Hiroshima, fato e ragione

Hiroshima, fato e ragione Hiroshima, fato e ragione Già nel 1918 la guerra umana era diventata disonore di sterminio con mezzi scientifici La fine di un incubo e il principio di un altro nello stesso momento non è die un ruotare d'incubi all'interno dello stesso cattivo sonno. Il tranquillante che fu subito distribuito, allora, era l'immagine di una Ragione che avrebbe per forza prevalso, essendo inconcepibile die tutta la terra diventasse simile a quella città-campione. Ma, e se questa brava Ragione fosse, invece che risanatrice, pestifera? Che cosa aveva d'illogico, d'irrazlonale, l'uso di quel mezzo per conseguire più rapidamente un risultato cosi buono, la pace? A volte logico e criminale sono dissociati; altre, niente affatto: e nella fissione dell'uranio hanno sempre proceduto insieme. Altre cose umane, die ragione non sono, come istinto di conservarsi, volontà di vivere, inclinazione biofila, in questa faccenda sono state prese per la Ragione. Ma chi ha mai detto che la Ragione è incon-, testabilmente biofila? D'accordo sempre con il voler vivere? E il suicidio ben ponderato allora? E se le Ragioni fossero due, e una, la più forte, approwiglonatrice incessante di cimiteri? ne non può tirarci fuori dall'incubo atomico, essendo dalla sua parie. Può aiutarci a rendere più moderno il nostro antiquato modo di pensare questo testo di Lucano (I, 642-645) che riferisce parole di Nigidio Figulo astrologo pompeiano: aut lilc errai, alt, nulla cura lege per aevum mundus et Incerto dlscurrunt sldera motu, aut si fata movent, urbi generlque paratur fiumano matura lues... «O questo mondo vaga, senza fine, privo di qualsiasi legge e le stelle si spostano con movimenti assurdi oppure, se c'è un fato a guidare tutto, per l'impero e il genere umano si approssima un cataclisma'. Se non c'è legge cosmica, il presagio fortissimo portato da quel sinistro sole sopra Hiroshima è eludibile, e potrà essere puro caso l'accadere di quel che il presagio annunciava; ma se una legge c'è, si fata movent, il suo accadere è prescritto; e niente è meno illogico, meno paradossale, meno irrazionale, e più nel senso in cui si è messa a correre (forse, fin dal principio) questa nostra Storia moribonda. Non sarà una buona legge; però meglio che niente. Fato è che il genere umano, molto prima che una cometa lo urti, precipiti verso llncendium mundi e l'inverno nucleare: non fa altro che lavorare a questo, e andie le altre sue occupazioni concorrono allo stesso esito: sterilità, deserto, irrespirabilità, imbcvlbllità. Non diversamente l'Europa del 1914 andava verso le mobilitazioni generali dell'agosto e la Germania delle vetrine infrante e delle sinagoghe bruciale '.del 1938 era già quella della Soluzione Finale. E ogni volta qualcuno, alzando la testa dall'oceano dell'imbecillità, sentenzi davanti a un microfono che «non si può tornare indietro», ribatte perdutamente il chiodo. Pur ripugnandomi il oretlnUmo fervente del luoghi .Comuni devo riconoscere che è .vero, indietro non si può tornare, la storia non si può fermarla, un Polaris non diventerà una galera veneziana né il locomotore di un TGV un vetturale ubridco, ma questo è un motivo di disperazione; solo il cretino può essere contento che una costrizione implacabile ci impedisca di saltar fuori da un toboga così fieramente e ciecamente mortale. E dopo aver accertato, con ilarità da Narrenschiff, che ^indietro non st torna; ecco venir fuori in uno sbattimento epilettico che le stesse catastrofi iscritte con sconfinata certezza nell'impossibilità di 'far retrocedere la storia; grazie a un tempestivo «ri-corso alla ragione* e un po' di spezia grattugiata tipo la Buona Volontà Reciproca o la Ferma Volontà dei Popoli, rientrerebbero pentite nel grembo dove maturavano. Un pollo bruciacchiato dagli infrarossi (alla legna -non si tornai) in una infame rosticceria, che pensasse di potere, solo dicendo «io voglio-, spiccare il volo come una rondine e, senza smettere di progredire nella cottura fino a farsi carbone, andare a posarsi in un'isola non segnata in cui i polli arrostiscono gli uomini, si può dire die ragiona? «La