I nostri ragazzi hanno affrontato il «rito» della prova di maturità

I nostri ragazzi hanno affrontato il «rito» della prova di maturità I nostri ragazzi hanno affrontato il «rito» della prova di maturità de prima dell'addio arrivato con le sfogliate alla fragola. Io, che sono a dieta, non posso che ammirare una cosi dolce «gentilezza» d'altri tempi, e farmi tentare ogni tanto. ISPETTORE — Preannunciato da una telefonata che ha scatenato il panico, è arrivato un ispettore. Non c'è niente da nascondere, nella commissione: non vi sono state Irregolarità né sono avvenuti dei contrasti, eppure la visita di un ispettore del ministero ha ancora 11 potere di dipingere sul volto di anziane, solerti, diligentissime professoresse una maschera di trepidazione, di perplessa ansietà. Eccolo che arriva vestito con un abito blu un po' striminzito, come quelli che indossano regolarmente certi politici; ha una cartella nera sotto braccio, un'aria nient'affatto arrogante e inquisitoria. Il suo compito è quello di leggere i verbali, controllare che tutto sia in ordine «formalmente», nient'altro: delle interrogazioni, del ragazzi, degli orientamenti culturali della commissione, niente: quello non è di sua competenza, Ma che i verbali siano in ordine I Le ore di entrata, di uscita, l'adempimento delle formalità: sui verbali non c'è altro: carte morte, che tra qualche giorno avranno meno valore di una banconota scaduta o del peggiore dei tèmi che abbiamo corretto. AUGURI — Prima di. congedarli; ai ragazzi viene chiesto se intendono proseguire gli studi, e come, o se sperano di inserirsi nel mondo del lavoro. Qualcuno dice di volersi iscrivere all'università, Ingegneria, scienze navali, lettere persino. Molti ambiscono ad entrare in Accademia. Altri semplicemente vogliono imbarcarsi e navigare. Sono quelli che mi piacciono di più. Li vedo già sulle petroliere, al largo del Golfo Persico, o sul Mare del Nord, quando l'esame sarà pec-loro un ricordo ds( rtCfttè.H .oi.oia ok. un! .slam ■ U*i"rflgaaib* altb'"e"Bro5st<?' con un ciuffo di capelli rossi e il volto pièno di lentiggini, dall'aperto sorriso buono, va via prima ciie gli si possa chiedere il suo «orientamento». Allora lo richiamo, lo prego di rientrare nell'aula per una domanda ancora. Sembra quasi Venir meno. Poi si rassicura: «Ah, è solo per sapere che cosa farò da grande!». «Ma £u sci già grande., stavo per dirgli. Poi mi sono trattenuto. Sono davvero grandi, o.sonp ancora ragazzi, o che cosa sono, questi che noi interroghiamo e giudichiamo? Gli auguri che mentalmente faccio loro sono poi questi: {qualunque strada sceglieranno, che diventino uomini veri, cioè uomini che sanno sempre coraggiosamente essere un po' ragazzi al fondo di sé, ■ Giuseppe Conte gliaia di torinesi

Persone citate: Giuseppe Conte