Ambrosiano, banca da 8000 miliardi

Ambrosiano, banca da 8000 miliardi Un colosso privato del credito che nasce dalla incorporazione nella Centrale Ambrosiano, banca da 8000 miliardi Al pool di banche che lo controlla attualmente resterà il 53% delle azioni (il 59% dei voti) - Confermato il graduale disimpegno del Romagnolo ed una crescita del peso delle Popolari venete - Per la prima volta un istituto bancario emetterà azioni di risparmio MILANO — Il colosso bancario privato Italiano si spiega con queste cifre: mezzi propri per 1030 miliardi di lire, oltre trecento filiali che amministreranno 8000 miliardi di lire per depositi da clientela con un cash-flow (ovvero utili più ammortamenti) di 250 miliardi nel 1986. In sostanza, sarà questo il gruppo che nascerà dall'incorporazione nella Centrale (che controlla la Cattolica del Veneto) del Nuovo Banco Ambrosiano. Ormai, i termini dell'operazione sono stati svelati. Per quanto riguarda i tempi, essa sarà avviata nella prima metà di settembre con le assemblee delle due società e sfocerà in un esercizio unico al 31 dicembre della finanziarla e della banca, Nel frattempo, i vertici del Nuovo Ambrosiano piloteranno l'operazione sotto il profilo azionarlo. Al termine dell'intricato processo il pool delle banche che comandano il Banco Ambrosiano dovrebbe disporre del 53,84% circa delle azioni del gruppo e del 59,28% del voti. I voti della minoranza del privati dovrebbero ammontare al 13% circa per quanto riguarda 1 vecchi azionisti dell'Ambrosiano (tra cui l'Italmobiliare, la Toro, la Reale Mutua, alcuni istituti religiosi e, per una quota minima, lo stésso Ior). al 14% per 1 soci attuali della Centrale; infine la minoranza verrà irrobustita dai compratori dei 50 milioni di azioni Centrale che l'Ambrosiano si accinge a mettere In vendita presso 11 pubblico per eliminare 11 nodo delle azioni proprie che si determinerà con la fusione.^ Come verranno cedute le azioni? Per un importo non inferiore ai 28 milioni il collocamento verrà curato da un consorzio costituito dall'Euromoblllare, dal Banco di Roma e dal Monte dei Paschi di Siena. Le azioni, dopo le assemblee che decideranno la fusione, verranno classate presso il pubblico al prezzo di 3420 lire. Per i restanti 22 milioni, quasi tutte le banche del pool si sono impegnate a un collocamento verso la clientela a un prezzo analogo. Si pensa che l'assetto dell'istituto potrà subire sostanziali novità dopo l'operazione. Intanto è stato confermato il graduale disimpegno del Credito Romagnolo che venderà nel prossimi giorni 11 4%, riducendo della metà il proprio impegno nell'Ambrosiano, al pool delle Popolari venete che già possiedono il 18% circa del capitale. Le banche private, insomma, vantano ormai una partecipazione nel Banco nettamente prevalente rispetto alle banche pubbliche, la Bnl e il San Paolo di Torino (in tutto 11 27% del capitale prima della fusione). Inoltre, l'ago della bilancia, tra le banche private, pare ormai saldamente nelle mani del triangolo Popolare di Milano, San Paolo di Brescia e Popolari venete (Verona, Vicenza, Padova e Treviso, Padova e Trieste) mentre sembra più defilato 11 ruolo delle banche emiliane. Nel prossimi mesi l'assetto della maggiore banca privata italiana sarà chiarito, anche se si profila un solido centro di potere che non è esagerato definire il nuovo polo finanziarlo del mondo cattolico (anche se Bazoli non ama questa etichetta) dell'Italia del Nord, attivo nelle magglo'rl aree di raccolta e di attività bancarie italiane. ■ Una società, infine, che disporrà (novità assoluta per una banca Italiana) di azionisti di risparmio c che a fine dicembre disporrà già di un utile che potrebbe essere destinato agli azionisti. Il Banco Ambrosiano, infatti, chiuderà in attivo il bilancio 1985; la Centrale ha approvato 1 dati di bilancio a fine giugno (utile di 19,9 miliardi e dividendo di 60 lire per le risparmio, di 40 lire per le ordinarie e di 5 lire per le pro-rata) e potrebbe registrare un discreto profitto anche nell'esercizio semestrale che chiuderà una fase nella storia della società, sotto la guida di Paolo Martelli (già vicepresidente dell'Editoriale Corriere della Sera durante l'amministrazione straordinaria), eletto presidente della finanziarla al posto di Giovanni Bazoli. Ugo Bertone Toma a fiorire il Banco Nel grafico il direttore del Banco, Giandomenico Gallo

Persone citate: Bazoli, Giandomenico Gallo, Giovanni Bazoli, Paolo Martelli, Ugo Bertone