guerra attuale, che è soltanto una premessa, si svolge sopra e sotto la terra, sotto i mari e nell'aria, con mezzi spaventevoli, inlmmaglnati finora. E' distruttiva di uomini e cose a un punto tale da rendere difficile il concepire che qualcosa pos-; sa sopravvivere. Tutti gli scienziati del mondo, chimici 6' meccanici, sono dediti esclusivamente alla ricerca dell'omicidio di massa" per schiacciamento, sommersione, deflagrazione, avvelenamento. II male ha degli aspetti cosi nettamente sovrannaturali che perfino i più bassi materialisti sono costretti ad ammettere che è diabolico quanto succede* (dalle Meditazioni di un Solitario nel 1916 di Leon Blog, cap. XXVI). vale, l'artiglieria e il gas gli scontri di fanterie. Quando le armi tacciono all'Ovest la Ceka stava già ammassando le sue vittime nei primi lager comunisti; e gli scienziati non hanno mai più, neppure un momento, cessato di fornire strumenti di distruzione. Qualcosa di realmente fatale, di irresistibilmente preparato da ogni specie di crimine, ha condotto a quei due esperimenti di lampadario appestato dell'agosto 1945, e la ragione e il fato erano dalla parte degli sperimentatori, e imbarcati sull "E noi a Gay. Proprio non si spiega / 'ottimismo del 1945; c'era da raccogliersi gravemente, davanti all'impossibilità di sperare un /uturo umano. 4Guardtamp qualche roto ai Germania.1945 (facce dHnesprìmibile martirio emerse da un lager che si sta sgomberando, vedute di Dresda, di Berlino) e il perimetro arso di Hiroshima: che cosa poteva venir fuori di buono da una simile interruzione di civiltà, da una cosi furente cessazione di massime umane? Inesauribile e fatale, il male non ha cessato di corrodere, di infettare, di prendere nuove strade. Non c'è stata nessuna interruzione storica, nessuna novità mentale, nessuna rottura nelle profondità spirituali tra quel giorno e un qualunque successivo giorno, un qualunque evento anche di questo 1985: la pace che fu fatta allora, da Potsdam alla Missouri, fu una glooming peace, una ben triste pace, e tale rimane. L'evento del 6 agosto è stato perversamente digerito dal nostro stomaco; ma per chi si vergogna che tutto possa essere digerito resta aperta la possibilità di pensarlo. E in termini rigorosamente spirituali va pensato; pensarlo solo concettualmente non basta. E' bene mettersi al di sopra della paura, ma non è ancora scandagliare in profondità. Resta ancora chiuso nel proprio enigma il suo valore di segno: li deve battere il pensiero che interroga, sema pretendere ci sia risposta. E' sempre molto utile e pizzicante progredire in conoscenza del Male: e a seguire il volo di questo fantastico sovrumano uccello di Max Ernst nel nostro cielo irrimediabilmente imbrattato c'è una specie di gioia, la gioia di castigare il crimine con l'intelligenza lucida, di piegarsi al coltello dopo aver compreso che il colpo viene da una lontananza infinita. Mi domando se quella specie di abulia attiva, di stupida frenesia produttiva, di lugubre paranoia mercantile che segnano il Giappone attuale, immenso distruttore di vita — per il quale provo un indicibile ribrezzo — stano da mettersi sul conto, come le leucemie e le nascite, tarate, di quei due colpi terrificanti dell'agosto 1945. Forse, questa celebrata rinascita giapponese è la loro più diabolica conseguenza. Si fata movent... In fondo al vicolo avaro di uscita, i Fati che reggono c determinano il corso di tutto, ineluttabili, e un resto di corno di libertà e responsabilità morale, di coscienza perturbata — testimoni di un'altra legge, segreta e umiliata — seguiteranno ad azzuffarsi, non so per quanto tempo ancora. E mentre in qualcuno la vergogna di essere nato uomo si farà sempre più intensa, più intollerabile di strazio, in quasi tutti crescerà e prevarrà l'arroganza. A chi è rivolto l'invito a raccogliersi e a pensare, da scene che si oscuravo? In platea non si vede nessuno. Ctaid© CeronetU "~ "V Hih Hiroshima. Un migliaio di insegnanti e allievi hanno partecipato al rito in memoria dei morti di quarantanni fa, deponendo fiori ai piedi del monumento dedicato a «La maestra e lo scolaro»

Persone citate: Fato, Lucano, Max Ernst