L'Aprica «bianca e verde» affrescata da pittori di murales si è trasformata in una grande pinacoteca all'aria aperta

L'Aprica «bianca e verde» affrescata da pittori di murales si è trasformata in una grande pinacoteca all'aria aperta L'Aprica «bianca e verde» affrescata da pittori di murales si è trasformata in una grande pinacoteca all'aria aperta APRICA — Ormai cominciano a diventare numerosi in tutt'Italia i villaggi affrescati di murales. Dai primi manifesti politici fissati sulle mura di Orgosolo (secondo l ispirazione originaria del murai, documento di protesta e di confronto politico, nato nel Centroamerica), alle scene di ambientazione marina fermate per sempre sui muri del villaggio di Calampiso, in provincia di Trapani, agli stinti frammenti cromatici consunti di salsedine di Ustica e Marina del Capo, la moda del murales come richiamo arttstico-vacanziero continua, a suscitare interesse. L'ultima iniziativa, nata ad opera di un gruppo di privati e con lintervento della Comunità Montana di Tirano, si é articolata per 7 giorni all'insegna di uno slogan, 'Aprica bianca, Aprica verde» che è tutto un programma. Sta a significare infatti la duplice vocazione turisttea di questa stazione: Invernale (per i suoi 60 km. di piste), ma anche estiva, caratterizzata da alberghi, secónde case e grandi passeggiate ai vicini ghiacciai del Presena e dell'Adamello. Lo stesso nome del paese, posto a 1200 m tra le province di Sondrio e di Brescia, avrebbe potuto costituire da solo il tema Ispiratore della tenzone pittorica collettiva. Aprica deriva infatti dal latino 'apricus», ossia soleggiato, ma forse anche da un »auriga» riportato su una pergamena del '400, per via dei nu- merosl transiti di romani e carolingi attraverso il passo omonimo; secondo altri, invece, proprio perché luogo di frequente passaggio, deriverebbe addirittura da .Abrigar., ossia paese di briganti. Comunque sia, l'idea di ravvivare con affreschi i muri degli alberghi e delle case, trae spunto dalle immagini votive, dalle edicole affrescate nei secoli scorsi sui muri di Aprica vecchia. Ne parla il pittore Lino Brunetti, uno degli organizzatori, scenografo dell'Arena, ma soprattutto muralista convinto: 'Volevamo ricollegarci idealmente al passato — dice —. Afa non bisogna parlare di murales, termine equivoco, ma di dipinti murali, più vicino a questa odierna realtà. In fondo — os¬ serva Brunetti — l più grandi muralisti furono italiani, non centroamericanl: Giotto, nella cappella degli Scrovegni, e Mantegna, a Mantova, che cosa dipinsero se non splendidi murales ante Utteram?» Senza azzardare confronti col passato, anche t vari Baruzzi, Brunetti, Cherslcla, Damiani, Forte, Gandola, lonescu. Mori, Nastasio, Ripamonti, Troiani e Voltolino qui convenuti per dar vita ad 'Aprica bianca. Aprica verde», hanno cercato di inserire nella cornice delle montagne che circondano la stazione, una nota di ispirazione artistica e di prezioso cromatismo. E per vincere la sfida col tempo, visto che in caso di murales le intemperie sono le maggiori nemiche dell'arte, i dodici, oltre ad usare ai soliti fissativi ed isolanti, hanno anche, a scanso di pericoli, orientato i loro affreschi a nord, per sfuggire alla carezza insistente dt quel sole cui l'Aprica, al di là di ogni acrobazia etimologica, deriva, assieme alla neve, la sua fortuna turistica. •Alla fine abbiamo fatto una prova col cromatografo — dice soddisfatto Brunetti — ed abbiamo constatato che l'intensità dei colori, a contatto con l'atmosfera, non era assolutamente calato». Vi sono quindi ottime probabilità che le scene raffigurate con abbondante simbolismo dai 12 permangano negli anni come originale pinacoteca all'aria aperta. Al termine del confronto, si sono sciolti l capannelli di curiosi, ammiratori e turisti (oltre diecimila persone) che per una settimana avevano seguito, da sotto le impalcature, l'evolversi della ispirazione ed t venuto da Milano l'assessore al Turismo della Lombardia, Picciotto Crisafulli, ad assegnare a ciascuno degli artisti una targa. La cerimonia di consegna, a mezzogiorno di ieri, ha anche segnato la conclusione di una rassegna di 24 opere (due a testa) che t 12 artisti avevano organizzato (questa volta, al chiuso) nel centro di Aprica e di un dibattito sul 'Muralismo in Italia» indetto da Marino Fioramontl, giornalista ed esperto d'arte. Massimo Boccaloni