Che vita balorda se stai dalla parte sbagliata di Marcello Venturi

Il romanzo di Marcello Venturi Il romanzo di Marcello Venturi Che vita balorda se stai dalla parte sbagliata dalla guerra? Una ferita così perfetta (e. Bòli, come s't letto, la paragona addirittura a un dipinto, unopera d'arte) da far nascere ogni tanto il sospetto che chi narra se la sia in qualche modo procurata. Il narratore è sempre talmente pronto a ostentarla volgendo le terga all'interlocutore che fa ricordare il mendicante quando ostenta l'infermità, la menomazione o la piaga enfatizzante con astuzia o magari fabbricate artificiosamente. Ma è indubbio che la ferita esiste, ed è una ferita grave, mortale. Tuttavia, il suo detentore non si preoccupa della fine del viaggio, ma del viaggio in sé e per sé da un possibile lazzaretto a un altro possibile lazzaretto, puntualmente rivelantisi impossibili, dalla Rumenta all'Ungheria nellinevitabile sconfitta tedesca. La ferita è, dunque, un resoconto di viaggio. L'inaudita fortuna di aver ricevuto una ferita del genere, spaventosa agli occhi di ogni controllore, ma non lesiva, almeno ancora per un poco, dei movimenti, mette chi narra nelle condizioni di comportarsi come il partecipante a uno straordinario tour attraverso l'infermità, l'ignominia, la paura. Il turista in prima persona è quasi sempre ubriaco, quasi sempre in stato di ebrezza, ma sempre oscuramente e paradossalmente consapevole di essere un eletto, un beniamino degli dei. Racconto che da solo vale la spesa per questo libretto che pure ne presenta molti altri degni di attenzione, tra cui alcuni addirittura di una pagina e mezzo, concitati ed essenziali, folgoranti come un respiro. Un respiro di vita nella negazione della vita costituita da una guerra e la pace imposta da una guerra. Oreste del Buono Heinrich Boll, «La ferita», Einaudi, 184 pagine, 18.000 lire. CON il romanzo Dalla parte sbagliata Marcello Venturi è giunto a comporre un'opera che raccoglie in sé molte Intenzioni e ambizioni: ritratto di un personaggio singolare per l'assoluta Inettitudine a essere al mondo; rievocazione di un passato borghigiano della Lucchesi?., fra guerra e dopoguerra; racconto del farsi del romanzo come raccolta di materiali e meditazione sulle ragioni e sulle forme della scrittura narrativa. I protagonisti del romanzo sono fondalmentalmente due: 11 Nani e l'autore. Entrambi hanno in comune l'infanzia e la giovinezza a Porcari, presso Lucca: ma divergono radicalmente, almeno in apparenza, perché il Nani è assolutamente incapace di fare qualcosa, perfino, da ragazzo, di giocare, per non parlare dei lavori che riesce a rimediare a fatica in paese, dell'istruzione premilitare, prevista dal fascismo e per lui obbligata poiché il padre è uno squadrista, anche se è un povero diavolo che vive di espedienti e di furtarelli, dei rapporti molto problematici con le donne. In più. il Nani è di necessità fascista anche durante la repubblica di Salò, e. all'arrivo del fronte, emigra con tutta la famiglia nel Nord, finendo poi prigioniero a Coltane per essere restituito al suo paese, più inetto e scalcagnato che mai. Sembrerebbe il ritratto un poco buffo (come la scrittura molto divertita e ironica di Venturi pare suggerire) di macchietta di paese nelle vicende della storia d'Italia durante il fascismo e nel dopoguerra, fino ad oggi: col Nani sempre più chiuso nella sua un po' triste e cupa decisione di non vivere o, meglio, di rivere il meno che sia possibile, occupando il minimo spazio, méntre intorno ci sono il fascismo, la guerra d'Etiopia, le sanzioni, la seconda guerra mondiale, la caduta del fascismo, l'armistizio, la repubblica di Salò, la lotta partigiana, la trasformazione dell'arcaico paesaggio di campagne e padule in un paesaggio industriale, dove ormai gli stagni e gli uccelli che li abitano sono relitti miserabili. Ma il Nani, a poco a poco, diviene qualcosa di più: l'immagine, cioè, di una ge¬ nerazione. Eroi e vincitori o paurosi e sconfitti, sono ormai, a tanti anni dagli eventi a cui hanno partecipato, ugualmente vinti, non più differenti, mentre le loro radici naturali sono state divette, e tutu sono diventati stranieri al mondo attuale, senza più patria. L'unica passione del Nani è la caccia in padule, non perché sia un bravo cacciatore, anzi probabilmente non ha mai preso nulla, per puro amore, tanto da spendere il poco denaro guadagnato nel comprare uccelli da ammaestrare come richiami. E proprio a causa di questa passione muore stupidamente, ucciso da un altro cacciatore rimasto sconosciuto, che scambia i richiami del Nani per veri bersagli nel frammento di padule rimasto tra le fabbriche. Il Nani, vissuto sempre ai margini, è rimasto in questa condizione perfino nell'unica occasione che la storia gli offre di fare il protagonista, quando compie nel modo più antierolco possibile, ammalato, l'ultimo viaggio con Mussolini, il 25 aprile, su usia bizzarra autoblinda, fino a Dongo, prima che il «duce» trasbordi sulla colonna tedesca. Ma il personaggio ha. alla fine, il privilegio di morire nel solo ambiente che ha sempre sentito come suo, con i suoi uccelli ammaestrati da lui a cantare e a fischiare. La .parte sbagliata, non è allora il fascismo soltanto: è, più ampiamente, la vita, per tutti, con l'inevitabile sconfitta che si porta dietro. Il pettirosso che il narratore, ritornato in Piemonte dopo aver ricostruito le vicende del Nani attraverso le testimonianze di compaesani e amici, vede sul ramo di un albero, potrebbe essere uno dei richiami del Nani a cui la moglie ha dato la libertà dopo la morte del marito. Se è cosi, del Nani è rimasto un segno di vita per il futuro molto più autentico e profondo di quanto hanno lasciato altri, che hanno creduto di vivere e agire davvero. Giorgio Bàrberi Squarotti Marcello Venturi, «Dalla parte sbagliata», De Agostini, 132 pagine, 12.000 lire.

Persone citate: Einaudi, Giorgio Bàrberi Squarotti, Heinrich Boll, Marcello Venturi, Mussolini, Oreste Del Buono, Venturi

Luoghi citati: Dongo, Etiopia, Italia, Lucca, Piemonte, Porcari, Salò, Ungheria