LA TESTIMONIANZA DI UNA SUPERSTITE
«Pensavo all'inferno buddista come lo descrìveva mia nonna» LA TESTIMONIANZA DIUNA SUPERSTITE «Pensavo all'inferno buddista come lo descrìveva mia nonna» «Ero a Hiroshima, quel mattino del 6 agosto. Avevo raggiunto una squadra di donne che, come me, lavoravano come volontarie a fare dei tagliafuoco di prolezione contro i bombardamenti. Il nostro gruppo, in fila indiana, aveva appena oltrepassato il ponte di Suirumi quando, senza che tifasse stato allarme, un aereo nemico apparve tutto solo, molto alto sopra le nostre teste. Le sue ali d'argento brillavano al sole. Una donna gridò: "Oh, guardate, un paracadute...". Mi voltai verso la direzione che indicava e proprio in quel momento un bagliore folgorante occupò il cielo intero. « Venne prima il bagliore o il rumore dell'esplosione che mi lacerò le viscere? Non ricordo. Ero slata gettala a terra, appiattita al suolo, e immediatamente il mondo cominciò a crollare attorno a me, sulla mia testa, sulle mie spalle. Non vedevo più nulla. Era tutto completamente nero. «Riuscii tuttavia a liberarmi, a quattro zampe. C'era nell'aria un odore terribile. Pensando che la bomba che ci aveva colpite poteva essere una bomba incendiaria al fosforo giallo, come ne cadevano su tante altre città, mi strofinai forte il naso e la bocca con il mio tenugui, una specie di salvietta giapponese, che avevo alla cintura.. Con orrore, mi accorsi che la pelle del mio viso era rimasta nella salvietta. Ah! Anche quella delle mie mani, delle mie braccia si staccava. Dal gomito fino alla punta delle dita tutta la pelle del mio braccio destro s'era scollata e pendeva in modo grottesco. La pelle della mia mano sinistra si sfilò, le cinque dita, come un guanto. «Fui assalita da un panico frenetico, volevo fuggire, ma dove? Tutto era ormai macerie, scheletri metallici, putrelle e tegole dei tetti, senza più alcun punto di riferimento. «Centinaia di persone barcollavano sulla riva. Fossero uomini o donne, non lo potevo dire, erano tutti nelle stesse condizioni: i loro visi erano tumefatti e color della cenere, i loro capelli irti, tenevano le mani alzale e con grugniti di dolore si gettavano nell'acqua. k «Una madre, il volto e le spalle coperti di sangue, tentava freneticamente di gettarsi in una casa in fiamme. Un uomo la tratteneva c lei gridava: "Lasciatemi, lasciatemi, mio figlio c là dentro c sta bruciando". La si sarebbe detta un demone infuriato. Sotto il ponte di Kojin, che era crollato per metà e aveva perduto i suoi solidi parapetti di cemento armato, vidi fluttuare nella corrente, come cani morti, un gran numero di cadaveri, quasi nudi, con i vestiti a brandelli. Sul bordo dell'acqua, presso la riva, c'era una donna distesa sul dorso, si stringeva i seni, coperta di sangue. Come èra po/uta accadere questa cosa terribile? Pensavo alle scene dell'inferno buddista, come me le descriveva la nonna quando ero piccola». Testimonianza citala da Robert Guillain in In guerra al Giappone da Pearl Iturbar a Hiroshima. ed. Stock. Copyright • 1 ,i- Monde» i- per l'Italia «la Stampa»
Persone citate: Robert Guillain
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