L'«emergenza estate» della riforma sanitaria di Roberto Martinelli

L'«emergenza estate» della riforma sanitaria Troppi casi di inefficienza nelle Usi L'«emergenza estate» della riforma sanitaria Il commissariamento di Roma è l'ultimo episodio di una lunga serie - Peggiorata la già drammatica situazione nelle corsie d'ospedale ROMA — Salute e politica ' non possono andar d'accordo: cinque anni di riforma sanitaria lo avevano ampiamente dimostrato. Una riprova l'ha Tornita il commissariamento, deciso in questi giorni, delle venti Usi di Roma. Una misura necessaria per consentire a qualche milione di italiani di poter essere curati nel rispetto della legge e della Costituzione. Scadenze elettorali, beghe politiche e altri impicci burocratici avevano fatto «saltare» tutti i tempi per l'approvazione dei bilanci; e così, la sanità a Roma e dintorni rischiava il blocco per mancanza di fondi. Se, da un lato, il commissariamento garantirà la ripresa delle funzioni amministrative, non è detto che tutti i cittadini possano fare affidamento sugli ospedali o sulle altre strutture pubbliche. L'estate c cominciata e, col caldo, in corsia arriva l'emergenza. Da ogni parte del Paese giungono grida di allarme: da Genova a Roma; da Napoli a Torino; dall'Aquila ad Avczzano, si legge di cliniche ed ospedali che rischiano di chiudere perché il personale ospedaliero, medico e paramedico, è in ferie. Qualche giornale è stato accusato di fare allarmismo e sensazionalismo. In realtà le cose stanno assai peggio di quello che non scrivano i giornali: ieri, in un ospedale di un paesino del Lazio, c'erano cinque ammalati in coda davanti alla sala operatoria in attesa dell'unico anestesista, assente giustificato, perché impegnato in altra sala operatoria di un vicino nosocomio. I cinque ricoverati erano, per la cronaca, tre fratturati ricoverati al reparto ortopedico e due donne che avevano interrotto la maternità. Povera gente che non aveva né la forza né il coraggio di protestare contro l'assurdità della burocrazia sanitaria. Emergenza estate, dunque: non è un discorso nuovo. Si ripete ogni anno: in questi ultimi tempi, da quando la riforma è legge dello Stato, la situazione è forse più drammatica. Statuti, regolamenti, normative da una parte e, dall'altra, dipendenza organica da questo o quel partito hanno reso meno agili le strutture sanitarie; e cosi, a parte qualche eccezione, medici e paramedici si preoccupano solo di timbrare il cartellino ed invocare i sacrosanti diritti sindacali. Le conseguenze sono tristi ed amare, almeno a leggere le cronache cittadine: il primo a preoccuparsene è stato il ministro della Sanità Costante Degan, che ha disposto una indagine sulle Usi dalle quali sono arrivati i segnali più inquietanti. Da Genova, per esempio, dove il direttore sanitario dell'Istituto dei tumori ha detto che entro la fine del mese i malati di cancro in condizioni meno gravi dovranno essere dimessi e alcuni reparti ridimensionati. Se ciò si verificasse davvero, le responsabilità morali e penali di simile evento sarebbero gravissime. Un ammalato di cancro che potrebbe guarire e che le carenze delle strutture pubbliche condannano ad un peggioramento inevitabile é quanto di più terribile si possa immaginare. Le ferie estive determineranno la chiusura di altri reparti ospedalieri: ad Avczzano è stato chiuso l'Istituto di analisi cliniche, a l'Aquila saranno sospese due delle tre divisioni chirurgiche, a Torino il reparto radiologia del Regina Margherita sarà interdetto agli esterni. A Roma si sta evitando una chiusura indiscriminata; le cliniche universitarie del Policlinico lavoreranno al cinquanta per cento, mentre il San Filippo Neri non sarà agibile dal 21 luglio al 20 agosto. E sono solo pochi esempi: in altre città la situazione non è migliore. E dire che proprio un mese fa è stata celebrata la Giornata dei diritti del malato, una iniziativa organizzata dal movimento federativo democratico c che ha riconfermato il principio che chi soffre ha almeno diritto al rispetto. In cinque anni al «tribunale del malato» sono arrivate sessantamila de¬ nunce, una cifra che a qualcuno è apparsa eccessiva. E invece non lo è, se si calcola che, in soli diciotto mesi, i carabinieri del Nas hanno denunciato all'autorità giudiziaria 1611 persone di cui 183 in stato di arresto. Sono dati recenti messi a disposizione del Parlamento dal ministro Degan nel rapporto preliminare sulla gestione dell'ultimo anno della riforma sanitaria. Nel documento è stato ribadito che il sistema sanitario presenta «zone d'ombra» e carec di disfunzione». Ed è stata sottolineata l'esigenza di predisporre le necessarie misure correttive Quali esse siano il ministro ha detto più volte: prima di tutte le proposte di modifica del sistema sanitario per «colmarne le deficienze e migliorarne la qualità». Ma non tutti sono d'accordo con le proposte di Degan. 1 liberali, per esempio, la giudicano negativamente perché non eliminano l'attuale meccanismo di spartizione politica e di inidoneità gestionale che ha caratterizzato l'attuale situazione. In attesa che le forze politiche trovino un accordo, al maIato non resta che attendere e affrontare questa nuova (•emergenza estate». Roberto Martinelli

Persone citate: Costante Degan, Degan, Salute