I tentatori delle Venezie impossibili

I tentatori delle Venezie impossibili BIENNALE ARCHITETTURA: REINVENTA LUOGHI, PROVOCA DIBATTITI I tentatori delle Venezie impossibili VENEZIA — Affollata inaugurazione della III Biennale Architettura, Ieri, al Giardini di Castello (aperta sino al 29 settembre) e consegna del «Leoni di pietra» a tredici espositori o gruppi di espositori. Testata della mostra: «Progetto Venezia»; temi specifici proposti: Ponte dell'Accademia, Ca' Venier, Mercato di Rialto, a Venezia; Castelli di Giulietta e Romeo, fra Vicenza e Verona; Piazza d'Este; Piazza di Badoere; Rocca di Noale, Villa Farsetti In provincia di Venezia; Piazze di Palmanova (Udine); Prato della Valle a Padova. Mostra aperta a tutti gli Interessati al problemi dell'architettura e della città. Millecinquecento elaborati pervenuti; clnquecentoclnquanta selezionati ed esposti a cura d'un comitato internazionale presieduto da Aldo Rossi, direttore del settore architettura della Biennale. Scopo dichiarato della mostra, quello di suscitare 11 dibattito sulla «relnvenzlone» di alcuni luoghi sacri dell'architettura e dell'urbanistica. Un ripensamento fantastico è sempre creativo? In un certo senso, si. Prima di tutto in se stesso, se arriva a proporre forme almeno confrontabili con le antiche; poi perché stimola, poco o tanto, a vederlo meglio 11 luogo o l'insieme In esame, per la provocazlonemeditazione-dlbattlto che può suscitare; infine per 11 possibile uso, diretto o indiretto delle nuove idee offerte alla comunità. Venezia, come prevedibile, ha sollecitato 11 più alto numero di proposte. Quattro sale, per cominciare, piene di nuovi ponti dell'Accademia, uno del pochi luoghi in cui si può pensare ancora di costruire, nella città in cui forse non si può più costruire. Qui le fantasie si sono letteralmente scatenate: infilate di archi, putrelle, banchine, pensiline, scalinate, campate, impalcati; ponti sospesi, a travate, a reticoli, coperti e no, avveniristici, macchinistici, leggeri, massicci, invadenti, sfumati, irridenti, inquietanti, nudi e crudi come passerelle militari, classici, neoclassici, post-moderni, provinciali locali internazionali, in legno cemento pietra acciaio e varie combinazioni; e ancora finlandesi e spagnoli, americani e tedeschi, inglesi e giapponesi... Si distinguono a colpo d'occhiò 1 disegni di Guido Canella, con le splendide «vele» verdemare, forse paraventi — pareti — teatro o chissà che altro, preferiamo godercele e basta; 11 raffinato quasl-levatolo di Ralmund Abraham; 11 ponte-mosaico di Robert Venturi, che ha il felice intuito di usare la struttura attuale sottolineandone l'eterno provvisorio e coprendola di mosaici simbolici. Accanto, un grande meccanismo terra-acqua, regolato dai flussi delle maree, è inventato da Costantino Dardi. Tra gli altri ponti che ci si affollano intorno spiccano 11 Sogno di Giancarlo Leoncini, i progetti di Francesco Caprini, Pietro Quaronl, Daniel Lebesklnd... Qua e là, in questa come in altre sale, «è difficile distinguere*, come sottolinea Aldo Rossi nell'Introduzione, il candore dallindtfferenza*; certo è carente 11 gusto dell'ambientazione, in confronto a quello dell'invenzione. Ma ecco Off" Venier e il Mercato di Rialto. Qui il problema è diverso dall'Accademia: Ca' Venier, in parte è già perfettamente costruita, il maestoso piano terra d'un grande palazzo sette¬ centesco, rimasto interrotto: vi scorre l'intensa vita della collezione Guggenhelm, e insomma fa parte cosi com'è di quel capitolo sigillato però tutt'altro che morto, che è il Canal Grande, Proposte per- ciò del tutto utopiche quelle che vediamo; talvolta al limite (ma senza arrivarci) dello scherzo, scarsamente emozionanti anche come svolazzi dell'Immaginazione. Alcuni interventi prolungano In verticale l'alzato antico fra stilemi ora vagamente imitativi dell'esistente, ora meramente fantasiosi; in complesso con pesanti risultati. Da ricordare la Scatola magica di Leonardo Ricci in confronto al preciso ritmo di Mauro Lena; e qui due stabili-Instabili cassoni galleggianti, color rosso veneziano, posti da Mallwitz li davanti sull'acqua: quest'ultima sembra in sostanza la strada buona: a Ca' Venier non c'è da toccare niente, solo da •segnalare» il punto. Anche più deboli ci sono parse le proposte per 1 Mercati di Rialto: zona non solo intoccabile ma ombelicale, In cui scorre la vita della città e le cui tematiche, per altro, andrebbero affrontate su una base d< approfonditi studi urbanistici. Interessanti e curiosi 1 chioschi metallici di Ben Nlcholson e la torre di Jonathan Marvel. Dal Canal Grande alla pianura friulana: la visione di Palmanova, la città-fortezza costruita dai veneziani alle loro frontiere orientali, deve avere profondamente eccitato il gruppo Libeskind visto il faticoso set di macchinari trainati fin qui per tentare di scomporla e ricomporla. (Ci ripromettiamo di imparare a usarli nelle prossime settima ne). L'immagine «stellare» della città apparirà forse più chia< ra dall'alto del semplice, lunghissimo stelo progettato poco fuori delle mura dal gruppo Buti, che consentirebbe, se non altro, la visione unitaria della -città disegnata*. Quanto ai Castelli di Giulietta e Romeo, si nota non senza emozione come ambedue le proposte vincitrici (Eisenman e Sironl) — ma anche qualche altra — abbiano tentato di unire, nel modi più diversi e quasi opposti, le due costruzioni separate da secoli: la musica e l'acqua giocano lo stesso ruolo, sciolgono la dualità, rafforzano l'immagine dell'unione. CI attendono ancora centinaia di elaborati sugli altri centri d'arte del Veneto: troppi temi e troppe proposte? Questa l'impressione ricorrente del visitatore; certo la Biennale Architettura •esige», oltre a meritare, più d'una visita. Ci limitiamo al Prato della Valle, l'immensa piazza ovale di Padova che attrae il visitatore anche per la vicinanza di basiliche famose, luogo di mercato e insieme museo all'aperto, come scriveva Goethe affascinato. Nessun premio è caduto da queste parti; eppure 11 tema era straordinario, e alcune delle Idee di «riuso» battono esattamente sul punto dolente che è 11 Foro boario, attualmente inutilizzato. Segnaliamo infine la bella Stanza della memoria, curata da Manlio Brusatln nel padiglione degli Stati Uniti: sorprendente insieme fotografico di opere canovlane In ambiente rurale, tra ville venete, templi neogreci, case di contadini. Proposte e memorie, progetti e riusi, tutto da confrontare con la rassegna tuttora aperta a San Marco: •Le Venezie (antiche) impossibili». Ne esce rafforzata l'idea della Biennale di architettura: queste che ora abbiamo visto, Venezie e no, possibili o quasi sono capricci d'autori moderni in aperta sfida — spesso riuscita — agli antichi. paolo Barbaro in legno cemento pietra accentesco rimasto interrotto: ciò del tutto utopiche quelle