C'era una sera d'estate con Berlioz di Giorgio Pestelli

Interpretata da Behrens Interpretata da Behrens C'era una sera d'estate con Berlioz LE Nuits d'été op. 7 di Berlioz, sei «melodie» su versi di Théophlle Oautler, sono uno del testi più affascinanti di tutto 11 romanticismo musicale; diciamo delia versione per voce e orchestra (posteriore di un quindicennio alla prima redazione, 1841 per voce e pianoforte), quella appunto che Hildegard Behrens ha.appena registrato per. la Decca con la VJ-. lidale, devota partecipazione del Wiener Symphonlker diretti da Francis Travls. La versione orchestrale nasce guardando oltre il Reno, verso quella Germania che dal 1850 circa stava diventando il terreno più fecondo dell'attività di Berlioz: ogni pezzo nell'edizione del 1856 è dedicato a un diverso cantante delle cappelle di Hannover, Gotha e Weimar (dove Berlioz, invitato da Llszt, tornava ogni anno dopo 11 trionfo della stagione 1852); l'edizione apparve a Lipsia e a Parigi col titolo Die Sommernàchte e 11 compositore Peter Comelius (lo stesso che aveva tradotto i «Sonetti di Petrarca» di Llszt in tedesco) preparò una versione tedesca del versi di Gautler; 1 quali, per conto loro, sono intrisi del più fantastico, lunare e luttuoso gusto nordico. Le Nuits d'été non cessano di stupire per la loro natura di confine fra Gluck e Wagner, fra la solarità misurata del canto e 11 fremito notturno del suoni orchestrali, fra la colonna marmorea e l'edera e 1 muschi che ne confondono i contorni, Dedicandole a sei artisti differenti, Berlioz aveva in mente un contralto per Le spectre de la rose, un tenore per Au cimetière, un baritono per Sur les lagunes, lasciando a un mezzo soprano o a un tenore gli altri tre brani; ma l'opera ha cominciato a circolare quando un solo cantante (quasi sempre una donna, molto di rado un uomo) si è sobbarcato l'intero compito. Hildegard Behrens è un soprano drammatico, è un'interprete vibrante, sensibilissima e testimonia qui la sua versatilità: lieve e sorridente nella prima e nell'ultima canzone, tragica e anelante alla dissoluzione romantica nelle quattro melodie centrali. L'esordio della Villanelle è la leggiadria fatta musica; nello Spectre de la rose, su cui a suo tempo Foklne inventerà un balletto per Nijlnsky e la Karsavlna, la 11-. nea melodica ispirata alla calma di Gluck si innalza sul brividi degli archi In sordina; nel «lamento» di Sur les lagunes le serrate triadi degli archi mostrano di tendere a una mèta, Kareol, 11 castello diroccato, la terra desolata dove languirà Tristano: la sonorità è già quella, perforata dal grido «Ahi sans amour, s'en aller sur la meri», con il crudo unlssono di legni e ot¬ toni che veramente ti trapassa l'anima; ma la Behrens sa Inabissarsi anche a uno spettrale fa bemolle sotto 11 rigo per l'immagine shakespeariana della notte Immensa, che si stende sul mare «comme un llnceul». Il temperamento tragico dell'interprete grandeggia ancora in Absence, vera scena glucklana fra marmi e piramidi, e nello slancio sublime di Au cimetière: musica entusiasmante, tutta pervasa dall'ebrezza di tenere e stringere con 1 suoni 1 sentimenti precisi espressi dalla poesia. Magnifica, naturalmente, anche l'incisione di Shéhérazade di Ravel, su poesie di Trlstan Kllngsor: un trittico aperto da quella straordinaria Aste, che è forse l'ultimo, magico viaggio della grande musica europea nell'oriente favoloso. Giorgio Pestelli Berlioz:, «Nuits d'été»; Ravel; «Shéhérazade». Hildegard Behrens e I Wiener Symphoniker diretti da Francis Travls, Decca.

Luoghi citati: Germania, Gotha, Hannover, Parigi, Weimar