Kadaré, concerto per un massacro

Kadaré, concerto per un massacro TORNA IL ROMANZIERE ALBANESE PIÙ' TRADOTTO IN OCCIDENTE Kadaré, concerto per un massacro E' il mistero in cui tuttora si avvolge l'Albania a conferire un fascino particolare al libri di un suo scrittore, non sappiamo se il più importante, ma certo il meglio conosciuto in quanto 11 più tradotto in Occidente? Oppure è soprattutto merito dello stesso Ismail Kadaré, nato ad Arglrocastro nel 1936, autore di poemi e liriche (ed. Il gabbiano, Livorno), reporter — qualche mese fa ha spiegato In un articolo che gli albanesi di Grecia sono completamente assimilati — ma in primo luogo narratore? Nel corso di una carriera letteraria iniziata più di vent'anni or sono dopo gli studi all'Università di Tirana e all'Istituto OorklJ di Mosca, romanzi e racconti si susseguono: Il generale' dell'armata morta e / tamburi della pioggia, entrambi usciti recentemente in italiano (ed. Longanesi), Chronique de la ville de piene (Cronaca della città, di pietra) esaurito da anni e ora ristampato, Le grand hiver (Il grande inverno), Le crépuscule des dieux de la steppe (II. crepuscolo degli dei della steppa), Avril brlsé (Aprile spezzato), Le pont aux trois arches (Il ponte dai tre archi). La nicìie de la honte (La nicchia della vergogna), fnuftotion à un concert officiel et autres récltes (Invito a un concerto ufficiale e altri racconti) tutti pubblicati a Parigi da Fayard. Benché tema unico e sovrano di queste opere sia sempre l'Albania, le rigogliose variazioni rievocano ora l'epica lotta contro gli invasori tur¬ chi nel XV secolo, ora tradizioni e usanze antichissime, quali 11 Kanun, il codice dei costumi, sopravvissuto fino ai nostri tempi. Né mancano cenni sull'Albania contemporanea, quali le peripezie di uno studente albanese in Urss alla vigilia della rottura tra i due Paesi, un discorso di Enver Hoxha, 11 leader scomparso In aprile, l'evacuazione delle truppe sovietiche dalla base di Valona, o il viaggio di una delegazione alDanese in Cina. Quando poi vuole rievocare una guerra o un conflitto, Kadaré conferisce spesso il ruolo di testimonenarratore ai nemici. In Tamburi della pioggia l'assedio della cittadella è descritto in gran parte come lo vede l'accampamento turco; ne // generale dell'armata morta l'autore ci fa seguire nel loro pellegrinaggio albanese I due ufficiali italiani incaricati di riportare in patria le salme dei soldati. In uno dei racconti migliori della raccolta Invito a un concerto ufficiale, ci troviamo a N., una non meglio precisata città turca, dove il sultano Mahmud II intende celebrare solennemente l'amnistia generale concessa all'Albania dopo quarant'anni di ribellione. Vengono invitati cinquecento capi albanesi e s'istituiscono delle commissioni per curare i minuziosi preparativi. Intanto si fa- sapere agli albanesi che dipendono ormai dal ministero degli Esteri, ma la notizia è tenuta segreta per non irritare 1 fanatici turchi. Lingue ufficiali sono il latino e l'ottomano, ed è raccomandato l'ampio uso di espressioni quali «collaborazione fraterna*, ^atmosfera di piena franchezza*, «amicieia*. «unità*, «concessioni storiche bilaterali*. . Mentre fervono 1 preparativi, arrivano gli ospiti albanesi, che con I loro àbiti, giudicati «demenziali* dai turchi, seminano lo spavento. In un clima la cui tensione è- accresciuta da sapienti rallentamenti scoppia la tragedia. Nell'Ippodromo, quando 1 cinquecento albanesi entrano per la sfilata militare, i soldati turchi ricevono l'ordine di sparare: «...fu come un turbinio di demoni. Gli albanesi a cavallo si buttavano di qua e di là ma dovunque erano falciati dalle nostre pallottole. Il suolo fu tosto tutto urla di battaglia, nitriti e fumo di spari. Si vedevano girare, come all'inferno, degli uomini insanguinati su cavalli die disarcionavano i padroni, mentre altri galoppavano spaventati e i loro padroni, i piedi presi nelle staffe o trascinati per terra, continuavano a sparare... La carneficina si protrasse circa ver un'ora* e vi perirono gli albanesi e più di duecento soldati nemici. I turchi attribuirono quest'ultima perdita al demoniaci e variegati abiti albanesi dai colori vivaci, con tutto quel bianco e quel rosso che impedivano di distinguere le macchie di sangue. Ma la «decapitazione dell'idra dalle cinquecento teste* non basta al sultano, che dichiara d'Albania smantellata. Il suo nome viene cancellato dal registro dello Stato e sostituito dalla nuova denominazione seguente: Tersa sona del fianco sinistro dell'Impero*. Ancora una volta Kadaré, autore di libri dal toni non certo sereni, contrapponendo con sinistra ironia la molle e sadica perfidia del turchi alla selvaggia fierezza albanese, rievoca un tradimento perpetrato contro il suo Paese. E cosi anche uno del suoi primi e più bel libri, Cronaca delta città di pietra, s'ispira al tema del torto inflitto dagli stranieri all'Albania, qui reso particolarmente drammatico perché a narrare gli prrorl dell'ultima guerra, delle successive occupazioni, delle rappresaglie, dell'evacuazione, è un bambino: «Sì, era una città assai strana... Conservando a stento la vita umana nelle sue membra e sotto la sua corazza di pietra, causava lo stesso alla vita molte pene, ferite e piagìie, ed era naturale, poiché la città era di pietra e il suo contatto era ruvido e freddo. Non era facile essere un bambino in quella città*. Lia VVainstein

Persone citate: Enver Hoxha, Ismail Kadaré, Longanesi, Mahmud Ii