Menotti, il sogno d'un Fidelio

Menotti^ il sogno d'un Fidelio Incontro con l'inventore del Festival, che si chiude domani Menotti^ il sogno d'un Fidelio SPOLETO — La prima cosa che colpisco In Gian Carlo Menotti è la calma con cui parla dell'organizzazione: date, impegni, sostituzioni, progetti, Inceppi burocratici non gli danno (o sembrano non dargli) la minima preoccupazione, sono eventi normali che attraversano la sua vita di compositore, regista e uomo di teatro; con la passione del teatro, la si sente affiorare dietro ogni parola. L'altro aspetto d'immediata simpatia è la pacata, malinconica doglianza contro le pubbliche amministrazioni: •.Dopo 28 anni di Festival, ogni anno Spoleto ci toglie qualcosa; mancano gli spani per provare, i ragazzi dell'Orchestra del Festival non sanno dove andare a studiare, fanno i turni nei camerini del Teatro Nuovo; e ora le discussioni e i contrasti per la Rocca (la gigantesca Rocca di Albornoz che domina Spoleto, penitenziario fino a un anno fa), un luogo teatrale incomparabile in cui il festival dovrà trovare spazio-. Il tono è lontanissimo da quello di molti organizzatori culturali di oggi, il cui rapporto col denaro pubblico si può compendiare nell'intimazione: «Fuori i soldi! qui si fa cultural»; in Menotti il tono è diverso non solo per l'antica, grande educazione, -ma anche per la coscienza di quello che ha inventato e fatto con il Festival di Spoleto. Certo non ci sono più gli Schlppers, 1 Visconti dei tempi d'oro, ma, anche qui, neppure l'ombra di piagnistei sul passato, uno sguardo fiducioso sui giovani artisti del doppio fronte italo americano, che ora sta per aprirsi anche al continente australiano: -Il governo mi ha formalmente invitato a creare anche li una situazione culturale simile a quelle varate in precedenza-. In mezzo agli ingranaggi del Festival, assieme a uno staff di collaboratori fra cui primeggia Raffaello De Banfleld, c'è poi il lavoro personale: «Ho quasi finito, mancano ormai poche pagine, il mio Goya, l'opera die ho scritto su invito di Placido Domingo. E' un personaggio difficile, perché come biografia e carattere dice poco, è .tutto trasfuso nei quadri; ma' credo di aver trovato alcune soluzioni teatrali che funzionano piuttosto bene; ad esempio in rapporto alla sordità, forse l'elemento saliente della vita esterna, quotidiana di Goya*. Dove esordirà? «All'opera di Washington, nel tardo autunno*. Allora, il prossimo anno la vedremo a Spoleto: -Mah..., nel 1986 compirò 75 anni; se Spoleto vorrà fare qualcosa di mio per l'occasione, preferirei La santa di Bleecker Street, die è la mia opera preferita». Approfittando della calma del suo terrazzino su piazza del Duomo, un'oasi unica al mondo, soddisfo un'antica curiosità facendo parlare Menotti di Rosario Scalerò, nato a Moncalierl e poi maestro di Menotti (e di Barber. di Rota, di Bernstein fra tanti) al Curtis Institute di Filadelfia. I musicisti piemontesi sono sempre stati cosi pochi che mi interessano come apparizioni strane; vedo la foto di Scalerò sull'informatisslnio The Stages of Menotti, un li¬ bro di John Ardoln appena uscito a New York: un profilo nordico, era, come Sinigaglia, un brahmsiano, uno «strumentallsta. nella canora Italia operista, cose che solo in Piemonte potevano capitare. 'Scalerò aveva il genio della didattica», dice Menotti; e poi, sorridendo: -Però quante fughe, mottetti, polifonia, e che minuzia nelle correzioni! Il suo modello era la musica tedesca, Brahms il suo nume (prima della Grande Guerra, Scalerò aveva studiato a Vienna), degli italiani parlava solo di Monteverdi; l'opera non lo interessava niente; tuttavia, con tutto il suo rigore, lasciava die poi l'allievo scegliesse la sua strada; come avrei fatto altrimenti a venir fuori con Amelia al ballo a ventisette anni?». Cosa vedremo la prossima estate a Spoleto? -Ancora non si sa, è tutto in fase di progetto». Ma fuori dalle scadenze, dal contratti, cosa ti piacerebbe veramente mettere su a Spoleto? «Cosi, come un sogno?... il Fidelio, su alla Rocca!». Giorgio Pestelli «Mi piacerebbe metterlo su alla Rocca; ma dopo 28 anni ogni volta ci tolgono degli spazi». Compirà nell'86 75 anni: «Vorrei che mettessero in scena "La Santa di Bleecker Street"». Sta scrivendo «Goya» su invito di Domingo Gi SPOLETO FESTIVAL 85 Giancarlo Menotti, infaticabile e calmo organizzatore