Urgente treni di Guido Ceronetti

Urgente treni QUALE PROTEZIONE PER LE VACANZE? Urgente treni Poiché le vacanze di massa in Europa occidentale, con le loro deliranti migrazioni, sono ormai tacitamente acquisite alla lista dei più facili e attraenti obbiettivi militari, e gruppi di pensatori sempre meglio addestrati alla fabbricazione, collocazione, detonazione di cariche esplosive, per vivo desiderio di strepito pubblicitario delle stragi provocate, concentrano la mente e gli sforzi per farne episodi delle loro molteplici guerre — allora: ci vogliamo fare entrare in testa che anche le Vacanze Italiane, l'interminabile agosto, il buco natalizio, questi Esodi, queste Ferie, questi esasperati calpestamenti di batti-, già e di fondovalle da parte di alcune decine di milioni di rinoceronti, ucvono essere pessimisticamente, dunque attivissimamente, rigorosamente protetti come suscettibili di patire attacchi, offese, aggressioni militari? Lasciamo stare la vergogna, il disgusto, l'orrore per simili voragini di vigliaccheria. Quel che è già accaduto può ripetersi: la mano criminale esce dall'ombra quando l'orologio che ne segna il tempo gli dice che è l'ora. L'esperienza dovrebbe averci convinti, straconvinti che questa peste esiste, che prima che i fotografi delle agenzie fissino le ferite e le disperazioni e «scattino i soccorsi» e «tutti dimostrino eccezionale solidarietà» e il Presidente corra ad abbracciare degli sconosciuti in lacrime, c'è qualcosa da fare, c'è da saper approfittare di avvisi, preavvisi, informazioni varie, c'è da sorvegliare, ispezionare, controllare, fare insomma capire al nemico (perché è tale) che il suo colpo è atteso e che si farà di tutto per impedire abbia luogo. * * Non è molto, non basta certo, non è una difesa sufficiente: ma è il minimo che può essere fatto con l'accordo di tutti, il minimo che un governò1 appena responsabile, appena cosciènte dei pericoli che la gente corre, deve fare... Ma stiamo facendo qualcosa? Cè qualche piano per proteggere le Vacanze 1985 dall'aggressione e dalla strage? La rimozione psicologica collettiva, il «non volerci pensare» (neppure quando succede: è ormai cosi) sono arrivati fino al ministero dell'Interno e della Difesa? Fino a che punto siamo fritti nell'ottimismo, cioè idioti e ciechi? Vediamo i treni, obbiettivo n. 1 nei periodi di migrazione e di travaso di moltitudini con enormi bagagli tra Nord e Sud. Che cosa sarebbe appena normale si facesse, in tempi che sono anormali, in periodi che normali non sono — e anche, dato che la guardia non c'è nessun motivo di abbassarla, oltre — per proteggere linee e stazioni? Su dieci, quindici valigie e borse che stanno per essere depositate in un bagagliaio di grande o media stazione la Ferroviaria o agenti in borghese ne devono far aprire una e frugarla. — Per favore, faccia vedere —i A Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino, Genova questo è da intensificare. Va fatto a tutte le ore. Chi porta bombe non distingue il giorno dalla notte. Quelli che lavorano nei bagagliai, essendo i più esposti a questo genere di attenzioni, devono richiedere anche sindacalmente le ispezioni deterrenti. Ne hanno tutto il diritto. E stupisce che nel loro incessante pretendere dallo Stato provvidenze e miracoli, i sindacati dei ferrovieri non abbiano mai preteso la cosa più legittima: il massimo di protezione del personale viaggiante e delle stazioni dagli attentati! Un deterrente efficace, e che non richiederebbe nessuna perdita di tempo, sarebbero i controlli volanti sui treni in corsa, corridoi e scompartimenti. — Tiri giù, apra per' cortesia —. Più una linea per-' corre gallerie, più si devono eseguire controlli, mostrarsi presenti. Interessarsi ai grossi pacchi, alle borse che sembrano non avere proprietario e trovarsi là come un'anguria tra i girasoli. — Di chi è questo? — Se non compare nessuno, dopo un po', è il caso di allarmarsi: con cautela, sondare il contenuto; se ci sono sospetti, fermare il treno. E prima della partenza, a qualcuno col piede sul predellino, con un bel carico: — Prego, un'occhiata —. Ma sono un vescovo! — G scusi , monsignore, ma controlliamo anche i cardinali —; Il vescovo apre l'enorme borsa nera, diventa terreo, non è vescovo, è turco, è libanese, è palestinese, è libico, è iraniano, è armeno, è cutoliano, è sciita paraguaiano, è di Pordenone: la bomba era destinata alla setti¬ ma galleria, per le venti e quarantacinque. Controlli volanti a chi entra in stazione, a chi si sta avviando al marciapiede di partenza.. A chiunque (se gli agenti sapessero capire una faccia il chiunque si restringerebbe: ma è provato, non sanno capire la faccia); senza mai arroganza, con gentilezza, per non spaventare i deboli, ma implacabilmente, a tappeto... Lungo le gallerie, ai nodi, ispezioni del binario: su e giù, in ore diverse, prima che passi il rapido, prima del treno della nòtte diretto al Brennero... Si fa qualcosa, dopo quelle tremende batoste, perché non sia consegnata a qualsiasi ora al crimine la galleria dell'Appennino, la stazione di Bologna? Era il 2 agosto, a Bologna, il 2 agosto... ★ * E di notte, qualche fascio di luce nelle cuccette: — Tutto bene? Buonanotte —. I deboli godono, anche se svegliati: godono a sentirsi protetti. Nei gabinetti, la cartaccia abbandonata dall'orda incivile... E il cestino, cosa nasconde? E il vagone postale, e il vagone bagagliaio, e la carrozza ristorante... Tutto. L'aggressore nell'ombra deve sapere che la sua possibilità di farla franca e di collocare il suo filantropico ordigno o di volare al ciclo insieme alle sue schegge, se è volontario di Tanatos, non è più del cento per cento, ma del cinque. SI, un cinque, qualunque cosa si faccia, resterà per sempre... Ma per un cinque i capi riterranno poco conveniente l'affare. S^rà triste, sarà noioso. Ma il calendario delle stragi passate è là, ricordo sanguinoso, le bruciature bruciano ancora, su quelle tombe si piange ancora. La minaccia, in questo guerreggiare assoluto che infanga il mondo, non è transitiva: è permanente. I periodi di vuoto urbano, di demenza migratoria, di epilessia forsennata sulle vie di comunicazione la eccitano come un afrodisiaco. E uno Stato non significa altro che protezione e offesa. Il nostro non offende, non manda per il mondo assassini, non saprebbe neppure come contrattaccare se attaccato: può concentrare le sue forze sulla protezione, proteggere e ancora proteggere. Di meglio non ha, da fare. Guido Ceronetti

Luoghi citati: Bologna, Europa, Firenze, Genova, Milano, Pordenone, Roma, Torino