Cuore di cane (o cane senza cuore?)

Il cigno «assassino» e altre storie Il cigno «assassino» e altre storie Cuore di cene (o cane senza cuore?) Da Adamo alla capretta di Gandhi* Quando riusciranno le bestie a educare l'uomo? II cigno è bellezza, maestà, dolcissimo canto d'addio* Eppure sa anche uccidere Pronto salvataggio di 22 balene arenate in Australia* Nasce una speranza Anche gli animali hanno un'anima? Dopo secoli di sterile discussione fra teologi e , naturalisti, il termine «ahi/ ma» e 11 termine «animali» — ,, che pure sembrano tanto vl.1 dni e affini — continueranno ., a tenere in piedi all'Infinito un discorso che sembra aperto e in realtà è chiuso, o vice' versa? Jj Oli animali hanno comun;, què cronaca e storia lndivlsth bill, nel bene e nel male dalla - storia e dalla cronaca dell'uomo. Il cigno che in questi -' giorni a Torino ha ucciso gli ' anatroccoli non ha ubbidito a "J un Istinto punitivo generico o ! capriccioso, bensì molto preciso: infatti si è reso assassino e vendicatore, sia pure «contro ignoti», perché gli avevano tolto dal fianco la " sua compagna. * Poi succede, come a Biella, 'che volpi da corsa vengano stimolate da cani bassotti per movimentare e accelerare la gara. Oara che dovrebbe rispettare e valorizzare l'«assoluto naturale» di queste competi: zionl, senza alterare le attitudini e rompere gli equilibri di alcun animale. ' Davanti a fatti di cronaca ' come questi è difficile rassegnarsi a negare all'animale qualcosa che somigli all'anima, almeno un animus dotato d'un suo preciso «codice» che è crudele violenza da parte dell'uomo alterare. Com'è difficile rifiutare di vedere negli animali la parte della creazione vivente piti vicina all'uomo, qualcosa di definitivamente condannato a non avere sopravvivenza alcuna: e soprattutto privato, sino alla fine del tempo, di quel dialogo con l'uomo che il primo libro della Bibbia racconta, esservi stata Ira Adamo e tutte le specie d'anlmall»--: " ' \ U • : Laici e credenti, la dovè sono piti sensibili le persone e più intatti i testi delle rispettive rivelazioni religiose, non si rassegnano ad ammettere che tale dialogo non vi possa mal più essere. Simone Wei), nella sua fulgida e traumatizzante sensibilità, scriveva: «MI è duro pensare che il rumore del vento tra le foglie non è un oracolo; duro pensare che questo cane, mio fratello, non ha un'anima; duro pensare che il coro delle stelle nei cieli non canta le lodi dell'Eterno'. Un Papa fra 1 più sensibili del nostro secolo, Paolo VI, è andato un giorno assai più in là sul sentiero di questa fraternità dell'uomo, religioso e no, soprattutto del cristiano, con gli animali. Parafrasando arditamente una grande parola di Cristo {'quello che avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l'avrete fatto a me.), ha definito gli animali »i nostri fratelli più piccoli' ; attribuendo loro con grande acume evangelico la -piccolezza*, l'emarginazione e Insieme l'innocenza sia dei poveri che dei bambini. La Lega antivivisezionista, in Europa e nel mondo, e ora In crescita precisata e articolata di mezzi, scopi e traguardi, lotta contro 11 fatto che, a beneficio di ipotetiche scoperte scientifiche a vantaggio dell'uomo contro 11 dolore, la malattia e la morte, si trattino gli animali-cavia esattamente come si trattano a vicenda gli uomini quando, in guerra ma anche In pace, si scannano fra loro. Ma 11 traguardo ancora più remoto, il più alto e arduo, è appunto l'amicizia primordiale, la stessa che vi fu fra Adamo e gli animali (e gli elementi, che non vanno dimenticati), prima di quella misteriosa frattura, un atto d'orgoglio, che portò la prima violenza nel mondo, frattura definita «pecca lo originale», e che fruttò l'esilio al progenitori umani ma anche la solitudine e la violenza reciproca agU animali. L'ecologia, intesa In questo disegno e in questo progetto totali, trova ancora negli animali 1 primi interlocutori