Trovati i resti d'un altro etrusco

Trovati i resti d'un altro etrusco Orvieto, importanti novità nell'esplorazione della tomba aperta due giorni fa Trovati i resti d'un altro etrusco DAL NOSTRO INVIATO ORVIETO — «Sulla banchina di fondo, accanto allo scheletro adagialo su quella sinistra, c'è un'olla funeraria. Quindi le persone sepolte in questa tomba sono almeno due. Numerosi gli oggetti di bronzo: un'olpetta, una piccola oinocoe, un bacile, e patere. Sul pavimento, alari e spiedi di ferro. Accanto, alcune ceramiche, soprattutto di bucchero». Quasi inginocchiata sul tufo, per vedere meglio attraverso il basso vano dell'ingresso già rimpicciolito dai paletti che puntellano l'architrave pericolante, la dottoressa Anna Eugenia Feruglio sta facendo -un censimento più attento di ciò che si riesce a vedere nella camera mortuaria. Come Soprintendente ai Beni Archeologici dell'Umbria, ha dirètto i lavori di restauro della necropoli orvietana di Crocifisso del Tufo, ricavata su un piccolo pianoro a ridosso della rupe, dove le tombe sono disposte in filari lungo stradine che si incrociano ad angolo retto. E qui, nella zona più vicina alla rupe, nel marzo scorso è stata scoperta la parte superiore della tomba di Avcle (Aulo) Metiena, un benestante etrusco morto nel VI sec. a. C. «Fin dalle prime osservazioni abbiamo avuto l'impressione che si trattasse di una tomba inviolata — mi dice —. E adesso ne siamo sicuri. Lo spesso strato di terra dilavato dalla rupe nel corso del secoli aveva bloccato non soltanto l'ingresso ma tutti gli spazi circostanti, impedendo l'ingresso ai profanatori e ai saccheggiatori. Il corredo interino avrebbe ■quindi potuto essere, intatto e fornire una testimo[rilania''àum'tìca'in più sugli taf e sulla cultura di un popolo del quale, pur conoscendo già molto, non siamo ancora riusciti a sapere tutto quello che vorremmo». Per Avcle Metiana il cammino nel futuro .è appena incominciato. Dall'altro ieri l'apertura della sua tomba è l'avvenimento archeologico più importante dell'anno. Per ini ziativa della Regione Toscana il 1985 c l'anno degli Etruschi. Importanti iniziative di studio, organizzate nei centri più famosi dell'antica Etruria, mirano ad armonizzare la conoscenza su un popolo ancora avvolto nel mistero, emerso in Italia fra il IX e l'VIII* secolo a. C, che dalle sedi più antiche della Toscana e del Lazio si è irradiato fino a raggiungere la Lombardia e la Campagna, che con i prodotti del suo artigianato ha esportato anche una cultura raffinata e che e stato poi sconfitto e soggiogato da Roma fra il III e il Il secolo a C. Ci vorrà del tempo prima che il corredo funebre di Avele Metiena e dei famigliari esaurisca il racconto di fatti remoti, di consuetudini perdute, di eventi-eccezionali o di semplice quotidianità di cui sono stati protagonisti o forse vittime. Volsinii, la sua città, era la testa di ponte ideale dalla quale partivano le linee commerciali verso il settentrione, l'Emilia, la Romagna, le Marche, e verso la quale, con i prodotti di scambio, affluivano poi gli uomini e le culture di altri paesi. Ci sarà qualche traccia di tutto ciò nella piccola tomba sigillata due millenni e mezzo fa? Lo sapremo solo fra qualche tempo. Alcuni giorni saranno intanto necessari per consolidare le strutture murarie della tomba, deteriorate dall'umidità dei millenni e dalla pressione, via via crescente, degli smottamenti della rupe che l'ha ricoperta e incrinata. Poi si procederà ad esaminare attentamente, con l'aiuto delle strumentazioni d'indagine più moderne, tutto ciò che ad un occhiò profano if frettolóso sembra soltanto terriccio umido e inutile. Non si tratta soltanto di liberare le suppellettili che ne sono rimaste imprigionate ma di esaminarne i residuati per risalire ai contenuti originari, com'erano più di 2500 anni fa. E nessuno può escludere sorprese. Le due lamine d'oro di Pyrgi, per esempio, sono state ritrovate in maniera del tutto inattesa nell'estate del 1964. Durante le guerre con Roma qualcuno, per salvarle, le aveva nascoste fra due blocchi di pietra accanto all'ingresso di un santuario etrusco. Le due iscrizioni, una fenicia e una etnisca, hanno lo stesso contenuto. Di qui l'aiuto, importantissimo, alla conoscenza di una lingua ancora oggi ricca di prenomi e di gentilizi (quelli delle epigrafi sepolcrali) ma ancora molto povera di altri vocaboli. «Sulla tomba di fronte a quella di Metiena è già venula in luce la scritta "Arantzìal Apapas" e sul cippo che sta fra le due si legge "latinies" —-ta; notare la dott. Feruglio —la prima iscrizione non possiamo ancora interpretarla con certezza, non soltanto perché manca l'inizio ma perché il gentilizio "Apapas" non è stato ancora testimoniato. Il genitivo, "latinies", invece, esiste anche in altre iscrizioni. E' interessante perché indica collegamenti con il mondo latino». Brano Ghibaudi

Persone citate: Anna Eugenia Feruglio, Feruglio, Ghibaudi