Il boss Piromalli perde il primo round di Francesco Santini

Il boss Piromalli perde il prime round Palmi, si presentano i difensori d'ufficio: gli imputati protestano col"presidente e abbandonano l'aula Il boss Piromalli perde il prime round DAL NOSTRO INVIATO I PALMI — La diserzione delle toghe è battuta. La Corte d'assise di Palmi è riconquistata all'ordinamento giudiziario. Il processo al boss Piromalli e alla sua cosca sanguinaria continua. La parola è al pubblico ministero e nel suono dei ferri che serrano 1 polsi, un imputato esplode: ««4? presidente Mannino, linnocenza non place, jamunlndl, jamUnindi». A volersene andare è un uomo di mezza età, Pasquale Sciotto, dalla calvizie accentuata e una giacca a scacconi troppo lunga. Grida e s'agita. Scuote la porta della gabbia. Ha, intorno, venti, trenta carabinieri. Il processo va avanti, ogni istanza è respinta, la 'ndrangheta calabrese è sconfitta e lui, nella rabbia, grida: 'Questa è una corte di SS, andiamocene». Fuori, il caldo delle due' del pomeriggio scioglie l'asfalto. La grande piazza Primo Maggio è deserta e a un caffè che s'apre davanti all'edificio sbrecciato del tribunale resiste soltanto 11 manipolo degli avvocati che avevano tentato di far saltare il processo. Invocano con 11 garantismo, i diritti della difesa. E quello che sembra 11 più ascoltato nel vestito blancolatte s'asciuga la fronte col fazzoletto bianco e ripete: 'Non è questo un processo regolare». Raddoppia le erre, suda,1 non vuol dire neppure chi fossero i suol assistiti. Ma a. Palmi, ventimila abitanti, centro, come dice il pubblico ministero Tu ce io. 'della più alta concentrazione mondiale di criminalità», tutti lo conoscono. E lo ossequiano, come per dire tche la partita non è finita», che una cosca potente e temuta non è «messo In ginocchio» da un giudice determinato, e da pochi avvocati 'senza clienti». A Palmi, in quest'ultima settimana, sono cambiate molte cose..Ieri, alla ripresa del dibattimento, erano quaranta gli avvocati a disposizione della corte per la difesa d'ufficio. Il doppio, o quasi, rispetto all'ultima udienza che sembrava dover naufragare per la diserzione delle toghe. Gli imputati, con Piromalll in testa, hanno revocato 1 difensori di fiducia. Dopo le prime timidezze i legali d'ufficio contro la prepotenza criminale erano compatti. «Siamo qui — dicevano — pronti a sfidare ti funerale, per II trionfo della giustizia: questa terra non è soltanto della 'ndrangheta, la Calabria ha molte facce». Ma tra loro, ecco gli avvocati Borace e Perelli, pronti a inserirsi nel processo per ottenere nuove dilazioni, per ulteriori rinvìi. Hanno chiesto due mesi »per studiare gli atti, per leggere le carte». 'Altrimenti — ha detto Borace — che senso ha la difesa?». E' insorta la parte civile. L'avvocato Nadia Aleccl è apparsa determinata, definendo 'Strumentale e grave la presenza di chi tenta ancora dt entrare in un dibattimento al quale mal. In passato, ha preso parte». Il pubblico ministero ha definito 11 tentativo «un innesto ortopedico» dell'ultlm'ora. Novanta minuti di camera di consiglio e il presidente Mannino ha respinto ogni richiesta. Ha diretto il dlbattimen- "to con perizia, sempre con precisione formale, «deciso nel volto e nello sguardo», come dice la cronista di Le Mattn, sorpresa dallo sguardo »da samurai» del giudice. Tre gli Imputati presenti in rappresentanza dei 61 sotto processo. Il presidente Mannino s'è sempre rivolto loro precedendo al nome l'appellativo di signore. E non ha mostrato alcun turbamento quando Rocco Scriva ha letto una lettera densa di allusioni e di accuse alla corte per un processo che a suo giudizio «non può dirst degno di una Repubblica civile e democratica». L'imputato Scriva ha poi rassicurato gli avvocati d'ufficio -che non avranno problemi», s'è scagliato quindi contro le 'forze occulte* che hanno governato 11 processo per criminalizzare degli innocenti; s'è detto, infine, convinto che l'intero dibattimento sia stato voluto dal partito comunista per *unasua strategia meridionale». Ai cronisti che si pigiavano contro la gabbia ha aggiunto: »Non si risolve il problema Calabria con metodi poli-, zieschi, con processi a senso unico, manovrati dal pentiti». L'udienza va avanti. Ripercorre gli anni sanguinosi tra l'80 e l'82. C'è il clan del Tripodi che tenta di inserirsi nel territorio della Plana "di Gioia Tauro: vuol scalzare la supremazia del Piromalli, è annientato nel sangue. E' una storia di violenza e di morte, con decine di omicidi, sino alla pax mafiosa contro lo Stato, in una terra di giardini d'agrumi e di commesse, di cosche legate all'agricoltura e all'edilizia, In rapida modernizzazione, disposte a osare sino a Roma, al cuore dello Stato, per manovrare giudici e tribunali, appalti e lavori pubblici per una terra devastata e senza futuro, decisa, oggi, ad invocare le istituzioni in un momento tragico della sua storia. Francesco Santini

Persone citate: Mannino, Nadia Aleccl, Perelli, Piromalli, Rocco Scriva, Sciotto

Luoghi citati: Calabria, Gioia Tauro, Palmi, Roma