dell'uomo In una difficile ma ostinata speranza. Occorre tuttavia una nuova cultura, stavo per dire una nuova teologia, per ripartire dal creatore, dal «padre» per riconciliare fra loro nella- fraternità l'animale e l'uomo. Francesco d'Assisi è il prototipo e l'esempio più affascinante di questo grande sogno; da lui nasce, anche se resi a quasi subito contratta e attenuata, questa «teologia» di tutta la creazione; il suo parlare agli uccelli non è solo una leggenda — cioè l'anima della verità — ma già un campione di tutta la verità svelata. Ma anche Gandhi non è da meno; égli ha alle spalle quel radicale, ascetico e felice «rispetto per la vito» che rende l'Induismo la più strenua delle religioni insieme degli animali e degli uomini. La capretta famosa del Mahathma, non è solo un'immagine pacificante di tutta la. vocazione di questo grande figlio e padre della pace, ma In qualche modo è la sigla della già raggiunta per quanto lo concerne riconciliazione con tutte le creature. Noi, in terra e cultura cristiana, crediamo al massimo che sia stato un progresso educare 11 merlo Indiano che teniamo in gabbia a dire qualche rabbiosa parola approssimativa al nostro vocabolario; mandare il cane a prendere 11 giornale; ammaestrare il leone, il cavallo, l'elefante e la scimmia nel circhi, delizia e truffa dei bambini. Però ci stupiamo poi di qualche caso di «terrorismo» animale come quelli registrati dalla cronaca. Quando riusciranno gli animali a riaddomesticare l'uomo? Nazareno Fabbretti TORINO — Dopo aver idealieeato la mia eleganza, il mio collo flessuoso, il mio volo maestoso e agile, il mio canto che non'avete mai udito ma ritenete sia dolcissimo proprio sulla soglia della morte, óra avete scoperto che sono un assassino, che ho ucciso a colpi di becco tre piccoli anatròccoli dello stagno del Valentino, senea motivo, forse, è mi avete portato allo eoo. Sono il cigno assassino deigiardino roccioso, di quella dolce cascata di cespugli, fiori, piante dai nomi esotici che finisce in una fontana. E' vero, lo sono da sempre, un assassino. Il naturalista e l'etologo si affannano a spiegare perché ho assalito gli anatroccoli, descrivono la mia solitudine di un anno; da quando mi fu rubata la compagna — e come, tutti sapete sono un animale monogamo, capace di amori che durano per tutto lo spoeto di esistenza che voi chiamate vita. Lo studioso di animali vi racconta il mio disagio, in quella pozza d'acqua simile a una prigione; trova naturarteli mio gesto, il colpo di becco che ha spento la vita di quel cuccioli trasformandoli in un mucchietto di piume bagnate, e voi vi intenerite sui piccoli uccisi e sull'uccisore spinto a un atto disperato e violento dalla vostra malva gita, dalla vostra incomprensione, forse dalla vostra eccessiva tenerezza. Per voi quel piccoli palmipedi sono bambini, e il mio •delitto* il segno di un'anima, che vi permette di conoscere pietà e dolore, vi illude di ^comprendere». Ma l'etologo e il naturalista vi hanno spiegato i miei comportamenti, non la mia anima, che è un'idea umana di cui non faccio parte. Io, come tutti gli animali, non conosco la vostra morte e la vostra vita, le vostre immagini e le vostre consolazioni, l vostri dolori e tutto ciò cui avete datoti nome di anima. La mia morte è diversa, per voi sono come gli immortali che popolavano un giorno lontano i monti della Grecia e le radure d'Europa, i mari boreali e l'Oceano: sono uno sconosciuto. Avete immaginato che io sia stato un re del Liguri trasformato in Cigno e volato via, verso Occidente. La vostra mitologia mi ha intravisto mentre fecondavo Leda, la donna primitiva, o quando mi sono scontrato con Eracle e forse sono stato da lui ucciso, dono era il mio nome. Ero un servo di Apollo, figlio di Ares, il dio delia guerra, che mi stava accanto con i suoi aurighi Deimos e Fobo, ossia spavento e paura. Platone crede che io sia sta della «Fondazione Raffaele D'Addario», un