Letteratura

Letteratura Letteratura Malcolm Lowt) l'età, la dipsomania, l'amore per una moglie tenera e solidale. Le divergenze sono marginali. Nell'ultimo e più bello del racconti odierni, per esemplo, il narratore, musicista di jazz (una passione di Lowry) perde nell'incendio del suo cottage canadese la sinfonia che stava componendo; in un incidente analogo Lowry aveva perso casa e manoscritti. E non diversamente dal romanzi, 1 sette racconti di Ascoltaci Signore hanno sfondi esotici. I più deprimenti sono i tre ambientati in Italia. In uno l'autore annega nella grappa certi lugubri presentimenti suscitati da una visita alla casa di Keats a Roma; in un altro, vagando nel fumi dell'alcol dopo una vaga ricerca del suo editore Italiano, ritrova al giardino zoologico una vecchia conoscenza, l'elefantessa trasportata anni prima da un mercantile su cui era stato imbarcato come uomo di fatica; un altro ancora descrive una visita a Pompei, in compagnia di un sinistro cicerone. «Attraverso 11 Panama, è 11 lunatico diario di bordo di un viaggiò lungo la costa americana del Pacifico, con ironici richiami alla Ballata del Vecchio Marinaio di Coleridge. Non ci fosse altro, si potrebbe forse parlare di un Lowry minore. Ma negli ultimi due racconti: «Oin e vlrga aurea, e «Il sentiero per la sorgente della foresta., ambientati nel rifugio canadese dell'autore durante la guerra, 11 libro prende un respiro ampio e disperatamente sereno. Qualcuno ricordò, con buoni motivi, Walden di Thoreau; e certo In poche pagine moderne la natura è stata celebrata con slmi- ROMA — E' morto Ieri pomeriggio a Roma, nella sua casa al Parlo!., lo scrittore Leonida Rèpaci. Era nato a Palmi, In Calabria, nel 1898. La salma, in serata, è stata portata a Viareggio, dove oggi sarà esposta nel Palazzo Paolina. Le esequie si svolgeranno domenica o lu- . ned! a Palmi, dove si sta allestendo una camera ardente nella Casa della Cultura. Leonida Rèpaci negli aitimi anni viveva In precarie condizioni di salute soprattutto dopo la morte della moglie Albertina. Portati a termine i lavori dell'ultimo Premio Viareggio, del quale è stato il fondatore e fino all'ultimo presidente, è stato colpito da un Ictus cerebrale che ne ha causato la morte. E, una giornata di luteo nazionale. Leonida Rèpaci parrebbe averla scelta in un sussulto della sua modestia, per andarsene senza far troppo rumore. Aveva 87 anni, aveva accumulato una lunga vita movimentata da quando era nato a Palmi, illusioni, delusioni, vittorie, sconfitte, ma battaglie sempre. E non solo letterarie. Le storie della lcttcrutura, le enciclopedie non lo trattano bene, se l'Europea Garzanti può scrivere che Storia dei fratelli Rupe, il suo ciclo romanzesco, è del 1958. Il ciclo potrà essere considerato ultimato e riscritto a quella data, ma il primo / fratelli Rupe è del 1932, e spicca tra le Ictrure realistiche prima della guerra e conta per il suo contenuto di tensione sociale. Rupe-Rèpaci. Lo scrittore calabrese affermava che gli era stato assicurato che la radice del suo nome Rep significa in slavo Rupe. «Ecco, quindi, spiegato il titolo dell'opera maggiore da me scritta, nella quale ho voluto firmare quell'eterna aquila di pietra che sì libra solitaria nel cielo della Calabria, quel tanto di gigantesco, di indomabile, di solenne, di impervio, di corrucciato, di antico, di sofferto ctie è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi...». Questo carattere rupcsco e calabrese lui lo metteva tra i primi motivi dei suoi guai. Non faceva economia di parole come di passióni'."Nel'1925 era stato airestato per complotto contro il fascismo, assolto per insufficienza di prove aveva avu¬ le disincantata trepidazione. Confermo a distanza di tempo l'impressione che derivai da una prima lettura, e cioè che il Michigan di Hemingway sembrava al confronto Ingenuamente ottimista come la descrizione di un campeggio di boy-scouts. Qui come forse nemmeno nel capolavoro di Lowry perfino le sbornie dell'autore assumono una loro dignità metafisica. Abbrutirsi in mezzo a tanta magnificenza, una magnificenza per di più tanto