Maschere d'oro per l' assassino di Luciano Curino

Maschere d'oro per Vassassino IN GRECIA ALLE RADICI DEL MITO FRA TURISTI E RICORDI DI SCUOLA Maschere d'oro per Vassassino A Micene aleggiano il fantasma di Clitennestra e il ricordo dei delitti che funestarono la storia degli Atridi - Ma ora la tragica regina dà il nome a una pizzeria - Come la città omerica traboccante di ricchezze, che guidò la spedizione degli Achei contro Troia, fu riscoperta da Schliemann - Le mura dei Ciclopi su una collina aspra e brulla delimitano un luogo «segnato dal destino» DAL NOSTRO INVIATO MICENE — «Qui Agamennone prese 11 bagno fatale». La guida è sbrigativa. Si va di fretta perché altri gruppi con altre guide premono. Si pensa che nemmeno all'epoca del suo splendore, più di tremila anni fa, Micene fosse cosi popolata. Gruppi e gruppetti venuti da ogni parte. Pure dal Giappone. Si incrociano sulla rampa che sale all'acropoli, ammassati attorno alle tombe regali, affollano le rovine della reggia e delle abitazioni di nobili famiglie, occupano la grande corte, marciano verso il tesoro di Atreo, si fanno fotografare davanti alla porta del leoni, che cambia continuamente nome, diventa the llons gate, la porte des lions, das LOwentor, altri nomi in altre lingue. Gente in braghette, scamiciata, a torso nudo. Anche oggi i giornali scrivono di morti per il caldo qua e là in Grecia. Gente arrivata quassù da Atene in tre ore d'auto o pullman, sema avere dormito per il caldo e per il rumore. Disse Tucidide che gli ateniesi sono stati generati per non prendere mal riposo e per non concederlo agli altri. Gente sfatta dal lungo andare tra le rovine, e c'è il ragazzotto americano che implora: «No more stones, please», basta pietre, per piacere. Turbamento La babilonia sbracata, affannata, sudata, la trovate anche sul Partenone e tra altre famose rovine. Ma questa appare Intimorita. E' per la strana atmosfera, ti fascino sinistro di Micene. «Altre città danno un senso di serenità. Micene no. Micene inquieta. Micene turba, aggredisce, si Impone», leggo nella guida alla Grecia di Huart e Pottier. «Il luogo eembmeeguato dal destino, il destino tragico della stirpe degli Atridi». Città di pietra nata tra le pietre che trasudano dramma, odio, vendetta, assassinio. Ma qui è anche nata la civiltà greca. Almeno, lo si è creduto finché non si è scoperto Cnosso, laggiù a Creta. Comunque, il mondo di Omero è quello miceneo. Di quell'antica Grecia Micene era città sovrana, Infatti fu ti suo re Agamennone a comandare la spedizione a Trota. Per il raplmeno di Eie- ■ na, dice Omero, in realtà per' una guerra imperialista. II-, generalissimo ritornò dopo quindici anni con Cassandra prigioniera e, secondo pettegolasi, amante. Cassandra era profetessa e seppe subito che ci sarebbe stata una strage, lei stessa sarebbe stata uccisa. Lo disse a tutti. Ma le profezie di Cassandra non erano mai prese sul serio. Agamennone fu ammostato a colpi di scure nel bagno d'argento dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto. Il «bagno fatale» di cui ci ha parlato la guida. Per saperne di più bisogna leggere Eschilo. Ecco il racconto di Clitennestra nella traduzione di Manata Valgimtglt: «Due volte lo colpisco; due volte egli grida; e lascia cadere giù le sue membra. E su lui caduto un terzo colpo aggiungo per dono votivo a Zeus salvatore dei morti. E cosi morendo, egli rutta fuori la sua anima. Irrompe dalla ferita un getto violento di nero sangue, e mi percuote, e mi sembra uno spruzzo di rugiada; e lo ne gioisco, come di una gioiosa pioggia un campo di grano negli aperti calici delle sue spighe in fiore». Ammassata anche Cassandra, ammassati gli amici del re. Sangue schizzato sul muri decorati di affreschi, sangue che scorre nelle stanze e nel corridoi, sotto l portici. La reggia pare una macelleria. Sette annt dopo un altro fattaccio. Oreste, figlio di Agamennone, vendicò il padre uccidendo gli amanti diabolici. Un matricidio. Una collina aspra e brulla addossata a una massa rocciosa dove immaginate lugubri corvi e uccelli da preda, pronti a calare sulle rovine appena t visitatori se ne sono andati. Qui dominava Micene. «Micene , traboccante d'oro», secondo Omero. Ma non si riesce a immaginare una città sfarzosa su questo arido mónte sii una povera pianura con alta erba giallastra, arsa'dal sole e ondeggiante nel vento. Si è sempre detto che la magnificenza di questa città era leggenda, in vensione omerica, fino al 1874 quando è arrivalo Heinrich Schliemann. Era un tedesco clic si sup-. —i —■ pone un po'matto, ma geniale e fortunato. Credeva a tutto quello che aveva scritto Omero e, con le Indicazioni dei/Iliade, ha scoperto Trota. Poi è venuto a cercare la Micene di Agamennone su questo monte dove da secoli salivano soltanto greggi di capre. In