terzo alla «Lega del Cane», un terzo al «Club Alpino Italiano» perché impieghi la somma per la sopravvivenza dei camosci d'Abruzzo. Sono trascorsi dieci anni dalla morte della noblldonna. Perché si è lasciato passare tanto tempo? Poniamo la domanda alla professoressa Braganza, responsabile dell'ufficio stampa del Parco Nazionale d'Abruzzo. «£' una storta lunga — ha risposto —. La burocrazia procede con i piedi di piombo. Tutto qui». Oli studiosi affermano, to invece figlio di Apollo, e comunque sempre un figlio assassino, come ricorda nel Fedone. Stavo nel boschetto a lui sacro presso Pagase, in Tessaglia, e assalivo gli adoratori del Dio, fino a quando Eracle non mi ha assalito a sua volta. . Tempo dopo — ma che cos'è il tempo, per me? — ho tentato di impedire lo sbarco degli Achei in Tessaglia, mentre erano in viaggio per Troia. Ero un cigno, ma anche un uomo e un essere primordiale e spaventoso, una specie di fantasma bianco e ricoperto di piume. Certo, il mio destino è la morte, ina anche il canto. Avete immaginato, visto che sono così vicino ad Apollo, che prima di morire il mio concordemente, che «i camosci abruzzesi sono i più belli del mondo».l\ sovritendente Tassi ha ricordato che finora non era mai stata destinata un'eredità al camosci che vivono ..nei Parchi Nazionali.. , Il presidente del Cai, Giacomo Prlotto, e Tassi, si sono incontrati per dar via, nel prossimo autunno, all'-operazlone camoscio», la quale prevede la reintroduzione del camoscio sul Monte Marsicano, stilla Maiella e sul Gran Sasso. Come aveva sognato per lunghi anni la signora Susanna De Maria D'Addario! ■ ' Mario Cicelyn grido sia la musica più dolce e terribile, e avete tentato di usare la mia immagine per la poesia. E' grazie a voi che sono diventato un uccello degno, al massimo, di ammirazione e compassione, uno specchio per i poeti della vostra modernità. Charles Baudelaire mi ha visto in un sobborgo parigino muovere le ali nella polvere, aprire il becco vicino a un rigagnolo senz'acqua, e mi ha trasformarlo in uno del più luminosi simboli dei suoi Fiori del male. «Vedo quest'Infelice, mito strano e fatale / verso 11 cielo talvolta, come l'uomo d'Ovidio / verso 11 ciclo ironico e crudelmente blu / tender sul collo convulso la sua testa avida / come se alzasse a Dio 1 suoi rimprove¬ ri». Non sono un infelice. Dolore e gioia fanrio parte delta,' vostra anima umana. E non sono un poeta, nemmeno quello che la mia immagine ha lanciato nel cielo della poesia in uno del più alti sonetti che voi umani abbiate forse mai scritto, in una delle zone di luce nel buio del vostro esistere: non sono ti cigno di Stephan Mallarmé, chiuso in un tomba, in un gelo e in un esilio «per non aver cantato la regione dove vivere / quando dello sterile inverno splendette l'angoscia», e neppure quello di Giovanni Pascoli che in un volo di libertà e di canto «l'ali grandi apre, e s'allontana / candido, nella luce boreale». Sono un assassino, cóme tutti gli animali che uccidono per ragioni ignote a voi e alla vostra anima, e conoscono una morte diversa, impenetrabile al vostro sguardo. La mia morte non è quella resa famosa da Tatiana Pavlova, la ballerina russa che costruì il suo famoso assolo coreografico sulla musica di SatntSaens che s'intitolava, proprio all'opposto, Il carnevale degli animali. La mia morte e la mia vita, e la morte e la vita che so dare, possono al massimo ricordare a voi, uomini prigionieri delle vostre anime, il brivido di sacro che percorre il mondo e che gli antichi, quando mi chiamarono Cicno e mi dettero padri e madri immortali, hanno visto in me, e nelle famiglie degli animali che della vostra vita non sanno nulla. Né voi di ciò che chiamate vita in loro. La notizia Induce almeno gli ecologi ad una certa motivata speranza. Sessanta balene si sono arenate in acque troppo basse sulle coste australiane del Sud, rischiando di morire tutte soffocate. Oruppl di