Quella domenica d'estate a Genova cinquant'anni fa

Quando i cronisti diffusero la tragica notizia Quando i cronisti diffusero la tragica notizia Quella domenica d'estate a Genova, cinquanfanni fa 14 luglio 1935: «Un aereo anfibio, pilotato da Arturo Ferrarin, ha a bordo l'avvocato Edoardo Agnelli)) ■ L'idrovolante urta un tronco o una boa... GENOVA — Anche 1114 luglio di cinquantanni la era domenica. Ventotto gradi, mare leggermente agitato, (olla negli atablllmentl di coreo Italia per le «bagnature». Pareva una domenica tranquilla, In una citta assopita che aveva ritmi lenti e che al anima aolo In porto per II contemporaneo arrivo di tre piroscafi dall'Oriente. Dove ora aono gli atablllmentl, l'aeroporto, I grandi capannoni, vero» Sanplerdarena, c'era II mare. Al settimanale «Il Piccolo», radanone e tipografia In via Brigala Liguria, verso lo sei del pomerioglo una ventina di redattori erano al lavoro. 61 occupavano soprattutto di sport, essendo «Il Piccolo» l'edizione quasi interamente sportiva del quotidiano «Il Giornale di Genova». Renzo Bidone, capo del servizi sportivi, stava scrivendo un articolo su Camusso Il ciclista Italiano che si faceva onore al Tour de France, quando ricevette una telefonata. SI alzò di •catto dalla sedia e disse con un filo di voce: «E' morto Edoardo Agnelli». Direttore del giornale era Giorgio Pini: al fece confermare la notizia e ordinò che tutti I giornalisti disponibili si occupassero del servizio. Giorgio Pini stava In mezzo al corridoio del giornale e ordinava: «Non basta sapere quel che à accaduto, cercate di capire perché». Quello che era accaduto lo ricostruirono circa un'ora dopo I cronisti recatosi sul posto: porto di Genova, Idroscalo. Qui alle 17,65, un aereo anfibio «8-80» pilotato da un asso mondiale dell'aviazione, Il comandante Arturo Ferrarin, ed avente a bordo come unico passeggero l'avvocato Edoardo Agnelli, figlio del senatore Giovanni e presidente della Fiat, dopo aver compiuto due evoluzioni sul porto si abbassava per ammarare, esattamente all'altezza del secondo avanzamento a Levante della Lanterna. «L'avvocato Agnelli — scrisse un dispaccio dell'agenzia "Stefani" diramato la sera stessa — fu proiettato fuori del posto di pilotaggio. L'aereo, per l'urto del galleggianti contro un corpo estraneo, forse un tronco d'albero o forse una boa, capottava: l'avvocato Agnelli, che si era alzato dal seggiolino per osservare II porto, veniva colpito dalle pale dell'elica, posta 81 centro del velivolo, che erano ancora In movimento. Riportava una mortale ferita al capo». Luglio 1935. Il senatore AgneL'auto era ancora ben lontana dal mito di oggi ma la Fiat stava già esercitando un euo fascino fra I giovani che cominciavano a conoscere la grande stagione della motorizzazione, e nel mondo Imprenditoriale che nello stabilimento torinese Intuiva nuove prospettive di scoperte e di lavoro. Nonostante la lentezza del mezzi d'Informazione, la notizia si diffuse rapidamente In citta e auscltò enorme Impressione. La tragedia si consumò all'Improvviso, dopo 55 minuti di volo regolerlaslmo. L'«S-80» era partito da Sarzana elle 17. Pochi I testimoni della tragedia, Uno, oggi Introvabile, fu l'operalo Giovanni Provinciali abitante In via del Molo che si trovava con la famiglie au una banchina vicina, Intento ed osserverò II movimento delle navi In entrata e In uscita: un passatempo consueto al genovesi, nella domenica senza calcio, nella città Impigrita. Raccontò Giovanni Provinciali, II giorno dopo: «Vidi l'apparecchio scendere regolarmente, virare come un gabbiano, toccare l'acqua, flottare. All'Improvviso si ribaltò; certamente l galleggianti urtarono qualcosa». L'operalo non esitò un Istante a esitare su una barca e a raggiungere l'apparecchio. Vide II comandante Ferrarin aggrappato ad un'ala e si accorse subito che era Illeso. Gridò: «Il pilota sta nelli ai funerali del figlio Edoardo na va ra ola mnetonse tò mo iegi ni el ino a: oo, i, care ao n a II o e a o sidi ail lci a laoa e mo eo a, d la iibene, andate a prendere l'altro». Pochi minuti dopo arrivò eli'Idroporto una plrobarce della Guardia di Finanza: un brigadiere e due militi al gettarono In acqua e recuperarono Il corpo dell'avvocato Agnelli, «che appariva gravemente ferito al capo ed privo di conoscenze». Un'altra barca si staccava Intanto dalla regia nave «Alice» e I marinai mettevano In salvo Arturo Ferrarin, sotto choc. Disse più tardi Il comandante, asso del cieli di quegli anni, dopo aver appreso che l'avvocato Agnelli era deceduto: «Non mi darò mal paco; l'aereo ò stata la mia vita, ora sento di odiarlo». Torniamo alla cronaca della tragedie. L'avvocato Edoardo Agnelli fu tratto a bordo di un battello e trasportato al molo più vicino. Fu posto In una autoambulanza della Croce Verde guidata da Amedeo Panesl e sulle quale ereno quattro militi al comando del caposquadra Carlo Pellegrini. Purtroppo, fu tutto Inutile: I sanitari delia guardia medica non poterono che constatare la morte. Edoerdo Agnelli eveva 43 anni, Gianni 14, Susanna 13, Umberto otto mesi. Quel 14 luglio di mezzo secolo fa, l'avvocato Agnelli avrebbe dovuto Incontrarsi col padre che al trovava a Levante. Appuntamento alle nove di sera alla stazione ferroviaria di Genova Principe. Poi padre e figlio avrebbero dovuto ripartire Insieme, In treno, per Torino. Bisognava avvertire Il senatore. Il compito toccò a Renzo Bidone, notissimo giornalista, Cosi Bidone ci raccontò come svolse II doloroso Incarico: «Stavo sulla pensilina della stazione, sconvolto. Cosa avrei detto, e In che modo? MI fece coraggio l'avvocato Zanetti, direttore della filiale genovese delle Fiat, che mi aveva raggiunto. Arrivò II treno. Riconobbi subito II senatore, mentre soendeva. GII dissi: "E' accaduta una disgrazia". Capi subito: "Mio figlio?", mi chiese. Annuii col capo, poi lo accompagnai alla camera mortuaria: Il senatore lo ricordo eretto, Il volto Impietrito, la mani strette a pugno, lo sgusrdo fisso sulla salma del figlio». Renzo Bidone, nella atessa nottata contribuì e sbrigare le pratiche necessarie per II trasferimento della salma a Torino. Nessuna traccia dell'Inchiesta e del rapporti che certamente furono fatti. Inutile è etata una lunga ricerca alla capitaneria di porto di Genova. Dice un ufficiale: •Poiché non hi un sinistro marittimo, ma — come si diceva allora — aviatorio, -probabilmente tutto passò al ministero dell'Aviazione. DI quel rapporti nessuno a Genova ha saputo mal nulla». Guido Copplnl Mario Tortello