due anni ha dissotterrato la mitica città. Il mo¬ mento più esaltante è stato quando ha scoperto le tombe dei re. Piene di tesori: armi di bronzo intarsiate, coppe dorate simili a quelle descritte dal poeta, gioielli, d'oro erano i corredi funebri e le bilance per pesare il bene e ti male fatti nella vita. Oro in grande quantità, quattordici chili Omero aveva ragione. Nei sarcofaghi, nove scheletri di uomini, otto di donne e due di bambini. Tutti avevano maschere d'oro. Schliemann, sollevando- le maschere, ha trovato che uno dei re «si era conservato meravigliosamente... Non c'era traccia di capelli, ma gli occhi erano perfettamente visibili, ed anche la bocca che, per 11 peso enorme che aveva dovuto sopportare, si era spalancata e mostrava trentadue denti ben conservati». Schliemann ha Inviato un telegramma al re: «Ho guardato la faccia di Agamennone. Stop». Chissà perché, si era convinto che quello era Agamennone. E adesso molti ci credono. La maschera è al Museo di Atene, tino del -pezzi- più ammirati Non ha l'aria serena di altre maschere mortuarie. Forse è per suggestione, ma sembra di vedervi uno che è stato ammazzato dalla moglie con una scure. Le tombe sono fosse circolati, ampie, profonde cinque o set metri, fasciate di pietre. Al fondo, tra l'erba giallastra, i pacchetti di sigarette e le lattine di cocacola degli imbecilli. Quelle che sono indicate come tomba di Cliten nestra e di Egisto sono fuori delle mura, un po' In basso, vicino a un melo patito, uno dei pochi alberi di questa montagna della follia c della maledizione. Laggiù cono state-scoperte alcune case é il cimitero del popolo. Anche in queste tombe c'erano corredi funebri d'oro che confermano l'opulenza di Micene. Gente comune La guida Informa che nelle tombe popolari sono stati scoperti scheletri con segni di artrosi. Detto cosi, per caso, ma questa informazione rende Micene a dimensione umana, abitata non solo da personaggi omerici, ma da gente qualunque, che ha amato la vita e la trasparenza di questo cielo, gente con gli affanni e le speranze, la tenerezsa e le delusioni, con sentimenti che, come l'artrosi, tremila anni fa dovevano essére simili a quelli di oggi. Naturalmente la cosa più ammirata di Micene è la porta del leoni. E' famosa, è nei libri d'arte. Ha più di 3200 annt ed è stala costruita cinquantanni prima della guerra di Troia. Due leoni (ma si direbbero leonesse} che si fronteggiano, decapitati. La guida spiega che le teste erano d'oro. Lo si crede, infatti sono sparite. I leoni stanno ritti su un architrave, die è un blocco di pietra di un centinaio di tonnellate. Anche le mura sono fatte di blocchi che pesano ognuno parecchie tonnellate. Gli antichi dicevano che le mure erano state costruite dai Ciclopi, sicché le chiamavano ciclopiche. In realtà fu un lavoro di migliala di persone che si spezzarono la schiena e di buoni ingegneri. Con fortificazioni del genere si capisce che gii assedi potevano durare una decina d'anni, come quello di Troia. Perfino di più, come quello di Messene, che non è distante da qui Da oltre dieci anni gli spartani assediavano Messene e le donne lamentavano la mancanza di uomini. Dissero che senea nascite il futuro della città sarebbe stato compromesso. Fu deciso di distogliere dall'assedio di Messene l guerrieri più giovani e mandarli a Sparta per risolvere II problema. Lo risolsero. Dopo qualche anno, finita la guerra, non si volle riconoscere ai nati da quegli incontri, ritenuti Irregolari, t diritti civili degli altri cittadini. I figli degli incontri irregolari crebbero infelici e rancorosi, ed emigrarono, andarono nel meridione italiano, la Magna Graecia. Fondarono una città che chiamarono Taranto, probabilmente perché il capo della spedizione si chiamava Falanto. Si lascia Micene immaginandovi fantasmi in agguato. Viene voglia di aprire ■Eschilo. Ècco: «Oltraggio risponde ad oltraggio. Difficile è giudicare. Chi preda è predato, chi uccide è ucciso. Finché rimane saldo Zeus sopra il suo soglio, anche rimane saldo che chi ha fatto patire patisca. Questa è la legge. Chi potrà mai dalle nostre case scacciare il seme della maledizione? Incatenata a sventura è la stirpe degli uomini». Un po' deprimente, comunque sembrano versi adatti a chiudere una visita all'antica Micene. Adesso si va tra oleandri ed eucalipti per la nuova Micene con i suol hotel Agamemnon ed Oreste, la pizzeria Clitennestra, il Restaurant Belle Elène, il ristorante Ifigenia, che è il nome della ragazza sacrificata, cioè ammazzata, da suo padre Agamennone. Un altro dai delitti della famiglia maledetta. Luciano Curino Una delle maschere d'oro (detta di Agamennone) trovate a Micene U dll h d' (d A) M Micene. La Porta dei Leoni, aperta nelle mura ciclopiche. Le teste degli animali, perdute, erano d'oro —i —■ ————.