volenterosi prontamente intervenuti, privati e di servizi pubblici, ne hanno salvate ventidue, riuscendo con enormi sforzi a risosplngerle al largo in acque alte. L'episodio denota un salto di civiltà, di rispetto e di difesa da parte dell'uomo nel confronti di una categoria di Mario Baudino •prede» predestinate dell'uomo come da sempre le balene. Quel branco erratico e fuori dal suo ambiente naturale ha finito per suscitare negli abitanti delle coste australiane l'esatto contrario che avrebbe scatenato, per fare un riferimento letterario famoso, In un capitano Akab come quello di Moby Dick di Melville, 1 furori biblici dello sterminio, la vittoria su Leviathan, visto come il simbolo letterario della forza bruta e come l'incarnazione stessa del male che congiura contro l'uomo. Senza farci soverchie illusioni, questo episodio di cavalleria ecologica, per cosi dire, ha un grande significato morale e sociale. Quelli della protezione degli animali non sono soltanto ormai dei Don Chisciotte In lotta col mulini a vento dell'indifferenza e del cinismo. I nemici sono e resteranno per sempre gl'interessi del commercio internazionale dei grassi e affini collegati alla grande caccia alle balene. La balena dunque non è più vista còme il peggior nemico in mare; è visto finalmente come un animale fra gli altri, la cui specie ha diritto di sopravvivere e prolificare contribuendo aquell'equilibrio che a ogni spe-' eie è affidato dal progetto e dal codice originario, dalla legge e dal mistero della riproduzione e della sopravvivenza. Tuttavia quest'avventura di pronto salvataggio di ventidue balene, resta sempre al di sotto del livello dei disastri causati dall'uomo: i trasporti massicci e spericolati, mal del tutto sicuri, di materiali energetici e petroliferi, cosi spesso fuorusciti da petroliere e carghi d'ogni stazza; incidenti che hanno intasato e avvelenato ormai milioni di chilometri in tutti i mari del mondo, uccidendo spiagge vergini e felici, seppellendo nel bitume uccelli marini a centinaia di migliaia, e facendo scoppiare i polmoni ad una varietà incalcolabile di pesci. Ma dov'è, chi propone, chi garantisce e difende le specie colpite direttamente e selvaggiamente dalla sventura dovuta alla leggerezza con cui l'uomo pensa solo al profitto mercantile ed energetico e non altrettanto alla difesa, con un raggio sufficiente di sicurezza, di un patrimonio ambientale marino e animale assai più prezioso, sia nei tempi brevi della cronaca che nel tempi lunghi della storia e del prò-; gresso? I volontari che hanno salvato le ventldue balene sono probabilmente un episodio che si ripeterebbe sicuramente dovunque, persino in Italia, ma soprattutto si ripeterebbe davanti ad un analogo pericolo di balene sbandate venute a morire nei nostri mari. I capitani Akab non guardano più con occhi biblici e calvinisticamente •demonizzanti» una povera balena che rischia di morire soffocata sulla sabbia, questo anche perché i capitani Akab, soprattutto nel nostri mari, non ci sono più o non ti sono mai stati, non essendoci nemmeno le balene. Ma è facile commuoversi, Indignarsi, correre in soccorso ad un gigante agonizzante che si vede, che è 11 e t'invoca con mostruoso e struggente e Intollerabile silenzio della sua, agonia. La vera ecologia intesa e vissuta come difesa e protezione delle specie in pericolo è fatta da oggi soprattutto di prevenzione e di difesa disinfestante' e ritonificante tutti gli elementi, dovunque, anche sotto 1 paralleli più lontani e soprattutto consiste nella sensibilità morale per i destini non solo d'uno spazio proprio nazionale o continentale ma di tutto il regno ambientale e animale, per cui o essa è estesa a tutti gli uomini di tutti 1 Paesi, o ti riduce ad uno dei ; Miti InutìJ sospiri di solidarietà al momento dei disastri. II salvataggio è ancora l'eccezione; la regola è ancora, direttamente o Indirettamente, purtroppo, lo sterminio, n, f .