lucidamente percepita, comporta Infatti la dolorosa ammissione dell'impossibilità di un ritorno a una innocenza di cui acque, foreste e cieli stellati sono 11 ricordo implacabile. Masollrso d'Amico Malcolm Lowry, «Ascoltaci Signore», trad. Attilio Veraldl, Feltrinelli, 328 pagine, 14.000 lire. praticamente ogni pagina elaborata dall'autore di Sotto il vulcano avrebbe da ultimo fatto parte: una straordinaria e multiforme autobiografia che Lowry progettava di intitolare Il viaggio che non finisce mai, il cui primo momento sarebbe stata la giovanile traversata di Ultramarina (basata sul fallimentare tentativo di fare il mozzo su una nave diretta in Oriente), e che sarebbe proseguita attraverso il libro messicano, per approdare, dopo una parentesi europea, a quel Canada dove Lowry e la moglie trascorsero 14 anni di isolamento prima di dichiararsi sconfitti. Non meno che nei romanzi, nel racconti il protagonista passa da uno stravagante pseudonimo all'altro, conservando però sempre i tratti fondamentali dello scrittore, come QUANDO i sette racconti che compongono Ascoltaci Signore (11 titolo inglese, più lungo, viene da un canto di pescatori dell'isola di Man) uscirono per la prima volta, quattro anni dopo la morte dell'autore, nel 1961. la critica 11 accolse con qualche riserva; 1 frammenti (due del quali però superano le ottanta pagine) parvero almeno a qualcuno privi di un vero filo conduttore e, in fondo, disturbatori dell'immagine di Lowry come autore di un solo libro, vasto, profondo, organico, ma in definitiva irripetibile. Oggi tuttavia, anche alla luce della successiva pubblicazione dell'affascinante per quanto incompleto Traghetto per Gabriola, è possibile vedere i pezzi come tasselli di quell'immenso quanto unitario lavoro in corso del quale Caproni in musica Un diario segreto del celebre critico . |T""V UESTO quaderno racchiude i miei coi/M lori concentrati e spesso allo stato di ^V. veleni; non devo fare altro che diluirli un po', e ottengo 1 colori che danno vita alle figure., annotava Sainte-Beuve -a mo' di prefazione- al breve diario segreto che serbava nel cassetto per i posteri e che sarebbe apparso postumo nel 1926. Benché il celebre critico considerasse questi Miei veleni (tradotti ora in italiano da Carla Ghirardi, con introduzione di Jacqueline Rlsset, «un arsenale di vendette.., non furono solo ragioni di opportunità e dì elementare prudenza a farne rinviare la pubblicazione a dopo la sua morte. Il diario era certo pericolosamente gremito di giudizi velenosi, di illuminanti antipatie, di omicidi verbali (Hugo, «anima volgare di un barbaro vigoroso e scaltro»; Lamartine, «il più sublime e affascinante degli stupidi..; Michelet. «un pedante, e «per natura, un vile.; il critico Villemain, «assolutamente privo si solidità.; -'Victor Cousin, dedfrto «affespeUoraÉlorte-ofato* ria., e cosi via), ma soprattutto in quanto essenza allo stato puro del temperamento di Sainte-Beuve, queste note potevano apparire in contraddizione con la sua lunga militanza di critico. «La critica, egli aveva scritto nelle Causeries du lundi, è una sentinella sempre all'erta, sempre sul chi vive, deve prestare aiuto. Lungi dall'assomigliare a un predatore e a rallegrarsi dei naufragi, essa è talvolta come il guardacoste che va a soccorrere coloro che la tempesta sorprende all'entrata e all'uscita dal porto». Senza molto solvente quindi, i -colori concentrali- del diario erano davvero in contrasto con il tono dell'immenso affresco delle lettere francesi che, lunedi dopo lunedì, Sainte-Beuve era andato stendendo per vari decenni. Piuttosto che somigliare a un giudizio universale, questa grande costruzione critica appariva come un imponente albero genealogico, i cui rami antichi continuavano ad arricchirsi generosamente di sempre nuovi blasoni, mentre quelli più recenti venivano potati secondo criteri di opportunità, di decoro, di buon gusto, criteri inclini a sacrificare le emozioni («brutta parola, brutta cosa») e a registrare i «fatti compiuti». L'inevitabile soggettività del diarista dei Veleni non poteva poi non contrastare con l'altra-