L'ex presidente rivela a «Time» i momenti critici della sua amministrazione

Nixon: per 4 vòlte pensai di usare l'atomica L'ex presidente rivela a «Time» i momenti critici della sua amministrazione Nixon: per 4 vòlte pensai di usare l'atomica Furono gli incidenti russo-cinesi suU'Ussuri, il conflirto indo-pakistano, il Vietnam e la guerra arabo-israeliana del '73 DALLA REOAZIONE DI NEW YORK NEW YORK — Per ben quattro volte, durante la sua presidenza, Nixon prese in considerazione la possibilità di usare la bomba atomica. La prima fu nel '69, durante gli scontri di confine suU'Ussuri tra l'Urss e la Cina: in quella circostanza Nixon comunicò a Breznev che gli Stati Uniti «non avrebbero tollerato» un attacco sovietico agli impianti nucleari cinesi. La seconda volta fu nel 71, a causa della guerra tra l'India e il Pakistan: Nixon temeva che, senza una diffida americana, la Cina sarebbe corsa in aiuto del Pakistan, e l'Urss a fianco dell'India. La terza volta fu verso la fine della guerra del Vietnam, quando Nixon si rese conto che solo una «massiccia escalation» del bombardamenti avrebbe portato alla vittoria Usa. La quarta e ultima volta fu allo scoppio del conflitto araboisraeliano nel '73: Nixon mise le forze atomiche in stato d'allerta. E' stato lo stesso Nixon a fare queste rivelazioni, che hanno scosso profondamente l'opinione pubblica statunitense, in un'intervista alla rivista Time, nel quarantesimo anniversario del primo esperimento nucleare della storia, a Los Alamos, nel Nuovo Messico, e della distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Nixon ha aggiunto che anche Eisenhower aveva preso due volte in considerazione l'impiego della bomba atomica: durante la guerra di Corea nel '52 e durante la crisi del Canale di Suez nel '56. Le rivelazioni di Nixon hanno allarmato gli americani perché confermano che, nonostante le rassicurazioni in contrario, la Casa Bianca ha spesso contemplato la tragica «opzione nucleare». In precedenza si sapeva che, subito dopo la guerra, Truman aveva minacciato Gromyko, allora ambasciatore sovietico a Washington, di sganciare «ia bomba» sull'Urss se essa non si fosse ritirata dall'Iran, di cui aveva occupato le regioni settentrionali, e che Kennedy aveva profferito la stessa minaccia per costringere Kruscev a ritirare i missili da Cuba nel ■62. Nell'intervista, Nixon ha però sostenuto che «11 ivondo oggi è più sicuro che nel '45» e che l'arsenale nucleare «ha trasformato gli Stati Uniti in una superpotenza». L'ex presidente ha aggiunto che anche la crisi di Cuba è servita, perché ha spinto l'Urss a portarsi su un piede di parità atomica con l'America, e ciò ha reso più difficile un olocausto: i due Paesi, egli ha detto, sono adesso più pru- denti che in passato. Nixon ha però elogiato il progetto dello scudo spaziale di Reagan perché, ha precisato, renderà obsoleti gli armamenti nucleari, «che sono immorali», e garantirà la protezione della popolazione civile. Tra i motivi principali addotti da Nixon per la rinuncia, all'atto pratico, all'uso della bomba, vi è stata «la necessità della distensione con 1 sovietici e con 1 cinesi». L'ex presidente ha addotto però anche ragioni umanitarie: «Nel Vietnam — ha sottolineato — avrei avuto l'alternativa di distruggere le dighe. Non lho fatto perché sarebbero morte un milione di persone». A Time Nixon ha anche parlato del leaders stranieri da lui incontrati nella sua carriera. «Il più brillante — ha proclamato — era senza dubbio Kruscev», che a suo parere precedeva De Oaulle e gli altri grandi statisti europei. Di Mao ha detto di averlo conosciuto troppo tardi.