Macbeth, tragedia di due borghesi

Macbeth, tragedia di due borghesi Ad Avignone il nuovo allestimento della «Comédie Frangaise», regista Vincent Macbeth, tragedia di due borghesi Una diversa interpretazione dei ruoli, principali: non c'è nulla di titanico in questa coppia - li-pubblico pare non gradire DAL NOSTRO INVIATO AVIGNONE — Siamo alla quarta replica de La tragèdie de Macbeth nel Cortile d'Qnore del Palazzo del Papi, nel nuovo allestimento della Comédie Francalse, regia del suo giovane direttore JeanPierre Vincent: e 11 pubblico, che qui è compatto, dimostra proprio di non gradire: applausi scarsi, abbandoni prima della fine di quella che è per altro la piti breve delle tragedie shakespeariane. Per un osservatore professionale questa nuova edizione è invece assai Istruttiva: svela come all'interno di una istituzione secolare e gloriosa 11 vecchio e 11 nuovo stentino palesemente a coesistere. / Vincent, coadiuvato dallo scenografo Carlo Tommasi (da non confondere col quasi omonimo Paolo), ha intanto ideato una cornice nuova alla vicenda: un immenso prato di un verde bruciato e stopposo, che copre per intero il palcoscenico: a sinistra un padiglione di guerra, a destra una carcassa di cavallo morto, una fossa tonda nel terreno: è la brughiera della Scozia, teatro di spietati scontri dinastici. Quasi tutta la tragedia si svolge su questa prateria: solo sul finire, da questa landa, verrà ergendosi gradualmente un nero spalto, dall'alto del quale Macbeth osserverà la foresta d'uomini farsi minacciosamente avanti. , Anche nel costumi, affidati a Thierry Mugler, Vincent ha voluto. In qualche modo, innovare: basta osservare quelIli di lady Macbeth: nera, In un corpetto a spalle alte e puntute, senza collo, Milady pare uno schifoso coleottero kafkiano; tutta giallo oro, con una gonna rigida a tricorno cosi ampia che ci vogliono due ancelle per accompagnarla, la regina Macbeth non è meno macchinale . Per ovvi motivi è soprattutto sul due coniugi Macbeth, cioè su una diversa interpretazione dei loro ruoli, che Vincent ha lavorato. Nulla di titanico né di nobile c'è, a suo f avviso, in questa coppia: molto Involgarendo, potremmo aire che sono due medioborghésl sia nell'ambizione sia nella pavidità: giacché questa per Vincent prima che la tragedia del male, è la tragedia della paura: la paura (per rifarci ad un celebre film di Clouzot) del «diabolici» di provincia, che accumulano delitto su delitto, ih un ere-, scéndo di sangue e terrore, di efferatezza e sgomento. Ecco perché Vincent ha scelto un Macbeth come Philippe Clévenòt, che esordisce proprio ora tra i Francate: un quarantenne alto e magro, con un viso poco attraente, due occhi sporgenti, il naso ricurvo, le labbra tumide: tutto meno che il bell'eroe della malvagità parossistica. Si aggiunga che Clévenòt recita, con molta Incisività, ma con una voce strappata, spesso stridula, e che si muove nervosamente, a scatti: e si capirà subito che slamo agli antipodi della stilistica vocale e gestuale del compagni. L'attore, in effetti, lavora da sé e per sé: accigliato, Interdetto, trae begli effetti di scontroso stupore nell'incontro con le streghe, che sono gentildonne di corte, con le loro gorgiere bianche: o di amarezza fonda, lungo, tutto il finale, quando si lascia morire a guscio sotto lo scudo, come una blatta da schiacciare. Ma con gli altri, con 1 Francate, 11 suo ruolo s'amalgama poco o nulla. Costoro del resto hanno tutta l'aria di guardare quel nuovo venuto con ben educata indifferenza: e con altrettanto benevolo distacco sembrano badare al fremiti innovatori del loro regista. Catherine Ferran, che è lady Macbeth, e la sola ad adeguarvisi, impostando il personaggio tra isteria e bigottismo, a piccoli passetti nervosi, come una zelatrice della arrampicata sociale. Ma gli altri vanno per la loro strada, che è quella di un sostenuto accademismo. Bernard Dhéran è un Duncan di vigorosa maestà, ma senza la minima vibrazione. Francois Chaum'ette,' che è Macduff, non tradisce mai un brivido: è semplicemente 11 vigoroso guerriero leale, impietosamente tradito. A complicarsi le cose, Vincent ha chiamato tra costoro, come ospite, Jean-Yves Dubois, uno dei migliori ex allievi di Vitez: 1 capelli lunghi, il fisico minuto, Dubois fa un Malcolm quasi perfetto, 11 vero principino che si confessa Inabile nell'atto di assumere il potere: ma recita alla Vitez, con quel ritmo precipite, quell'atletica dei toni che distingue,! rampolli del grande maestro: e tra quei torsi michelangioleschi, tra quei prigioni ingabbiati nel marmo d'accademia 11 giovane virgulto sta, a dirla franca, come tra i cavoli a merenda. Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Avignone, Scozia