Cent'anni di queste pesche di Sandro Doglio

Cent'anni di queste pesche E* dal 1885 che i frutticoitori cuneesi le producono con successo Cent'anni di queste pesche Dal primo pescheto dell'avvocato Ferri© la produzione della zona è arrivata a un milione e 250 mila quin- . tali l'anno - Nata come alternativa ai vigneti oggi la coltivazione si basa su strutture di tipo industriale DAL NOSTRO INVIATO CUNEO — Una grossa fetta della provincia di Cuneo è in festa: è la stagione in cui maturano le pesche, e quest'estate si celebrano — documenti alla mano — 1 cento anni delle prime coltivazioni industriali di questo frutto; praticamente cioè, la data di inizio dell'industrializzazione della frutticoltura, che soltanto adesso — e non dappertutto ancora — è diventata realtà. Un lungo, faticoso cammino che sta però sconvolgendo economia e luoghi comuni in quest'angolo d'Italia. I documenti dicono che nel 1885 l'avy. Ettore Perrlo impianta a Vezza d'Alba, sul bricco di S. Martino, un piccolo pescheto di un'ottantina di are appéna, con alberi che danno frutta primaticcia. Poca cosa, rispetto ai 7500 ettari di oggi, che assicurano una produzione di oltre un milione e 250 mila quintali di pesche nella sola provincia di Cuneo; ma è il germe di una mentalità nuova, il segno di un grandissimo audace salto nelle abitudini e nel lavoro dei contadini. I peschi in Piemonte e in Italia esistono da migliala di anni; non si sa se vengono dalla Persia (il che ne giustificherebbe il nome) o addirittura dalla Cina; pare che Alessandro Magno ne sia stato l'importatore in Europa in ogni caso, disegni di pesche figurano sugli affreschi di Pompei ed è probabile che da duemila anni almeno ce ne siano alberi fiorenti e rigogliosi in queste nostre terre. (L'affascinante storia del pesco è raccontata in uno splendido volume curato dalla Camera di commercio di Cuneo, presentato l'altro giorno a Canale dal presidente Giacomo Oddera proprio per 1 •cento anni di coltura del pesco nel Cuneese-). La coltivazione industriale della pesca è nata come alternativa alla produzione del vino, troppo spesso comprorrjpsso dalla grandine e dalle malattie dell'uva, e si è-sviluppata come tentativo di compensazione al flagello della fillossera, che distrusse i nostri vigneti. Raggiunti quel primi obiettivi — nel 1024, anno record, le pesche si vendevano a un prezzo anche sei volte superiore a quello dell'uva: sei lire un chilo di pesche, una-due lire un chilo d'uva —, la cultura razionale del pesco si rivelò essere l'esemplo, la strada da seguire per altra frutta, per trasformare insomma questa terra prevalentemente di colline e montagne in un ricco serbatolo di alcuni prodotti ortofrutticoli per tutto 11 paese. Più antiche ancora delle pesche — e certamente più adatte a esservi coltivate — c'erano le mele, che fino all'Invenzione delle celle frigorifere erano soprattutto coltivate e raccolte in monta¬ gna, per ragioni climatiche e di conservazione. Oggi dal vecchi meleti dell'Alta Val Tanaro e dalle colline intorno a Dronero, i meli sono scesl sul dossi più bassi, addirittura in pianura: Cuneo ne produce un milione e 200 mila quintali all'anno. Nella zona del Roero, accanto alle pesche, si impiantarono pruneti (oggi si producono susine splendide, alcune delle quali pesano addirittura duecento grammi). In Val Orana e un po' dappertutto nella provincia si sono piantati razionali alberi di pere; a Costigliele prosperano le albicocche e nelle valli poverissime attorno a Cuneo, dove fino a qualche anno fa cresceva bene soltanto la miseria, oggi è un fiorire di stupendi campi di lamponi, fragole, mirtilli, more, uva spina. Calcolando anche le tradizionali produzioni di nocciole (materia prima ricercatissima dall'industria dolciaria) e con le castagne, oggi la provincia di Cuneo ogni anno mediamente mette sul mercato tre milioni di quintali di frutta, il 70% della produzio¬ ne frutticola del Piemonte; ha raggiunto i massimi livelli in Italia, con un'altissima percentuale destinata all'esportazione. Senza pubblicità — mi Cuneesi fanno l'arrosto, ma nascondono il fumo-, sostiene il prof. Bassi, direttore dell'Asprofrut — continuano a provare varietà nuove, a selezionare, ad avviare esperimenti su colture inedite per la zona; l'esemplo più evidente è dato dall'actlnidla (kiwi). L'aver saputo dare strutture industriali al pesco, e poi via via agli altri frutti (nonché a certe verdure) rappresenta un po', per Cuneo, la rivincita dei vinti; la rivalsa di un'agricoltura per secoli schiacciata e misera. Ne è nato un settore con 1 suol problemi (costi della manodopera, necessità di un continuo aggiornamento e miglioramento, minaccia del maltempo e soprattutto della grandine), ma che svela un volto nuovo, fin qui forse Inatteso, di un mondo contadino oggi in piena, positiva evoluzione. Sandro Doglio 1* pesche di Cuneo sono frale più apprezzate sui mercati

Persone citate: Alessandro Magno, Giacomo Oddera, Vezza