L'azienda-ltalia sfonda all'estero di Mario Deaglio

L'azienda-ltalia sfonda all'estero GRANDI COMMESSE / Un boom nell'85 L'azienda-ltalia sfonda all'estero Oltre 12.000 miliardi in scintesi; altre migliaia di miliardi annunciati o in arrivo. Le commesse estere all'industria italiana — ossia i grandi ordini, generalmente legati a progetti specifici e riguardanti beni di invc-' stimcnto — stanno facendo un vero e proprio salto di qualità e di quantità. Il salto di qualità consiste nel nuovo ruolo di questa componente della domanda per la nostra economia: da valvola di sfogo in pe-' riodi di bassa congiuntura interna, principalmente per settori di iìj • radfcionaie, a componente essenziale dello sviluppo di un'ampia gamma di nolte delle quali di tipo avanzate Inizialmente concepite da buona parte delle imprese come un modo per salvarsi in corner, le commesse estere sono ora struttura portante di molti piani aziendali. Il salto di quantità comporta che, se la loro espansione continuerà ai ritmi attuali, questi grandi ordini, che giungono in prevalenza dal Terzo Mondo e dai Paesi dell'Est, potrebbero rivelarsi di entità tale da giocare un ruolo decisivo per la tenuta della lira, la, continuazione della ripresa, un certo rilancio dell'occupazione. La conseguenza di tutto ciò. c che qualsiasi politica economica ed a maggior ragione qualsiasi politica industriale deve, se vuole essere realistica, comprendere una «dimensione commesse», ossia porsi, obiettivi specifici in questo campo. Le grandi commesse sono costituite da un ventaglio di prodotti sempre più ampio e sofisticato. Dall'inizio dell'anno, ad esempio, abbiamo concluso contratti con la Cina (un Paese dove l'industria italiana sta «sfondando»), che coprono un amplissimo spettro industriale: dai due stabilimenti ordinati alla l'iat Trattori, ad una serie di fabbriche di frigoriferi (Candy, Costan, Zanussi e altri) alle attrezzature per bacini carboniferi vendute dalla Tecnotradc e prodotte, tra gli altri, da Finsidcr, Ilreda, Fata. Nello stesso periodo in Unione Sovietica oltre ad una maxifornitura siderurgica (Finsider) si sono venduti stabilimenti di pneumatici (Pirelli), impianti per accessori d'auto (Kzeller e Gallino), attrezzature per l'industria alimentare (Elopak), concerie e calzaturifici (Cogolo), stabilimenti per attrezzature petrolifere (Danieli). Analogo, ampio «ventaglio» si registra per, l'Egitto, un nostro cliente importante e rela¬ tivamente nuovo. Un'impresa italiana, la Contraves, impianterà il sistema di difesa acreo per 500 miliardi; altre imprese inizieranno a costruirvi dighe (Condotte), fabbriche (Italimpianti), università (Ediltre), depuratori (Snamprogetti). Ormai molli settori industriali italiani hanno così acquistato un respiro mondiale. L'industria delle telecomunicazioni, di fronte ai protezionismi dei mercati nazionali dei Paesi ricchi, è andata a cercarsi con successo clienti nel Terzo Mondo, dal Mozambico (Consorzio ltalcom) all'Etiopia (Fatine e Italcom), allo Zaire (Sictte), all'Egitto (Tclcttra). L'industria petrolifera si è affacciata sul mercato americano (la Saipcm inizierà perforazioni nel Golfo del Messico), ed è fortemente presente con nuovi ordini per oleodotti e gasdotti dal Mare del Nord al Mediterraneo e al Golfo Persico; l'industria chimica costruirà nuovi grandi impianti in India (Snamprogetti), quella aerospaziale ha acquisito alcune centinaia di miliardi di commesse per il progetto europeo Ariane 5 (Sclcnia, Italspazio, ecc.), quella elettrica c quella edilizia (grandi commesse dell'Inipresit in Nigeria, partecipazione dell'Impregno assieme ai giapponesi alla costruzione del secondo ponte sul Bosforo) avrebbero forti difficoltà senza la domanda estera. In un mondo dominato da crescenti protezionismi, queste commesse non si vincono soltanto grazie all'eccellenza tecnica ed alla competitività dei prezzi. Uno dei motivi di questa pioggia di ordini è un miglior coordinamento tra economia e politica estera che implica sviluppo di legami diplomatici più intensi con i Paesi committenti, la stipulazione di accordi tecnologici (ad esempio con la Cina), la predisposizione di mezzi finanziari (come gli aiuti italiani al Terzo Mondo), l'instaurarsi di rapporti di lungo periodo (forniture di metano dall'Unione Sovietica e dall'Algeria). L'economia, in sostanza, sta diventando una dimensione della nostra politica estera nel momento in cui l'estero sta diventando una dimensione della nostra politica economica. Dalla possibilità di integrare in maniera efficace questi due aspetti della vita italiana, in un'ottica che non rimanga limitata all'Europa ma si apra invece, a treccntosessanta gradi, derivano, in definitiva, molte delle nostre speranze di sviluppo del prossimo futuro. Mario Deaglio

Persone citate: Fatine, Gallino, Zanussi