivati al punto* ha notato Mansfield .che molti maschi americani si sposano per corrispondenza con donne asiatiche: le considerano più affidabili, meno esigenti, migliori per la casa e per i figli*. Il traffico sull'Oceano Pacifico non è a senso unico. Come partner, l'America ha dato e dà alle nazioni dell'Oriente i capitali, le nuove tecnologie, l'esperienza necessari al decollo economico e sociale. Solo dove le porte le sono state chiuse in faccia la Cina prima di Deng xiaoplng, il Vietnam, la Cambogia, la Corea del Nord, 11 progresso si è fermato o appare lento e incompleto. «Ci accusano di colonizzazione culturale* ha detto Stephen Cohen fperchè esportiamo la musica di Brace Sprlngsteen, i blue jeans, gli hamburgers e via di seguito, ma nel nostro rapporto questo i un aspetto secondario*. Ai vertici politici ed economici degli Stati Uniti si discute se l'altra America, quella del Pacifico, sia o no compatibile con l'America dell'Atlantico. Alcuni considerano una palla al piede gli Impegni assunti con l'Europa, militari innanzitutto, con quasi 300 mila uomini sui confini comunisti. Altri diffidano di qualche membro della Nato, definendolo -il venire molle* dell'Alleanza. Altri ancora lamentano la condotta della Cee, paragonandola a quella del Giappone. «£' come un matrimonio in cui sia subentrata la stanchezza* osserva Cohen «e il nutrito incominci a desiderare la ragazza della porta accanto*. A Washington, il governo Reagan, come tutti quelli precedenti, liquida i dubbi con una scrollata di spalle. Constata che tra l'Europa e l'Asia è scoppiata la competizione per il possesso delV.anima statunitense*: la tocca con mano nella lotta per le esportazioni degli acciai e delle scarpe, per il monopolio del turismo americano all'estero, per le jolnt ventures industriali. Ma considera 11 vecchio mondo un ancoraggio irrinunciabile e non vi scorge contraddizione alcuna con gli albori di un destino asiatico. Al contrario, lo solletica l'idea di assumere la funzione di ponte tra due grandi civiltà. L'ambasciatore Mansfield ritiene che agli europei convenga fare conoscenza quanto prima con l'altra America, spingendosi nei loro viaggi nello Stato di Washington, in California, nello Utah. .Si renderanno conto* afferma .che il bacino del Pacifico esercita già un peso sulla nostra esistenza quotidiana: sono diversi la cucina, il comportamento della gente, la conduzione degli affari, persino le case e le automobili* Soprattutto nelle metropoli si notano le differenze. Seattle, San Francisco e Los Angeles — le ultime due nonostante 1 loro legami con l'America Latina — sono autentiche porte dell'Oriente. Ennio Carette