Decine di piantagioni di «canapa» distrutte dalla Finanza
Decine di piantagioni di «canapa» distrutte dalla Finanza Decine di piantagioni di «canapa» distrutte dalla Finanza Il fenomeno si è esteso alle Eolie dove la marijuana viene preparata in casa dai giovani consumatori - Papavero da oppio coltivato a Raddusa nell'Ennese: i proprietari dei terreni verranno processati - Arrestati anche numerosi turisti MESSINA — Non può fregiarsi della*.marca Sicilia», li sigillo che la Regione attribuisce ai prodotti di più certa qualità, ma è ormai Indubbio che la «cannabis Ìndica» coltivata nell'isola incontra il favore del consumatori. Ne sanno qualche cosa gli amanti dello spinello ed 1 sempre più numerosi coltivatori, spinti forse alla sotterranea riconversione agricola dalle farraginose disposizioni comunitarie (ieri I contributi per Impiantare vigneti, oggi per cancellarli dalla topografia siciliana) e dal facili guadagni. Cosi fra ortaggi e serre fanno sempre più capolino germogli di canapa Indiana che essiccata e opportunamente conciata prende 11 nome di marijuana o hashish. La Legione della guardia di finanza di Messina (ha giurisdizione anche nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa) dal primo gennaio '84 ha individuato 28 piantagioni: le ultime le ha scovate venerdì, in provincia di Catania: 148 piantine estirpate, un arresto. Campi proibiti sono stati scoperti anche nelle campa gne di San Giuseppe Jato, Gela, Paterno, Adrano, Borgetto, Partlnico, Cefalù, Vlz zlnt, Lipari. 'Dopo i primi accertamenti abbiamo capito che il fenomeno era grosso. Ci siamo chiesti che cosa stesse accadendo in Sicilia» spiega 11 col Corradlno Corrado, comandante la Legione. E le scoperte sono state senza fine: più di 7000 piantine estirpate in un anno e mezzo nella sola fino dal Veneto. Un'autocisterna ha fatto continuamente la spola da Alessandria a Genova; da Bologna sono arrivati 25 mila metri cubi di acqua; 13 cisterne sono giunte da altri centri confinanti con la Liguria, secondo un piano messo a punto dalla protezione civile e dalla Regione. Ma si è assistito — nel caldo pesante, aggravato da un forte tasso di umidità — a scene da tempo di guerra: file di persone con ogni tipo di recipienti, in coda davanti alle autobotti che facevano la spola tra 1 vari quartieri. Oenova ha comunque dato prova di efficienza. venti di particolare urgenza. Già venerdì è scattato 11 plano di emergenza diretto dall'assessore regionale alla sanità, Pino Josl, 11 cui ufficio ha tenuto sotto controllo la situazione, specialmente per quanto riguarda gli ospedali: oltre al San Martino, l'Evangelico e 11 Galllera. Meno gravi 1 disagi all'istituto pediatrico «Giannina Gasllnl» di Genova Quarto, le cui riserve hanno assicurato un'autonomia di 48 ore, consentendo all'ospedale di arrivare senza danni alla fine dell'emergenza. : L'emergenza è stata affrontata con le autobotti. Molte provenivano dal Piemonte, dalla Lombardia, per¬ g. c. Più colpiti i centri sul Lago Maggiore
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